Epilogo ~ Non si spiega a parole

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Sulla via del ritorno, Vinicio si accorse che Mauro era particolarmente silenzioso e decise di rompere quella strana atmosfera che aleggiava tra di loro facendogli un po’ di domande. Il compleanno era stato tranquillo e a conti fatti lui era riuscito a sopravvivere alla famiglia Rossi.

Alla fine, tra Claudio e Anita, forse preferiva Claudio, anche se non aveva dimenticato come l’uomo l’avesse guardato quando si erano visti fuori dal commissariato, il giorno in cui vi si era recato per sporgere denuncia per l’incidente.

Vinny allungò una mano sulla sua coscia, accarezzandola in maniera distratta e leggera.

«Sei contento di com’è andata la serata?»

«Sì, tutto sommato, sì.»

«A casa c’è il tuo regalo» confessò Vinicio, che non vedeva l’ora di rimanere da solo con lui per poterglielo dare.

«Davvero? Non c’era bisogno. Te l’ho detto che non festeggio.»

«Non è niente di che, volevo solo... è un pensiero» disse il giovane. «Volevo farti una sorpresa.»

«Sicuramente lo è. Non me l’aspettavo, quindi grazie» borbottò l’uomo, sentendosi un po’ a disagio. «Come procede al lavoro?» disse subito dopo, cercando di spostare la loro conversazione su argomenti meno imbarazzanti, per lui.

«Il signor Bramante è molto gentile. Per ora mi sta ancora spiegando come funzionano le cose, ma tra un po’ ha detto che potrò gestire la libreria in piena autonomia» raccontò Vinicio con entusiasmo; adorava lavorare alla libreria e quando si era presentato la domenica mattina all’appuntamento col signore misterioso non si era certo aspettato di ricevere un’offerta di lavoro. Quella era decisamente stata una piacevole sorpresa e un’occasione che non aveva potuto rifiutare. Era stato ancor più stupito quando aveva scoperto, tramite una ricerca online, che l’uomo possedeva moltissime librerie sparse in tutta Roma. «Tu, invece? Hai pensato a quella proposta? E... Claudio che ne pensa? Non volevo parlare di lavoro a cena, visto che era il tuo compleanno, però sarei curioso.»

Mauro si accese una sigaretta prima di rispondergli, continuando a prestare attenzione alla strada. Ormai era quasi mezzanotte e il traffico della Capitale era abbastanza scorrevole. L’uomo teneva il finestrino abbassato dal suo lato e si godette un po’ di quella fresca brezza serale, arrivata a sostituire il caldo soffocante che li aveva afflitti per quasi tutto il giorno.

«Claudio è stato meno diplomatico di te. Mi ha subito detto di no. Sostiene che il Questore Moras abbia trovato il modo di sbarazzarsi di me. Non sono più all’altezza di un ruolo come quello. Claudio è molto arrabbiato. Ma io, dopo averne parlato con te, avevo già deciso di non accettare la proposta e questo lo ha aiutato a calmarsi un po’.»

«Ma se non accetti che succederà? Ritorni in pattuglia o in ufficio?»

«Incredibile ma vero: De Santis mi rivuole con sé. Lavoro d’ufficio per sei mesi e strizzacervelli compreso nel pacchetto. Mi ha detto che se mi do una calmata forse potrebbe addirittura cercare di rimettermi in pattuglia. E questa è una proposta che sto seriamente pensando di accettare. Tu che dici?»

«Mi sembra ottimo. Mi fa piacere» disse Vinicio annuendo. «Sono sicuro che Roma sarà più sicura con te in giro» aggiunse con tono divertito, per prenderlo un po’ in giro.

«Nah. Magari hai convinto anche lui, in qualche modo. Da quando conosco te, tutto sembra che si stia aggiustando. Magari sei il mio portafortuna» disse l’uomo, mentre parcheggiava l’auto a qualche metro di distanza da casa. Spense il motore e gettò la sigaretta nel posacenere. 

«Anche a me sta andando tutto bene. Magari sei tu il mio.»

Mauro sorrise e si protese verso di lui per dargli un bacetto sulle labbra, mentre faceva tintinnare qualcosa di metallico vicino a un suo orecchio.

INDISPONENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora