outer banks

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Le Outer Banks, definite come il paradiso terrestre...

La verità era che in quel momento la paura mi stava distruggendo, mi logorava dentro, sudavo freddo e il panico cominciava a farsi sentire. Non mi importava nulla del fatto che mi stessi dirigendo nel luogo più bello del mondo; non avevo nessuno lì con me, ero sola.

Il volo era quasi terminato e da lì a poco avrei incontrato i miei zii, senza figli che vivevano pieni di soldi nella zona ricca di quelle isole paradisiache.

Li avevo incontrati solo una volta da piccola, a un funerale e di loro mi ricordavo poco niente.

Finalmente l'aereo atterrò e il mio cuore mi balzò in gola; ero lì, la mia nuova vita era iniziata.

Arrivai e guardando fuori dal vetro non capii in che momento della giornata ci trovassimo, avevo perso la cognizione del tempo, persa tra i miei pensieri confusi.

Finalmente fu il mio turno per scendere, scaricai la valigia e scesi le scalette dell'aereo. Non sapevo chi cercare, c'era un viavai di gente, il panico cominciava a farsi strada dentro di me, ma fortunatamente a quel punto sentii qualcuno che mi chiamava.

"Ellie, Ellie, siamo qua! Ei, girati, Ellie siamo noi, ci vedi?" sentivo urlare tra la folla di persone, senza vedere la fonte della voce, ma almeno sapevo che qualcuno c'era.

Finalmente li vidi, e tutto in me si rilassò.
Vidi mia zia e tutto mi riportò a casa a LA, alla mia mamma e a tutto ciò che me la ricordavo. Mia zia mi raggiunse e mi abbracciò, come se ci conoscessimo da una vita e finalmente ci fossimo ritrovate. Era uguale a sua sorella, ossia a mia mamma; stessi capelli mossi marrone chiaro, stesso visto tondo e stessi occhi vivaci e intelligenti.

La guardai e dal sollievo cominciai a piangere calde lacrime, mi sentivo scombussolata e lei poteva essere la mia ancora.

Alzai lo sguardo dalle spalle in cui avevo affondato la testa e osservai anche mio zio, che si era limitato a una stretta di mano e a un mezzo abbraccio, ma nonostante questo mi osservava rivolgendomi un sorriso solare e contagioso.

Mi allontanai di un passo e li osservai nuovamente, cercando di imprimermi nella mente in fatto che sarebbero diventati la mia futura famiglia nel tempo a venire.

A quel punto sorrisi a entrambi e mi avviai con loro.

"Come è andato il volo tesoro, sei stanca, affamata o hai bisogno di qualcosa in particolare" continuava a chiedermi senza sosta la zia.

Io inizialmente mi limitai a sorridere, tanto ero stordita ma quando arrivammo in macchina mi resi conto che in effetti qualcosa c'era.

"Cristine, o posso chiamarti zia?" le chiesi prima di formulare la domanda.

"chiamami pure zia ellie, che è la cosa che mi fa più piacere in assoluto" mi rispose sorridendo.

" bene allora, zia, una cosa ci sarebbe che mi andrebbe di fare, prima di chiamare i miei e andare a casa. Sai, dato che me l'hai proposto, accetterei quell'invito a mangiare, dato che è da sta mattina che non metto in bocca nulla e ho una certa fame" le dissi sorridendo. Con lei mi sembrava impossibile non essere gentile e felice e le parole mi uscivano spontanee.

"Certo tesoro che ti portiamo a mangiare" mi rispose lei e poi, rivolgendosi al marito gli chiese "che ne dici August, la portiamo al Wreck, che è un posto tranquillo per una prima uscita"

Lo zio rispose subito con un cenno affermativo e prese la strada che conduceva al ristorante.

Dopo questo breve dialogo non emessi più parola, fino al momento in cui mia zia ruppe il silenzio esordendo con queste parole.

only you//JJ//obxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora