Tramonto - 1 - L'inizio della fine - 5

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In quel paese c'erano pochissime luci, nessuna per la verità, solo un lieve chiarore lunare. Aveva un aspetto lugubre, e non sembrava esserci, al momento, alcuna presenza. Porte e finestre sprangate. Un surreale silenzio. L'unico suono appesantito erano i passi di Tony. La strada era larga, costituita da tante piccole pietre quadrate, sanpietrini, a formare occasionalmente figure geometriche. Non c'erano deviazioni nell'unico grande corso. 

Dopo che era entrato dal cancello c'era stata subito la svolta a sinistra, e ora procedeva dritto sterzando leggermente verso destra, seguendo la strada, che sembrava girare in tondo come un unico grande anello.

Gli edifici continuavano ad essere tutti attaccati l'uno all'altro. Anche se diversi tra loro per altezza e stile, identici nella loro chiusura. Portoni, forse di negozi e luoghi di ritrovo, tutti chiusi, come a voler sprezzare il passante. Finestre serrate, non una con uno spiraglio, limiti invalicabili, sigilli dimensionali.

C'era qualcuno dietro quei muri?

Quel luogo aveva qualcosa di morto, qualcosa di irreversibilmente oscuro, un abisso senza fondo. Eppure contemporaneamente aveva anche qualcosa di vivo, qualcosa che lo rendeva un unico grande organismo senziente.

Quando avrebbe trovato qualcosa di aperto? Doveva pur esserci qualcuno in questo posto, qualsiasi cosa fosse stato in realtà questo posto. Ci doveva pur essere qualcuno al di là di quelle porte e quelle finestre. Ci doveva pur essere qualche letto e qualcuno che ci dormiva. Qualche cucina, qualche tavola, e qualcuno che mangiava. Non era così per ogni luogo che esistesse?

Strinse ancora di più a sé il corpo di suo figlio addormentato. Sotto la giacca con cui l'aveva coperto era ancora abbastanza caldo, ma il tepore si sarebbe disperso presto. Gli poggiò le labbra sulla fronte. La temperatura era costante, leggermente alterata ma non esagerata.

- Adesso sistemiamo tutto. – gli sussurrò, anche se non poteva sentirlo.

Ci credeva davvero?

La spinta della speranza di aver trovato un luogo si stava perdendo, e stava riaffiorando l'immensa stanchezza, oltre alla fame e alla sete.

Aveva anche voglia di fermarsi e farsi una sigaretta. Ma con la bocca arsa che si ritrovava non era una buona idea.

Era un paese col coprifuoco? Avrebbe dovuto cominciare a bussare disperatamente alle porte chiuse?

Non era freddo, avrebbe anche potuto passare la notte all'aperto, lui. Ma non certo Tommy.

alle sue spalle la strada con quella curva in fondo pareva farsi beffe delle sue fatiche.
Le case  - ma poi erano davvero case?... erano davvero abitate?... - tutte diverse e tutte uguali allo stesso tempo, dormivano di un sonno che non ammetteva interruzioni.

Un'unica via, e si sentiva perso in un labirinto.

Un unico percorso senza variazioni, lui lo vedeva sghembo e irregolare.

Si concesse un attimo di pausa. A sedere, in terra. Aveva dolori alle braccia e alla schiena. Sentiva la camicia carica di sporco e sudore, i piedi gonfi nelle scarpe.

Si ripromise di compiere un ulteriore ultimo sforzo. Poi si sarebbe arreso e avrebbe cominciato a chiamare aiuto. Qualcuno avrebbe pur dovuto rispondere.

Ma intanto doveva coprire un altro pezzo di strada. Un briciolo di forze le aveva ancora. Cioè, non le aveva, ma in quell'attimo di pausa contava di ritrovarle.

Tirò il fiato, respirò profondamente.

Tossì.

Come in risposta qualcosa in fondo alla strada si mosse, e sparì dietro la curva.

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