Il bar era appena stato aperto e Francis sistemava le sedie aspettando i clienti più mattutini.
Canticchiando iniziò a spolverare il bancone. Si sentiva tranquillo. La settimana era appena iniziata e quel giorno era al lavoro fino a tarda sera.
"Buongiorno"
"Arthur."
Francis non alzò neanche gli occhi da quello che stava facendo.
"Les Miserables?" Chiese Arthur riferendosi alla canzone che il barista continuava a canticchiare.
"Sì. Do you hear the people sing." A quel punto Francis lo degnò di uno sguardo "Non sapevo ti piacessero i musical"
"Ho visto il film." L'inglese alzò le spalle "un caffè lungo."
Francis sbuffò "Come mai qui?" domandò mentre preparava il caffè.
"Dopo un omicidio serve sempre un buon avvocato."
"È il tuo nuovo slogan?"
Arthur ignorò il sarcasmo pungente nella voce del barista "E poi ho una casa anche qui, se non ricordi. Anche in Inghilterra, in Australia, India-"
"Sì, sì sei ricco abbiamo capito." Francis appoggiò il caffè sul bancone e poi gli diede le spalle "Ricco e avido."
"Non sono avido" Arthur prese tre bustine di zucchero "Non mi piace condividere con chi..." mentre cercava le parole giuste aprì le bustine, aggiungendone due al caffè e prendendo la terza da sola. "...Con chi so che non mi potrà aiutare a sua volta."
Francis si girò verso di lui sbattendo le mani sul bancone "Allistor è tuo fratello."
"E? Ne ho altri due." Rispose come se nulla fosse.
Il barista stava per ribattere quanto fosse senza cuore.
"-In più" aggiunse Arthur "non mi sembra che se li meriti." Con un cenno della testa indicò il collo dell'altro dove dei segni violacei erano ancora visibili.
Francis si sbrigò a coprire tutto tirando più in su il colletto della maglia "Il caffè viene due dollari, ti serve altro?"
"Due dollari? Il mese scorso uno soltanto."
"Abbiamo alzato i prezzi per i clienti che non si fanno i cazzi propri." Il francese sorrise mentre Arthur prendeva i due dollari dal portafoglio.
"Neanche un regalo di bentornato dopo tutto il tempo passato lontano?" Chiese lasciando i soldi in mano a Francis.
"No, tu porti solo disgrazie in questa città."
Arthur ridacchiò e uscì dal locale senza ribattere.
_*_
"Non gira tutto attorno a te, Bulgaria."
Kiku era calmo mentre raccoglieva gli ultimi documenti in disordine, dietro di lui, su di un divanetto, sonnecchiava la sua guardia del corpo con un gatto, anch'esso addormentato, sulle gambe.
"Non chiamarmi-"
Il ragazzo moro davanti a lui invece era tutt'altro che calmo: le guance erano rosse dalla rabbia e il dito era puntato contro il giapponese.
"Sei bulgaro, giusto?"
"Sì ma-"
"Allora va bene questo nome."
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Blood on the wall // Hetalia
FanfictionEra iniziato con il ritrovamento del corpo. Poi quello sconosciuto gli aveva parlato in chiesa. E tutto sembrava essere andato in fumo. Tra accordi sottobanco e la scia di sangue che continuava ad allungarsi dietro le orme di un nuovo assassino, Lov...