Tramonto - 1 - L'inizio della fine - 3

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Lento e stanco Tony andava avanti.

Il paese, Nightingale si chiamava, almeno così c'era scritto su quel cartello, era a portata di vista da diverso tempo, eppure sembrava non arrivare mai.

A Tony sembrava di aver camminato per ore, con quella visione all'orizzonte, un miraggio nel deserto che appariva e scompariva. Un'oasi che si spostava sempre un po' più in là per non farsi prendere.

Nella sua testa pregustava una camera di un albergo. Immaginava Tommy che dormiva nel caldo di un letto, lui sulla terrazza con una sigaretta nella notte, magari sorseggiando una birra fresca prelevata dal frigo bar.

C'era ancora tempo, le porte della città (era forse una città fantasma?) distavano ancora. Non andava veloce, ma aveva Tommy in braccio, l'importante era non fermarsi.

La luce era calata, era apparsa una nebbia che li avvolgeva, minacciosa. Il nulla da dove provenivano se possibile era diventato ancora più "nulla". Era diventata una dimensione sospesa, rarefatta, dove spazio e tempo erano concetti relativi.

L'obiettivo, se davvero c'era, a tratti era solo una vaga ombra in lontananza che Tony faticava a mettere a fuoco.

Ebbe paura di non farcela. Di crollare e rimanere sul quel terreno liscio, arcigno e vagamente polveroso, con la speranza, probabilmente vana, che passasse qualcuno ad aiutarli. Ma finora non aveva incontrato nessuno, in questo angolo dimenticato da Dio...
La notte stava per arrivare, e così probabilmente il freddo, avrebbe dovuto coprire meglio Tommy, che già non stava bene... o forse era il caso di tornare alla macchina per un minimo di riparo? Stava valutando questa ipotesi, stava per decidersi per tornare indietro...

Finalmente la foschia si diradò, come se avesse percepito il suo tentennamento e avesse deciso di conseguenza. L'entrata del paese era lì davanti, a poche decine di metri.

Finalmente.

Un grande cancello nero si stagliava nella bruma, quasi ne fosse manifestazione fattasi materia.

Era una grande porta cittadina, in mezzo a degli alti edifici scuri senza porte e con sporadiche finestre chiuse che facevano da mura senza mostrare ulteriori aperture.

Che fosse l'entrata principale o no non era il momento di andare per il sottile. Doveva far presto.

Rinfrancato dall'aver raggiunto la meta quando già pensava di averla persa si destò dall'apatia contemplativa e si diresse verso il cancello.

Era affaticato, ma non volle fermarsi né riposarsi neanche per un attimo. Tanto valeva accelerare e trovare un riparo vero e proprio all'interno.

Al di là della grata si vedeva un'unica strada che virava subito verso sinistra. Le case attaccate le une alle altre, appiccicate ai lati, creavano un unico stradone.

Un dubbio. E se fosse stato chiuso? Era sera, e se ci fosse stato una sorta di coprifuoco? E avesse dovuto passare davvero la notte all'addiaccio? Ce l'avrebbe fatta a scavalcarlo? Così, con Tommy in braccio? Non sarebbe stato preso per un ladro o un delinquente?

Il cancello era alto, quasi tre metri. Di ferro nero, con molte sbarre con la punta acuminata. Impenetrabile. I cardini erano installati in due massicce colonne di pietra. Ancora più in alto l'insegna ad arco, Nightingale, nella medesima elegante calligrafia che si ricordava nell'indicazione stradale.

Appoggiò una mano su una sbarra, tenendo suo figlio con l'altra. Il metallo era freddo.

Spinse con decisione, l'anta si mosse subito, con un lieve, ma tutto sommato composto, scricchiolio.

Entrò, inconsciamente cercando di non fare altro rumore, in punta di piedi.

Richiuse l'anta dietro di lui.

Clang.

Si chiuse sbattendo sull'altra.

Si era fatta definitivamente notte.

Per fortuna era dentro.

NightingaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora