Capitolo 5

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Avvertenze: Capitolo violento!!!!




La notte era calata. Tutte si erano addormentate tranne io. Ero alquanto agitata e da un po' di tempo non riuscivo a chiudere occhio.
Improvvisamente qualcuno aprì con cautela la porta e una grande figura imponente si posizionò davanti alla porta. Si avvicinò al mio letto  con passo svelto e felpato e mi prese in braccio.
Quelle possenti braccia ero in grado di riconoscerle subito.
Uscimmo dalla stanza e mi portò nella sua stanza.
Mi coricò a letto, si tolse la maglia e le scarpe e si sdraiò vicino a me.
Restai ferma a fissarlo negli occhi. Ero alquanto agitata, ma cercai di restare calma. Assecondalo, mi ordinava la testa. In me qualcosa stava cambiando. Anche se Christian era violento e bugiardo per lui avrei fatto qualunque cosa. Avrei ucciso tutte le altre se me lo avesse ordinato e se fosse stato l'unico modo per sopravvivere. Non avevo molto da perdere. Tutto ciò che era mio di diritto mi era stato tolto, quindi, tanto valeva non ribellarsi.  Non avevo nessuna intenzione di morire, se no avrebbero vinto loro.
Mi avvicinai ancora un po' fino ad essere contro il suo petto forte e possente.
Fece scorrere la sua mano sotto il vestito da notte e un brivido di piacere mi attraversò tutto il corpo.
Non ne ero innamorata, più che altro ero attratta sessualmente.
Con l'altra mano abbassò una spallina della veste e poi l'altra. Me lo tolse di dosso lasciandomi solo con le mutandine di pizzo. Cercò di togliermi anche quelle ma gli bloccai il polso. Alzò lo sguardo più che altro sorpreso. Ero sospresa anche io del mio gesto ed ero terrorizzata  che si potesse arrabbiare, ma non fece niente. Mi prese solo la gamba e la mise sopra le sue, cosicché mi avvicinassi di più a lui. E così feci.
- Dormi. Ho visto che non ti riposi molto. - disse e prese ad accarezzarmi la schiena nuda. Questa sensazione mi aiutò a rilassarmi fino ad addormentarmi.

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- Stai zitta puttana! -
Spingeva sempre più forte. Clarissa era stremata. Le natiche , i fianchi, le gambe a stare tutto il tempo in quadrupedia le facevano male.
- Ti prego, basta Filippo! -
Ed ecco che arriva un pugno allo sterno.
Clarissa tossì. L'aria le era andata via completamente. Filippo prese a spingere molto più forte fino a venire.
Si staccò da lei, mentre Clarissa si coricò addolorata, spaventata e cercando di riprendere fiato.
- Io te l'avevo detto di non ribellarti. - lo disse avvicinandosi a lei e tirandole la testa all'indietro prendendola dai suoi capelli lunghi.
Così dicendo mollò la presa, si vestì e mise una semplice vestaglia a Clarissa. La prese in malo modo e la riportò nella stanza con le altre ragazze.
Entrò piangendo. Era stanca, terrorizzata e piena di lividi. Mimi la portò in bagno per medicarle quei grandi lividi come meglio poteva.
Quindici ragazze chiuse là dentro, con la paura, l'angoscia, il dolore, la nostalgia. Quindici ragazze che non avevano la possibilità di uscire se non per essere violentate.
Clarissa ci spiegò che era stata inculata per ben un'ora.
Poverina pensavano le altre. Io invece avevo preso a stare in disparte e a non provare più nessun sentimento. Volevo solamente che arrivasse la notte e Christian mi portasse nella sua camera.
Nikka mi si avvicinò cercando di sorridere.
- È da due giorni che te ne stai per conto tuo. Cosa c'è? -
- Usciremo mai di qui? Qualcuno ci starà cercando? Siamo qui da settimane e nessuno è venuto in nostro soccorso. -
- Marta, non dire così. Ci hanno rapite, staranno facendo un sacco di ricerche. Vedrai che finirà bene. -
- Non per tutte. -
- Cosa intendi? -
- Clarissa è troppo debole e questo anche le altre due. Laura e Martina. -
- Marta, ma che stai dicendo? Non sei più tu. -
- Sto semplicmente dicendo la verità. Finirà male per la maggior parte di noi, solo che non voglio essere io. -
- La Marta che conosco cercherebbe una soluzione. -
- Senti Nikka, è meglio che inizi a pensare solo per te se no sarai la prossima a morire e se non vuoi più ascoltarmi è meglio che tu te ne vada. -
- Stai diventando come Jenni. -
A quelle parole mi arrabbiai e presi a picchiarla. Anche lei me ne tirava, ma ero troppo arrabbiata e fuori di me che non sentivo nessun dolore. Le altre cercavano di dividerci, ma non riuscivano. Erano troppo stanche e deboli.
A risolvere la situazione furono Christian che mi tirò su come un sacco di patate e Carlo.
- Puttana! - mi gridò Nikka con il sangue che le colava dalla bocca.
- Mettimi giù! - tiravo pugni sulla schiena di Christian : - Ho detto di mettermi giù! -
Ma mi ignorò e mi portò in camera sua.
Cercai di uscire per tornare a picchiare Nikka. Ma lui mi fermò.
- Che cazzo è successo? -
- Niente. -
- Marta, che cazzo è successo? -
- Ho detto niente. -
- Sarà meglio per te. -
- Perché? -
- Perché la tua cara amica Nikka è la cocca di Tyler. Come già saprai.-
Stava dritto con le braccia incrociate e mi faceva sentire così piccola.
Mi sedetti sul letto e restai ferma.
- Se torno la sotto, - cominciai a dire : - mi ammazzeranno. -
- Forse sarebbe la cosa migliore. Sei ingestibile. -
Non dissi nulla, quelle parole mi avevano ferito un sacco.
- Resterai qui. Però ad una condizione, farai tutto quello che voglio io. - si appoggiò sul letto davanti a me. I nostri volti stavano uno davanti all'altro.
Si avvicinò e mi afferrò dal collo sbattendomi sul letto. Sussultai. Prese a baciarmi con foga sul collo, si slacciò i pantaloni in modo alquanto violento, poi alzò la mia veste e mi tolse le mutandine. Lo ficcò dentro con violenza e prese ad entrare e uscire, ma questa volta in modo più delicato.
Presi ad ansimare per il piacere e questa cosa mi fece un po' paura.
Gli presi il volto tra le mani e lo baciai con passione. Le sue labbra sulle mie mi stavano eccitando. Erano così morbide e sensuali.
Mi mise a pancia in giù e lo infilò nel mio ano. Il suo corpo su di me mi dava un senso di sicurezza. Era caldo e forte.
Da qui mi iniziò a fare un succhiotto sulla mia spalla destra.
- Ti prego entra di più. - gli intimavo.
Così fece.
Ad un tratto la sua mano sinistra raggiunse la mia vagina e prese a giocarci a modo suo. Sfregava con una tale energia e forza che iniziò a bruciarmi, ma questa cosa mi piaceva da impazzire.
- Ti prego, ancora, ancora! - lo intimavo: - Voglio venire per te. -
Mi tirò la testa indietro e intanto spingeva dentro di me. Infilò il suo pollice, che era più grande del resto delle dita, dentro la vagina. Feci un gridolino.
- Dimmi che ti piace. Dimmelo! -
- Mi piace. Mi piace... -
Spinse ancora un po' per poi venire.
Si allontanò da me e andò in bagno.
Sensi di colpa presero ad invadermi la mente. Mi sentivo in colpa e non sapevo neppure perché. Lui era violento, malvagio e io avevo lasciato che facesse di me quello che voleva.
Un senso di tristezza invase tutto il mio essere. Mi coricai nel letto e cercai di nascondere la mia mente in un mondo senza niente, dove il male e il bene non esistevano.

Ancora Con Te 2nd [ COMPLETA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora