32 ~ Cena con i fratelli Leonetti

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Il più giovane dei fratelli Leonetti si stava godendo una bistecca al sangue preparata a regola d'arte, che gli era stata servita direttamente sul piano di cottura in pietra ollare. Edoardo gli aveva appena allungato dei soldi, quindi fare il risentito per una cena sarebbe stato inappropriato e poco carino, da parte sua.

Sperava soltanto che Mauro non si facesse problemi a causa di quell'occasione, mentre mandava giù l'ennesimo boccone. Si era già messo in testa che per forza di cose non sarebbe stato semplicissimo tra lui e il poliziotto, tuttavia voleva evitare – per quanto possibile – di mettere a disagio l'altro, specie dopo lo strano comportamento che Mauro aveva mostrato quando erano entrati nel ristorante.

Un paio di volte era passato dal loro tavolo pure il maître de salle a chiedere come stesse procedendo la loro serata e Vinicio aveva risposto in maniera entusiasta, sia perché era la verità sia per dare soddisfazione a suo fratello.

«Trovo carino che una cosa semplice come il cibo riesca sempre a metterti allegria» osservò Edoardo. «Spero sia anche di tuo gusto, Mauro» disse poi rivolgendosi all'altro uomo.

«È cibo. Si mangia per non crepare. Comunque, grazie» borbottò il diretto interessato.

Il cibo era ottimo, davvero, ma lui non era mai stato un cultore dell'alta cucina. A ripensarci, era certo di avere gradito molto di più l'arrosto semplice e casalingo che aveva cucinato per lui Vicinio.

«Credo di essere io a doverti ringraziare» continuò Edo, ignorando il commento. «Penso di non aver mai visto Vinny così felice.» Mauro gli rivolse un'occhiata in tralice, sentendo l'ennesima battuta velenosa pizzicargli la lingua, ma si trattenne, limitandosi a sollevare in direzione dell'altro il suo bicchiere di vino bianco, prima di berne un sorso, per poi fare una piccola smorfia: sì, preferiva di gran lunga la birra. «Lo sai che non mi aveva mai chiesto dei soldi prima d'ora?»

L'altro tossicchiò a quelle parole, mentre il liquido che stava bevendo gli andava di traverso.

«Edo, per favore!» disse imbarazzato Vinicio, a voce bassa, occhieggiando preoccupato il suo amante.

«Che significa?» domandò Mauro, asciugandosi la bocca con il tovagliolo di stoffa che fino a quel momento aveva tenuto sulle gambe. Aveva provato a essere pacato e gentile, ma il fratello di Vinny sembrava godere nel prenderlo alla sprovvista... ed era una cosa che, invece, lui odiava profondamente.

«Non gliel'hai detto?» disse Edoardo rivolgendosi al fratello, che distolse lo sguardo da Mauro per quanto si sentiva esposto in quel momento.

«Volevo restare a Roma per te, te l'ho detto» rispose guardando il poliziotto di sottecchi, sperando di non averlo sconvolto con quella rivelazione.

L'uomo bevve un po' d'acqua. Se avesse proseguito nell'assumere liquidi, nel mangiare, nessuna stronzata avrebbe lasciato la sua bocca, ma sapeva che non avrebbe potuto continuare a lungo a quel modo. Respirò profondamente prima di decidersi a intervenire nel discorso tra i due fratelli.

«Perché è abbastanza scemo, tuo fratello. Se me l'avesse detto l'avrei potuto ospitare io» disse rivolgendosi direttamente verso Edoardo.

«Oh, beh, se lo conosci da un po' forse avrai notato quanto è fissato con la pulizia. È molto legato agli ambienti in cui vive. Non puoi capire che tragedia quando l'ho dovuto aiutare nell'ultimo trasloco. E poi è anche molto orgoglioso, anche se magari non sembra.»

«Mi piaceva quell'appartamento» commentò Vinicio sconsolato, ripensando ai tempi in cui aveva vissuto a Padova.

«Io non sono mica uno a cui piace sguazzare nella sporcizia» borbottò Mauro offeso, incrociando le braccia sul petto.

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