5 - cremisi.

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Stesa sul letto,
accovacciata su me stessa
e su tutte le mie insicurezze,
con un buco nel ventre
ed i piedi spogli, tremanti,
odo la pioggia
cadere ritmicamente
sulla mia finestra
semiaperta
per consentirmi di
immergermi almeno mentalmente
in quell’oscurità
affascinante.
Fletto ogni mio singolo muscolo
come in un tic
rinchiudendomi
ancora maggiormente
sul mio esile corpo
indebolito
consumato
da ogni mio pensiero.
Mi pongo
diversi quesiti,
affiancata dal mio respiro
che mano a mano si fa più
pesante
affannoso.
Per quale motivo,
mi chiedo,
non sono come le altre ragazze?
Un fisico da urlo,
un sorriso da divinità
ed un aspetto complessivo
da diva.
La pioggia
non accenna a rallentare.
Le ragazze.
Le vedo correre
su una grande distesa verde,
un grande prato.
Si tengono per mano
e sorridono all’obbiettivo,
pur non conoscendone
l’identità.
Sei tu?
Hai intenzione di farmi un dispetto?
Non è da te,
agire con tale infantilità.
Mi sorprendi
quasi tanto quanto
mi sorprende la bellezza
di queste ragazze
che ammiro ad occhi chiusi
con il triste occhio
della mia mente.
I loro seni rimbalzano
con grazia,
i  loro fianchi si muovono
sinuosamente,
i loro sorrisi
illuminano l’intero cielo.
Il sole deve voltarsi
per non essere abbagliato
dal loro luminoso futuro.
Sono così belle.
Allora dimmi,
Te lo sai come si fa
a diventare così,
come loro?
Sai,
mentre ora ci penso
lacrime cremisi
sgusciano dalle mie palpebre
sigillate
in un pianto di sangue
silenzioso ma sofferto
mi stringo su me stessa
simulando un abbraccio
mi aggrappo alle mie icone
desiderando possedere
le loro eleganti sembianze.
E con sguardo elegiaco,
nostalgica di un vissuto
mai posseduto,
carezzo la mia gota sinistra,
non posata sul cuscino,
e prelevo una salata
goccia scarlatta.
Nessuna luce,
solo il riflesso della mia amata
Luna,
colei che non mi tradirà mai,
mi aiutano a distinguere
le varie sfumature
della mia lacrima.
Rosso, arancione,
cremisi, scarlatto,
fuoco, vermiglio.
Vivo.
Pulsante.
Pulsante cola
percorrendo il mio dito
nella sua interezza.
Ed io
precedentemente persa
nell’osservare quell’anomalia
vengo riportata alla realtà
dal fuoco che arde
sulle mie arrossate gote.
Ancora mi ritrovo
piangendo
lacrime di fuoco
disperata
singhiozzo
in silenzio
una
due
tre
volte
irrompendo
nella calma
di quella perfetta
notte.
Bramo la chirurgia,
sogno sulla liposuzione,
pur essendo ben cosciente
di essere ormai ridotta ad uno scheletro.
Mi volto
sul letto;
il fianco
scarno
duole
ad essere puntato
per lungo tempo
sul letto,
con il mio peso
ad aggravare il suo sforzo.
Le mie rotule
combaciano
sembrano a tratti
volermi disegnare un cuore
come a dirmi
che si tratta solo di un brutto sogno
dal quale presto,
prestissimo,
mi rialzerò.

Avverto la tua presenza
sui miei zigomi cremisi.
Hai iniziato dando fuoco
a me?

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