PROLOGO

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Di solito si dice che è sempre l'inizio quello più difficile da superare, ma non questa volta.

Il primo anno le vittime del virus si contarono soprattutto fra i più anziani, migliaia sia chiaro, ma assolutamente nulla in confronto a ciò che sarebbe seguito.
Il secondo anno sembrò assestarsi e la popolazione lo superò come una semplice influenza stagionale, benché ancora nessun vaccino fosse stato realizzato.
Il terzo anno si cominciarono a percepire le prime avvisaglie di quella che sarebbe stata una devastazione globale; il virus aveva mutato forma, diventando imprevedibile.
In pochi mesi cominciò a mietere vittime in ogni anfratto del globo, persino ai poli, dove i ricercatori si erano rifugiati per creare una cura, che non arrivò mai.
I bambini e gli anziani morivano di insufficienza respiratoria, in gran parte degli adulti provocava l'infarto, i ragazzi si spegnevano nella notte, silenziosi, come se il corpo avesse deciso di arrendersi senza nemmeno tentare di combattere.
Dopo soli cinque anni, la specie umana era ridotta ad un quarto degli otto miliardi che popolavano la Terra, prima della comparsa del virus.

Trovare gli immuni equivaleva a cercare degli aghi in un pagliaio e quei pochi venivano trattati alla stregua di topi da laboratorio: morivano miseramente, costretti su un letto bianco in una stanza altrettanto asettica, immolati come agnelli sacrificali nella lotta contro un nemico invisibile all'occhio umano.
Li chiamavano "Reietti": in grado di sopravvivere al virus, dotati del gene F-g18, mutavano insieme a lui, trasformandosi in qualcosa che di umano non aveva più molto.
La forma fisica appariva la stessa di sempre ma le nuove capacità che essa nascondeva, avrebbero cambiato la vita di ciascuno di loro in modo indelebile, condannandoli ad essere venduti come oggetto di scambio, in un mondo dove l'unica priorità era sopravvivere il più a lungo possibile, indipendentemente dalle atrocità commesse.

L'umanità regnava nel caos: i Reietti che non morivano per il virus venivano assassinati oppure diventavano preda dei trafficanti di cavie, le persone comuni sopravvivevano di stenti, aspettando il contagio e i governi di tutto il mondo erano già caduti da un pezzo.
Solo il consiglio dei sette, nato dalle ceneri di una società decadente e ormai rassegnata all'estinzione, rimaneva in piedi, per quanto ben poco riuscisse a gestire.
Fu proprio quest'ultimo ad accoglierli, quando arrivarono.

Loro, conosciuti in seguito come "Primi" o "Virtusiani", sopraggiunsero una mattina d'estate, era il 25 Agosto 2025.
Si presentarono agli umani in veste di liberatori e conquistatori allo stesso tempo; "sono come tanti piccoli Napoleone" si vociferava.
Offrirono una cura, ancora prima di specificare chi fossero o da dove provenissero e si sa, ogni favore ha un prezzo e fu salato, per un popolo che poco conosceva dell'universo e molto pretendeva dalla libertà.

Da quel fatidico 25 Agosto, ogni anno, la Terra ebbe il dovere di inviare su Virtus tutti i maggiorenni dotati del gene F-g18, le cui capacità erano più che evidenti grazie alla somministrazione controllata del virus.
La Terra divenne così una colonia della Confederazione Galattica, la centocinquantesima, l'ultima.
Nella Via Lattea infatti, i pianeti abitabili risultarono meno di quanti ce ne si aspettasse e nei secoli fu proprio Virtus a riunirli sotto la sua guida.
Ciascuno di essi venne rinominato in base all'ordine di scoperta e ovviamente, tutte le società, indipendentemente dalla collocazione spaziale e temporale, prediligono chi la fine della coda non la guarda nemmeno, perciò per la prima volta, i Terrestri che a lungo avevano vantato un privilegio sull'esistenza dettato dall'egoismo e dalla superbia, si ritrovarono ad essere considerati alla stregua di formiche.

Tutte le centocinquanta specie evolute però, vantano un nemico inarrestabile in comune: le Moire, esseri di cui poco o nulla si conosce, ed è qui che entrano in campo i Reietti, futuri guerrieri, armi nella lotta per la sopravvivenza della vita nella Galassia.

ANGOLO AUTRICE

Ecco qui il Prologo! 

Non molto diverso dal precedente questo, I know, ma credo sia abbastanza d'effetto. 

Ho una domanda, credete negli alieni? Io si anzi, vi dirò una cosa, da molto tempo penso ormai che definire alieno, ovvero "diverso" qualcuno o qualcosa proveniente non dalla Terra, sia non tanto sbagliato (non ho questa presunzione), quanto almeno strano, perché pensateci, in fondo il nostro pianeta nasce letteralmente da polvere di stelle, nebulose e così via, come il resto dei mondi nell'universo, e noi di conseguenza siamo esattamente la stessa cosa, ammassi di carbonio, azoto, ossigeno, fosforo e chi ne ha più ne metta, come il resto delle forme di vita sulla Terra e certamente nell'universo.

E' diverso, il modo in cui questi elementi si sono combinati fino a determinare forme differenti, ma l'impasto non cambia.
E' un discorso buonista, uno di quelli che non sopporto nemmeno io però, al giorno d'oggi secondo me ha senso perché, nonostante io sia perfettamente consapevole che una mosca sia pressoché imparagonabile ad un essere umano, non posso evitare di domandarmi se entrambe non abbiano lo stesso valore nel contesto mondo. 
Mi spiego meglio, ovviamente fra un bambino e una mosca sceglierei di salvare il primo senza nemmeno pormi il problema, ma questo non significa che allora la mosca sia meno importante e che dunque io abbia il diritto di ucciderla a mio piacimento perché "superiore" ad essa. 

Nella Titanomachia, per quello che ho capito (classicisti venite in soccorso), Zeus e con lui il resto degli dei, comprendono quanto l'uomo sia essenziale nonostante inferiore perché non divino.
Senza l'uomo (Ercole e le sue frecce avvelenate), gli dei sarebbero morti sconfitti dai giganti, senza le mosche la catena alimentare del mondo animale verrebbe irrimediabilmente sconvolta e questo danneggerebbe lo stesso essere umano. 

Spero vivamente di essermi spiegata, voi cosa ne pensate?



Kalòn - Il bello incorruttibile [Primo libro: Mare Calmo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora