- Mio figlio... credo che non si senta molto bene.
Maximus non rispondeva, camminava alla medesima velocità senza mai voltarsi indietro. Tony non riusciva a tenere quel semplice ritmo, o era troppo lento e doveva accelerare per raggiungerlo o gli andava troppo vicino e doveva fermarsi. La guida nera, che ora sembrava di nuovo alta e imponente, incedeva regolare come i lenti rintocchi di un antico orologio a pendolo. Se non fosse stato per la situazione di estrema necessità nessuno avrebbe certo desiderato interloquire ancora con un tipo così strambo. Un tipo che visto di spalle non desideravi nemmeno ti si rivolgesse. Era da quando avevano iniziato a camminare, del resto, che non gli si rivolgeva più.
"Forse si è dimenticato di noi?" Pensò Tony. "Non è possibile. Mi sentirà almeno parlare..."
- Oggi stava bene, ma ho paura che adesso abbia un po' di febbre.
Maximus procedeva come se nulla fosse.
- Nulla di che... spero. Forse solo stanchezza... forse...
Ancora niente. Dove lo stava conducendo? Il nero-vestito a momenti si confondeva con l'oscurità imperante. Altre volte staccava dal chiarore come scoglio nel mare.
Gli tornava alla mente ciò che accadeva ai poli, le notti perenni con quella strana luce-non-luce persistente che faceva venire mal di testa.
Nonostante la paura e lo spaesamento erano comunque in un paese, città, o quello che era. Appena possibile sarebbero tornati via. In un modo o in un altro.
- Non vogliamo arrecare disturbo. Domani ce ne andiamo subito... torniamo a casa.
Tony ebbe l'impressione di percepire una lievissima vibrazione nella silhouette di Maximus. Come se una delle cose che aveva detto lo avesse veramente colpito. Ma fu solo una frazione di secondo. E forse si era sbagliato.
Non aveva fatto caso con precisione a dove stavano andando per star dietro a lui e per guardare Tommy. Aveva suo figlio in braccio da tantissime ore. Non si sentiva più le braccia. La schiena invece se la sentiva eccome, visto che gli dava dei profondi dolori muscolari. Non era mai stato uno sportivo, si era per lo più mantenuto il più possibile attaccato alla sedia davanti al computer a scrivere, limitando al minimo tutto il resto. Ma non era il lavoro la giustificazione della sua apatia. Nel profondo era un pigro nato. Ed era anche fortunato ad avere una costituzione fin troppo buona vista la ripetuta inattività. Retaggio di forzato sport adolescenziale. Ma il bonus stava per scadere, se non era già scaduto.
Stava per chiedere di fermarsi. Ma fu Maximus a fermarsi un attimo prima, quando Tony aveva già aperto bocca ma non aveva ancora articolato una parola.
La figura nera indugiò come pietrificatosi di colpo. Poi si voltò alla sua sinistra. Verso quello che doveva essere il lato esterno, se Tony ben si ricordava. Avevano alla fine solo proseguito dritto. Non avrebbe potuto farlo anche lui senza alcuna guida? Qualcosa gli diceva di no. E poi c'erano state quelle creature.
La facciata degli edifici era la medesima di sempre, arcigna e impenetrabile. Con porte e finestre chiuse. Eppure stavolta c'era un'eccezione. Un portone. Grosso, di legno, a due ante, ad arco.
E sopra una vecchia insegna in caratteri antichi, o forse solo vecchi. Di una tipologia un po' gotica e un po' medievale. Però era leggibile.
C'era scritto "Locanda".
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Nightingale
Mystery / ThrillerTony viaggia in macchina, con suo figlio Tommy che sta dormendo. Si imbatte in una città da dove sembra impossibile uscire. Una città dove è sempre notte, e gli abitanti non dormono mai. Dove non ci sono solo uomini, almeno non più. Una città chiama...