IV - Il cerchio di fuoco

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Autore: Irene Sartori 
Titolo originale: Il cerchio
Titolo attuale: Il cerchio di fuoco
Titolo di copertina: Il cerchio
Copertina: Irene Sartori
Tema: "Cerchio"
Genere: racconto breve.
Sottogenere: fantasy/drammatico
N. di caratteri (sp. inclusi): 17.383. Versione integrale del racconto, dato che non sono riuscita a pubblicarlo entro la scadenza.



* * * 



La nebbia avvolgeva il villaggio di una patina opaca, celando alla vista le piccole capanne sparse nella radura. Ytran però non aveva bisogno di vederle, conosceva una per una quelle abitazioni, come gli alberi nascosti tra la nebbia e la posizione esatta del fiumiciattolo poco distante. Da lì si udiva il rumore dell'acqua, l'unico in quel crepuscolo mattutino.
     Muovendosi con calma fra la sterpaglia il mago individuò infine la meta a lungo attesa. Una capanna, simile alle altre, in mezzo alla foresta, ma che per lui significava tutto, la sua intera vita.
Si avvicinò ispirando a fondo l'aria umida, inoltrandosi nella nebbiolina. Bussò alla porta, tre colpi secchi e decisi.
     Pochi istanti dopo qualcuno aprì lasciando intravedere uno spicchio di tenue luce proveniente da dentro. Emerse un volto dall'aria candida, i cui occhi ispiravano però una profonda malinconia.
     La donna lo guardò con un'espressione indagatrice velata di diffidenza: «Chi siete? Che cosa volete da me?»
     L'uomo non perse tempo a rispondere. Sollevò il cappuccio del mantello e si limitò a sorridere in direzione di lei.
     La donna in un primo momento sembrò non riconoscerlo, poi le sue sopracciglia si inclinarono, i suoi occhi presero una sfumatura di perplessità mista a confusione. «Ytran?»
Lui annuì e allora il volto della donna si distese in sorriso di pura gioia. Senza dire altro si fiondò nelle sue braccia, affondando la testa nel suo petto. Ytran la strinse a sé, non potendo più trattenere il profondo piacere che provava nel rivederla. «Egrimel». Circondandola con le braccia sprofondò le dita nei suoi lunghi capelli neri.
     «Non sai quanto mi sei mancato Ytran» sussurrò lei senza sciogliere l'abbraccio.
     «Anche tu mi sei mancata, ho pensato a te in ogni istante Egrimel, sarei venuto da te subito se solo avessi potuto».
     Il silenzio per qualche attimo gravò su di loro come un peso di cui non riuscivano a liberarsi, ma infine Egrimel spezzò il silenzio: «Ma ora sei tornato Ytran, adesso niente ti farà andare via... Forza entriamo, qui fuori fa freddo».
     Ytran sorrise, rinfrancato dal calore dell'amata, e scacciato ogni brutto pensiero la seguì all'interno della capanna. Prima di entrare però rivolse un ultimo sguardo alla foresta, a quel mondo che voleva lasciarsi interamente alle spalle. «Iktuhm rekimnes» mormorò tra sé sollevando una mano. Un'ultima magia, un piccolo incantesimo di protezione prima di abbandonare per sempre quel mondo. O almeno così credeva.

* * *

«Stringimi più forte Ytran» sussurrò implorante sua moglie coccolandosi al suo fianco, tra le coperte ruvide del loro letto.
     «Non sarà mai abbastanza Egrimel» rispose lui abbracciandola con vigore, attirandola a sé con quella forza che credeva perduta da tempo.
La baciò cercando di ricordare quanto fosse passato dall'ultima volta, mentre lei rispondeva con passione. "Il giorno prima della mia partenza", ricordò con una stretta al cuore. "Il giorno più orribile della mia esistenza".
     Smise di baciarla di colpo, si sentiva oppresso da quel ricordo straziante, che ancora gli lacerava la mente. Prese a carezzarle con dolcezza i capelli, per rimediare al suo improvviso distacco, ma lei sembrò accorgersene. Egrimel scostò la sua mano e lo guardò con angoscia: «Va tutto bene amore mio?»
     «Sì, sto bene. Stavo solo pensando a quanto tempo è passato. Nove anni... lontano da te...».
     «Basta Ytran» lo fermò lei posandogli un dito sulle labbra. «Smettila di tormentarti. Ora è tutto finito, sei qui, siamo insieme, noi tre». Detto questo si guardò la pancia nuda, leggermente rigonfia, e sorrise. Anche lui ricordandosi del bambino si lasciò andare a un sorriso, ma l'angoscia non tardò a ritornare. Capì che il suo sguardo doveva essersi subito rabbuiato, perché Egrimel sembrò delusa dal suo atteggiamento.
     «Sei tornato già da quasi sei mesi, Ytran, devi cominciare a superarlo. So che hai passato cose orribili, ma...».
     «No, Egrimel». Ytran allontanò la mano della moglie che cercava con amore di accarezzarlo. Scostò le coperte e si alzò. «Tu non puoi sapere, non ne hai idea, ed è meglio così».
     «Aiutami a capire allora. Non ne abbiamo ancora parlato, potresti almeno...»
     «No» la interruppe nuovamente. «Non voglio che tu sappia. Ci sono cose di cui è bene non essere a conoscenza».
     Vide che la moglie voleva insistere, si stava alzando anche lei, così troncò la conversazione prima ancora che potesse continuare. «Non insistere, amore mio. Mi dispiace, lo faccio solo per la tua sicurezza, va bene? E per quella del bambino».
     Egrimel non disse nulla. Si vestì in fretta e si avvicinò a lui, che nel frattempo stava allacciando la giubba di cuoio. «Ytran... non voglio litigare, ma non pensi che dovremmo parlare di più? Soprattutto ora che ci sarà il bambino».
     «Te l'ho detto, non devi insistere su questo argomento». Ytran prese il mantello e si avvolse nel suo calore, chiudendolo sul davanti. «Amore, un giorno ne parleremo va bene? Ma non ora».
     «Promesso?» Lo sguardo di lei si era un po' addolcito, ma la delusione si vedeva chiara nel suo volto.
     «Sì, è una promessa. Ora dammi un bacio».
Egrimel si avvicinò e si sfiorarono appena con le labbra. «Te ne vai?» chiese in tono stanco. Ytran sentì il suo sguardo fermo su di lui mentre prendeva la spada e la fissava al fianco sulla cintura.
     «Vado solo a fare un giro, amore. Torno per cena». Si volse e la prese tra le braccia. La baciò con passione, posò una mano sulla sua pancia e le sorrise per rassicurarla. «Ci vediamo più tardi».
     «A dopo, marito mio». Anche lei sorrise, ma nei suoi occhi non c'era gioia, solo una sottile malinconia. Ytran calò il cappuccio del mantello sul viso e dopo averle rivolto un mezzo sorriso uscì nella foschia della sera.

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