5. Amaro

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«È strano». Mi dice Leo attraverso la videochiamata.

Ok, ho detto che le detesto, e giuro che è così, ma lui riesce a farmele odiare un po' meno.

«Cosa?» Chiedo dopo aver messo in pausa l'ennesimo episodio di una serie TV su Netflix, questo rinnovato tempo libero mi sta aiutando a recuperare tutte le cose che avevo lasciato indietro: serie, libri, film.

Si può prolungare la quarantena fino a gennaio? Chiedo per un'amica. Un'amica che vuole risparmiare per andare in vacanza ai Caraibi.

Ehi, sono la miglior amica di me stessa, e non si può nemmeno negare, dato che mi voglio portare ai Tropici.

«Sono quasi le sette e non stai cucinando». Mi fa notare lui, pratico come sempre. Mi piace che si accorga delle piccole cose, perché vuol dire che presta davvero attenzione a me. Una sensazione che non mi capitava da... beh, più o meno da quando in prima media mi ero persa in gita.

«Vero, ma c'è una motivazione». Sono pronta a giustificarmi.

«Ovvero?» Mi piace il suo essere curioso, soprattutto perché si interessa davvero a me e a quello che faccio o, forse, spera nel fatto che cucini anche per lui, dato che mi è capitato di fargli trovare qualche porzione di alcuni piatti che ho cucinato, qualche volta.

Gli ho confessato che mi diletto a cucinare e che spesso prendo spunto dai programmi TV da cui siamo subissati. E, quando è possibile, faccio una porzione per lui che gli lascio puntualmente sullo zerbino. Torte salate, melanzane alla parmigiana, ma anche pizze e pane.

Sì, mi sto dilettando parecchio in questo periodo. Entro la fine della fase uno sarò pronta per Masterchef o per aprire un ristorante stellato.

O per presentarmi a vite al limite al cospetto di quel nano malefico di Nowzaradan.

«Vorrei ordinare da asporto, visto che qualche ristorante ha aperto questo servizio per  sopravvivere, ma sto riflettendo sulla mia scelta» dico, mentre penso sul da farsi.

«E cosa c'è da riflettere? Sei indecisa tra sushi e pizza?» Mi fa sorridere perché lo dice come se fosse ovvio per lui prendere entrambi. Prima la pizza e poi il sushi come contorno per riempire il languorino.

«Pppfff, no. Mi butto sul coreano perché c'è un ristorante che ha aperto poco prima del lockdown e voglio aiutare i proprietari». Questa chiusura forzata è una condanna per i commercianti che hanno visto nel 2020 il loro anno per lanciarsi in una nuova avventura, mi sento in dovere di aiutare i miei concittadini in difficoltà.

«E allora qual è il problema?» Leo ha gli occhi puntati su di me, curioso.

«È che vorrei anche il gelato» ammetto con fare disperato.

«Prendili entrambi!» È la sua logica risposta al problema.

Giuro, a volte vorrei essere un uomo per sapere come si vive con semplicità.

«Eh, già, con tutta l'attività fisica che si può fare...» Lo apostrofo. E, ovviamente, sto parlando di shopping. Avete mai percorso grandi distanze nei centri commerciali più nuovi, così grandi da essere piccole città? Oppure con le vasche in centro? Ecco, è uno sport vero e proprio, se fatto con costanza.

E io mi ci applicavo con dedizione, tanto che il mio conto corrente ringrazia per questo stop forzato. Se non si considera lo shopping online. Ma, siccome la mia coscienza si preoccupa per i corrieri, preferisco contenermi.

«Ti manca la palestra?»

«Non sono iscritta in palestra!» Sono offesa che abbia anche solo potuto pensare una cosa simile. Ma per chi mi ha presa?

Chiamami dal balconeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora