La sveglia di Jess suonò troppo presto per i miei gusti, era venerdì e io non avevo lezioni per le prime 2 ore quindi fu un po' un trauma.
Scesi in cucina a preparare i pancake mentre le mie amiche si preparavano, per quanto mi riguarda non è una vera serata tra amiche se la mattina dopo non si fa una colazione super.
Facemmo colazione tutte insieme chiacchierando e ridacchiando riguardo alla sera prima, parlando di come sarebbe andata la giornata, compiti, scuola, programmi per il weekend.
Jess e Mia andarono a scuola e io rimasi sola visto che i miei erano usciti prima del solito per il lavoro sapendo che volevamo stare tra amiche.
Sola, mi piaceva avere la casa per me, di solito andavo in camera di mio fratello.
Casa mia era abbastanza grande, 3 piani, il piano terra era in realtà una grande stanza divisa in 3, in parte mini-salotto, con giusto la tv e un divano, in parte sala da pranzo, modo carino per dire 'tavolo' e poi c'era la cucina a vista; l'unica altra stanza era uno stanzino/lavanderia dove tenevamo le cose per pulire.
Poi c'erano le scale che davano al secondo piano che era un corridoio dove ad un'estremità c'erano la porta finestra che dava sul balcone e sulla destra la camera dei miei; all'altra estremità la mia camera e al centro del corridoio le scale che portavano al terzo e ultimo piano che era una mansarda abbastanza piccola contenente solo la camera di mio fratello e un mini bagno.
Non era enorme, ogni stanza aveva una giusta misura, perfetta per quattro persone... .
Come in un classico film la camera era intatta, lo avevo chiesto io e vista la condizione in cui ero al tempo non diedi molta scelta ai miei genitori e dovettero accontentarmi.
Non penso a loro piacesse l'idea ma quando avanzai la mia richiesta erano già passati alcuni mesi quindi penso che fosse più facile lasciare chiusa la porta e lasciarla a me che entrare e rivivere ogni singolo ricordo svuotandola; loro non ci entravano mai, forse faceva ancora troppo male, per me invece era l'incontrario.
Entrare in quella camera, vedere tutto esattamente com'era anni prima, mi aiutava a sentirlo vicino, non in un modo malato od ossessivo ma piacevole era come entrare in un luogo senza tempo, mi faceva sentire come se niente fosse mai accaduto ma mi aiutava ad accettarlo allo stesso tempo.
Girai per la camera, mi faceva sorridere vedere le sue cose, mi soffermavo sugli scaffali, la scrivania, l'armadio, le mensole, piene di cose e ogni cosa era un ricordo.
Sfogliare i libri che tanto amava e che passava ore a raccontare, stringere la felpa che gli avevo regalato, il rumore delle medaglie dei mille sport che aveva fatto che scontravano tra di loro, mi dava conforto e in qualche modo sentivo che finché ci fosse stata quella camera non lo avrei dimenticato.
Stare in quella stanza mi faceva sentire meno fuori di testa in alcuni momenti, con tutto ciò che è successo a volte faccio fatica a ricordarlo o a ricordare le piccole cose di lui, a volte mi sembra che non sia mai esistito e che sia tutto nella mia testa, lo rendeva più reale e rendeva me meno pazza e meno sola.
Andavo abbastanza spesso lì principalmente perchè il bagno di mio fratello aveva la vasca, lo avevo sempre invidiato e parlavamo sempre di come quando sarebbe andato al college io mi sarei messa in camera sua... un sorriso mi si spezzò in gola.
Fa male programmare il futuro...
Quando non ci sei più, le cose che non hai avuto il tempo di fare sono quelle che tengono viva la nostalgia.
Di anno in anno il ricordo svanisce sempre di più e le cose che hai fatto sono solo un modo per renderti onore, quelle che fanno male sono il "dovevamo andare a vivere insieme", "avevamo detto che a questo compleanno avremmo fatto questa cosa insieme", "gli avevo promesso sarebbe stato il testimone al mio matrimonio", "oggi sarebbe dovuto partire per quel viaggio", "l'ultimo giorno di scuola avevamo deciso di regalarci questa cosa" ... "quando andrai al college mi prenderò la camera"... .
Aprii l'acqua della vasca, scesi di sotto a prendere il cambio e sistemare il letto ancora disfatto, non sono una poi così ordinata e di solito il letto resta disfatto ma trovo ci sia un non so che nell'entrare nella propria camera pulita e ordinata dopo un bel bagno.
Tornai di sopra, chiusi a chiave la porta del bagno, accesi la stufetta, misi un po' di musica, mi spogliai ed entrai nella vasca.
Me ne pentii.
Avevo sopravvalutato quel poco di serotonina che mi aveva dato vedere le mie amiche, così come non avevo considerato come le poche ore di sonno, che mi rendevano troppo stanca per pensare, e l'apatia, per evitare che certe cose rovinassero l'atmosfera, sarebbero svanite una volta mi fossi ritrovata in un momento morto, da sola.
Troppo stanca anche per pensare a come gestire la mia stessa testa a quanto pare.
Il mio evitare i pensieri a tutti i costi, correre e correre finché non ci penso più, è comodo, veloce, semplice e mi tiene in vita, ma quando arriva quel momento in cui anche solo per un secondo smetti di correre, ti fermi a prendere aria, guardi la strada sotto i piedi, abbassi la guardia, è finita.
E basta solo un secondo per far sì che tutto ciò da cui correvi ti raggiunga e ti travolga più forte di ogni altra cosa.
Mi ritrovavo sola, con una musica rilassante che ora come ora sembrava solo triste, nel bagno di mio fratello, immersa nella vasca di ceramica bianca piena di acqua.
Fare il bagno, stare dove stava mio fratello mi aiuta a volte, ma devo avere un umore positivo o per lo meno tranquillo perché se l'umore è a terra e i pensieri ci sono l'interruttore scatta e io con lui.
Ormai ero lì e ormai il danno era fatto, cercai di concentrarmi su niente sulla stanchezza, piansi un po', o meglio fu il mio corpo a piangere, lacrime che uscivano dai miei occhi nonostante io non stessi pensando o provando nulla, come se le lacrime non fossero mie.
Andò avanti per 10 minuti buoni poi cominciarono ad asciugarsi e come fosse pittura sentivo la mia pelle indurirsi, mi ritrovai a fissare il vuoto per un tempo indeterminato e quando spostai gli occhi mi accorsi di stare ascoltando una canzone diversa.
Odio quando succede.
Sentivo le lacrime tornare, presi un bel respiro e immersi la testa sottacqua.
Sentivo il fondo della vasca toccarmi la schiena -respira-
Chissà se aveva fatto male -senti quanto si sta bene qui-
Chissà se avrei potuto fare qualcosa -devi respirare-
Chissà cosa penserebbe di quello che è successo dopo - senti com'è pacifico qui-
C'erano tante cose che dovevo fare, vestirmi, prepararmi per scuola, avevo l'appuntamento con il consulente scolastico oggi, avevo la lezione di corsa e dovevo dirle in che gruppo volevo stare, c'era la ricerca di filosofia da consegnare, Mia e Jess volevano andare al centro commerciale dopo scuola a scegliere un vestito per una festa che a quanto pare ci sarebbe stata sabato, mamma avrebbe fatto la pizza in casa stasera, uno dei miei piatti preferiti, dovevo mangiarla.
-troppe cose da fare-
-tante cose belle da fare-
Tutto cominciava a diventare pesante, i polmoni bruciavano, faceva male, ogni rumore era ovattato, la musica sembrava così lontana e l'acqua sembrava stringermi in un abbraccio soffocante, eppure così piacevole e famigliare.
-resta qui-
-respira-
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Our own love
RomanceAbigail Wilson, classica ragazza semplice: 16 anni, capelli castani, occhi marroni, carnagione chiara; tranquilla all'apparenza, ma con tanti demoni che le camminano a fianco. Dopo quasi 3 anni di assenza, ritorna a far parte della vita reale. Si...