1. Il problema è che i Tomlinson abitano nel quartiere alto!

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Il mattino dopo era un mercoledì, Harry si stropicciò gli occhi a causa degli spiragli di luce che violavano prepotentemente la camera. Pensò di dover comprare delle veneziane, delle tendine o anche un lenzuolo da posizionare proprio davanti alla finestra.

Guardò l'ora e si rese conto che fossero appena le sei, proprio per questo si alzò silenziosamente e decise di farsi una doccia: poteva sentire la sua puzza di sudore da un miglio e somigliava perlopiù all'odore di un animale morto da qualche giorno.

Quando entrò sotto al getto d'acqua bollente notò che i bucherelli del soffione fossero per la maggior parte otturati e che non riuscisse a prendere quel maledetto coso -proprio così lo aveva etichettato!- a causa della sua altezza.

Il punto fu che Harry non era affatto basso, ma neanche alto: giusto per un ragazzo di appena diciassette anni, ma comunque non riusciva a raggiungere il manico del soffione. Così, in quella doccia ampia meno di tre metri quadri, si rese conto che quel mercoledì non sarebbe stato così fantasmagorico -non sapeva neanche se esistesse come termine e non gli interessava nemmeno l'etimologia della parola stessa, ma lo diceva il suo amico Niall che era irlandese e gli irlandesi hanno sempre ragione- come si sarebbe aspettato.

Quando uscì dal bagno aveva solo un asciugamano legato in vita ed i capelli leggermente umidi ricadevano mossi più sopra delle spalle, Harry sapeva che si sarebbero asciugati da lì a breve senza aver bisogno di un phone; sarebbe sembrato un fungo, ma era okay.

Harry era praticamente un fungo.

Prese un paio di boxer ed i primi vestiti che gli capitarono, non dava molto conto al suo vestiario per andare a scuola, sosteneva che gli obiettivi primordiali della sua carriera scolastica fossero imparare e studiare, non sicuramente mostrare a tutti il proprio guardaroba autunno-inverno! Si infilò quindi un paio di skinny neri ed una felpa color ciano con qualche stampa sul retro, legò una bandana tra i suoi folti ricci per tenerli fermi e, per quanto fosse possibile, un po' ordinati.

Si diresse in cucina pronto a consumare la sua colazione e scoprì con grande sorpresa che, nonostante fossero appena le sette, sua madre fosse già a lavorare. Harry si ritrovò a pensare che i Tomlinson non gli stessero simpatici; okay, non li conosceva minimamente, ma costatò mentalmente che far lavorare così presto una donna appena trasferita fosse sicuramente da persone inumane!

Ed Harry era totalmente l'opposto di inumano!

Comunque accantonò la faccenda prendendo una mela dal cestello ed addentandola. Dopo aver finito, si lavò velocemente i denti, si infilò le converse ed afferrò lo zaino, le chiavi, il cellulare ed uscì. Chiuse la porta con il suo nuovo paio di chiavi -con tanto di portachiavi a forma di Poh dei Teletubbis!- e sentì immediatamente i sassolini del sentiero del giardino sotto i piedi.

Il sole era alto, ma nonostante ciò il clima autunnale non si tirava indietro. Si strinse nella felpa. Camminò tranquillamente per qualche metro ed osservò con la coda dell'occhio la gigantesca struttura alla sua destra, la guardò male: non ci poteva fare nulla, non gli stava simpatica la villa dei Tomlinson e neanche i Tomlinson stessi.

Si immaginò il padre di famiglia come un vecchio calvo con qualche chilo di troppo sposato con una bellissima donna dai capelli color grano che aveva giurato amore eterno più ai suoi soldi che a lui stesso

Fece una faccia disgustata con tanto di linguaccia mentre si allontanava dall'abitazione. Infine arrivò al cancello principale e, dopo aver litigato per un paio di minuti con il cancello per il passaggio pedonale, riuscì ad uscire.

Ora arrivava la parte complicata della giornata ed avrebbe voluto avere un cavallo alato o un qualcosa del genere in tasca!

***

Nothing, nowhere || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora