Chapter 3 - Swallowing thoughts

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Mi svegliai di soprassalto qualche ora dopo, presi il blocchetto che tenevo sempre sul comodino, la matita e cominciai a disegnare, una bolla d'aria in acqua e una farfalla intrappolata dentro di essa.

Finito un primo schizzo presi il telefono per controllare l'ora, erano le 5 e 30, mi alzai presi le mie cose e scesi giù, appena mamma mi vide si alzò dal divano, prese le chiavi della macchina e uscimmo.

Passai il viaggio in macchina a guardare l'asfalto che scorreva sotto le ruote, con il vento tra i capelli, lasciando volare via tutti i pensieri.

...

"allora Abigail, parliamo un po' di come è andato questo primo giorno ti va?"

Non mi andava, rimasi in silenzio per quindici minuti seduta sul familiare divanetto beige, continuando ad aggiungere dettagli al mio disegno e a perfezionare le ali della farfalla.

"c'era tanta gente" dissi, ci fu una pausa, apprezzavo come rispettasse i miei tempi.

"e come ti ha fatta sentire?"

"fuori posto"

"le tue amiche ti sono state vicino?"

"si, è stato bello passare tanto tempo con loro"

"hai avuto qualche problema?" 

Decisi di non raccontarle dell'episodio appena tornata a casa perché poi avrebbe cominciato a fare domande e non me la sentivo di parlarne, "solo prima di entrare mi sono un attimo bloccata ma tutto ok".

"bene mi sembra positivo"

Passammo un altro po' di tempo a parlare dell'incontro con Alex, di come mi ero sentita in classe e se avevo sentito il bisogno di tornare a casa o isolarmi, ho risposto di no, abbiamo parlato un po' del più e del meno e poi sono tornata a casa.

Avevo tanto stress da scaricare quindi presi le cuffiette, accesi la musica al massimo e mi misi a correre, corsi per quasi un'ora, poi tornai a casa, doccia e crollai sul letto. 

Mi svegliai 5 ore dopo di soprassalto, probabilmente un incubo ma non lo ricordavo. 

Erano le due di mattina e la casa era immersa nel silenzio, decisi di andare sul tetto così percorsi il corridoio senza fare rumore fino ad arrivare alla porta del balcone. 

Si sentì un cigolio che per fortuna non svegliò nessuno, spostai la scaletta e la appoggiai al muro e con un paio di mosse molto atletiche salii sul tetto.

L'odore pungente della notte, la ceramica fredda sotto i piedi, la città dipinta di nero in lontananza, mille lucine che osservano da lontano, ognuna è una finestra, un lampione, una vita, una storia da raccontare, un futuro da vivere.

Il mal di testa aumentò, i ricordi si fecero sfocati e una lacrima scivolò lungo la mia guancia, un sottile venticello la asciugò velocemente, guardai in basso, il vuoto, il vialetto che percorreva il giardino sembrava allontanarsi sempre di più.... se solo... .

Cercai di mandare giù questi pensieri e decisi di scendere, non ebbi le forze per tornare in camera, quindi decisi di mettermi sulla sdraio in balcone.

Prendere sonno fu un impresa che fallii miseramente. 

Verso le 6 comparvero le prime luci e decisi di alzarmi e tornare in camera, mi lavai velocemente il viso con un po' di acqua fredda per mandare via la stanchezza e presi al volo dei jeans neri e un top giallo uovo con un sottile strato di pizzo sul bordo, mi piaceva quel top e sentivo che per sopravvivere a questa giornata sarebbe stato meglio farlo con qualcosa che mi piaceva addosso. 

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