Decisi di passare dal parcheggio visto che era l'uscita più vicina alla segreteria e mi avrebbe risparmiato un pezzo di strada e visto che non vedevo l'ora di chiudermi in camera meno tempo ci avrei impiegato meglio era.
In più volevo evitare di incontrare troppa gente.
"ma guarda un po' chi abbiamo qui" mi girai e vidi Alex appoggiato al muretto poco più avanti che separava il parcheggio dal campetto intento a fumare una sigaretta.
"hey" dissi raggiungendolo visto che comunque dovevo andare in quella direzione.
Fece un lungo tiro di sigaretta che mi diede il tempo di osservarlo bene, era alto, tipo una testa in più di me e nei miei 165 centimetri non ero proprio poi così bassina. Lo avevo notato già quando mi aveva "aiutato" a cercare l'armadietto ma non ci avevo fatto molto caso.
Aveva una maglietta e un jeans neri, non molto diversi dall'ultima volta che lo avevo incontrato, mi chiesi se appena avesse cominciato a fare un po' più freddo avrebbe tirato fuori una felpa nera giusto per restare in tema e mi venne da sorridere al pensiero.
Ai pantaloni era agganciata una catena che attirò molto la mia attenzione poichè invece del classico color metallo argenteo era di metallo nero, chissà se gli piace quel metallo o ha solo un complesso che deve essere diverso o originale o semplicemente tutto nero.
"ne vuoi una?" disse porgendomi il pacco di sigarette.
"no, grazie comunque"
"come ti pare - disse rimettendo il pacchetto in tasca e sbuffando - che stai facendo?"
"vado a casa" risposi con un mezzo sorriso.
Da una parte mi faceva piacere parlare con lui, tante persone sapevano di me, in una città non troppo grande una storia come la mia fa scalpore, avendo frequentato la stessa scuola da piccola qualcuno forse si ricordava persino di me, Alex no, era arrivato a scuola dopo la mia dipartita e la mia storia ormai era conosciuta ma nessuno ne parlava più.
Lui era una delle persone che non sapeva del mio passato ed era bello non essere toccata con i guanti, ma dall'altra c'era un motivo se venivo toccata con i guanti e volevo solo andare a casa e chiudermi in camera.
Mi guardò storto per qualche secondo.
"cosa?" dissi facendo una mezza risata per l'imbarazzo.
"be non mi pare che tu stia male e non vedo i tuoi, che fai esci senza permesso?" disse con un sorrisetto un po' strafottente.
Sentii il calore salire alle orecchie, non volevo pensasse fossi una raccomandata del cazzo e non volevo perdere l'unica persona che non conosceva quella parte della mia vita quindi stavo cercando di trovare una scusa che fosse plausibile.
"i miei hanno chiamato la scuola, visita medica" dissi.
"come ti pare" disse buttando la sigaretta a terra e dando uno sguardo al campetto dietro di se per poi incamminarsi verso la moto parcheggiata poco più in là.
*come ti pare* ma che si aspettava scusa? Il suo tono mi fece irritare un po' ma non lo diedi a vedere, come se tutti devono essere complessati come lui.
"perchè non c'eri al campo oggi?" chiesi visto che era in vena di domande.
Mi guardò strano per un secondo.
"faccio corsa anche io e ho visto il tuo nome sulla lista" spiegai per evitare di sembrare troppo una stalker ossessionata.
"non mi andava, - fece una pausa mentre saliva sulla moto - tranquilla che non mi vedrai tanto spesso" fece un sorriso e partì.
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Our own love
RomanceAbigail Wilson, classica ragazza semplice: 16 anni, capelli castani, occhi marroni, carnagione chiara; tranquilla all'apparenza, ma con tanti demoni che le camminano a fianco. Dopo quasi 3 anni di assenza, ritorna a far parte della vita reale. Si...