Titolo: Spettri
Autore: Irene Sartori
Copertina: fanboysclerato05
Prima pubblicazione: 16/08/15 sul blog
Oggetto: I contest del circolo Raynor's Hall
Tema: "Spettri" (la mia proposta)
Genere: racconto breve.
Sottogenere: horror/thriller* * *
Quella porta. Quella grigia, con le sbarre, in fondo alla stanza.
È sempre uguale, eppure non posso costringermi a non fissarla in continuazione. Da lì provengono i rumori, oltre di essa c'è la vita, il mondo che ho abbandonato.
Mi guardo attorno al sibilo improvviso del vento, che irrompe da un invisibile crepa sul muro. «No. No, no!». Urlo, mi stringo la testa tra le mani. «Qui non c'è vento!» Sbatto i piedi, premo le dita sulle tempie per far uscire dalla mia testa le loro voci. «No! Qui il vento non entra!» "Qui non c'è vento", ripeto a me stesso. "Qui non c'è vita". Ci sono solo io.
Eppure so che non è così. Perché io li vedo. Avvolti dalle tenebre in un angolo, come se indossassero un nero cappuccio di ombre; avanzano ma non si muovono, non come farebbero persone normali. Tengono china la testa e le mani lungo il corpo sottile, quasi trasparente. Un candore inumano contorna le loro figure di tenebra, accecano i miei occhi ma loro non se ne curano. Perché dovrebbero? In fondo mi vogliono morto. Perché dovrebbero curarsi dei miei sentimenti, anziché aumentare le mie paure?
Abbasso gli occhi, impotente. Sento che continuano ad avanzare e mi guardano con i loro occhi di oscurità invisibile, sembrano volermi penetrare fin dentro l'anima, e non so come fanno senza nemmeno guardarmi. Forse loro non hanno bisogno di vedere con gli occhi, scrutano direttamente nel mio cervello e nella mia anima macchiata di nero. Scuoto la testa, ricordandomi di non dimenticare. L'avevo promesso a Stef che avrei ricordato. Non sono loro i mostri.***
Sentivo l'erba sotto i miei piedi sfiorare la pelle in un bacio umido di rugiada. Gli steli duri s'impiantavano tra le dita, rosicchiavano l'alluce come topolini verdi e sottili, s'infiltravano in ogni ferita causata da chissà quale vaso rotto. Era sempre così; ogni notte rompevo un vaso e dato che mia madre ne aveva una costosa collezione, avevo deciso di chiudere a chiave la porta dove li teneva. Eppure quei cocci piantati sui piedi... di cos'altro potevano essere?
Tornavo a casa scalzo, dopo il mio ultimo attacco, quello della notte scorsa. Indossavo dei jeans, ma il mio busto era nudo e rivelava un petto da ragazzino ancora acerbo, pieno di graffi e cerchi violacei. Me ne accorsi guardandomi allo specchio, dopo essermi trascinato fino in casa. Aprii l'acqua della doccia e mi sciacquai velocemente. Uscendo con l'accappatoio chiuso sul davanti, mi resi conto di aver lasciato una scia di sangue sul pavimento dalla porta d'entrata a quella del bagno.
Fu allora che mi accorsi di avere i piedi feriti da grossi pezzi di vetro. Esplorai ogni centimetro delle piante e riuscii a estrarre tutti i pezzi e a metterli insieme, sanguinanti, sul tavolo, per ricomporre l'oggetto che avevo rotto stavolta. Il sangue ancora mi gocciolava dai piedi, che tenevo sopra un'altra sedia, e finivano a terra dove si era formata una piccola pozza scura.
Mancava l'ultimo pezzo, ancora sopra al tavolo, ma ormai avevo ben compreso di cosa si trattasse. Era la cornice preferita di mamma, di vetro soffiato, difatti qualche pezzo era di un blu accesso, altri trasparenti, altri ancora rossi e color miele. Una cornice importante, quasi più dei suoi vasi. Era troppo preziosa, al punto che la considerava come una figlia. Quell'oggetto di vetro era la sua stessa vita. La teneva sempre accanto al suo letto, sopra a un comodino rosso sangue.***
Non basta il tormento che sento dentro solo al pensiero di ciò che ho fatto. Loro non fanno che gettarmi ombre di cui non ho colpa.
«Non ucciso Stef, avete capito? Non l'ho uccisa!» urlo contro alle immobili figure in un angolo. «Non ho ucciso Stef» ripeto più a me stesso che alle ombre. Trattengo le lacrime e mi lascio cadere sul letto. L'ha ammazzata mio fratello, anche se in prigione ci sono io, a sopportare il dolore, a morire lentamente. Ci sto io qua al posto suo, ma non posso odiarlo per questo. Ho fatto la mia scelta.
STAI LEGGENDO
Racconti aVARIati
Short StoryATTENZIONE! RACCONTI IN REVISIONE! Questo libro raccoglie tutti i miei racconti, inclusi quelli provenienti da concorsi vari.