capitolo cinque: ZOMBIE BOY

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Joshua Foster frugò nella borsa, un vecchio verde militare marrone e consumato, in cerca del suo walkman. Sbirciò davanti a lui, cercando di evitare il contatto visivo con gli altri studenti.

Lui odiava la Hawkins Middle School.

A dirla tutta, detestava ogni angolo di Hawkins.

Era piccola e soffocante. Tutti sapevano tutto e questa cosa lo faceva impazzire. A Chicago è era tutto più facile, riusciva a confondersi con la folla, in mezzo ad altri volti anonimi. 

Invece, in quella cittadina dispersa in mezzo al nulla, lui era l'ultima novità.

Joshua non era come Sam, sua sorella era nata per stare al centro dell'attenzione che lo volesse o no, per mantenere alte le aspettative. Fin da piccola aveva dimostrato di essere ben più ribelle e intraprendente rispetto al resto dei ragazzini della sua età.

Samantha aveva solo otto anni quando Eric Foster venne chiamato al lavoro perché Sam aveva fatto a botte con un bambino, Patrick Smith, di due classi più grande, perché la prendeva in giro. Joshua ne aveva solo cinque anni ma si ricordava ancora l'espressione di sua madre quando suo padre l'aveva chiamata per avvertirla dell'accaduto. Stephany Roth sembrava preoccupata, quasi terrorizzata. 

Quando andarono a riprendere sua sorella da scuola, Joshua era seduto sul sedile posteriore e spiava dal finestrino Stephany trascinare per mano Sam verso la macchina. Sua sorella se l'era cavata con due graffi sulle guance, un taglio sul sopracciglio, qualche livido sulle braccia e un po' di sangue ancora incrostato sul naso, ma non aveva niente di rotto o che non potesse guarire con qualche giorno di riposo. Non era riuscito a vedere come Sam aveva conciato Patrick, ma qualche tempo dopo aveva scoperto che i genitori del bambino erano stati costretti a cambiare scuola perché Patrick era terrorizzato all'idea di incontrare di nuovo Sam per i corridoi.

Sua sorella era sempre stata una tipa tosta, per quanto odiava ammetterlo. Anche se, dopo quell'evento, i Foster avevano tenuto sempre un occhio di riguardo in più per la maggiore dei figli, più di quanto non facessero prima. 

Mentre lui... lui aveva sempre vissuto nascosto dietro l' ombra di sua sorella, ma gli era sempre stato bene così. Preferiva stare a casa da solo, con le cuffie sulle orecchie e i suoi adorati fumetti, che uscire con i suoi coetanei per creare chissà quale guaio.

Cercò con maggiore urgenza il walkman fra la sua roba. Il ronzio delle risate, le urla concitate e il continuo addossarsi di gente verso l'entrata della scuola stava iniziando ad innervosirlo.

Una coppia di ragazze lo superarono, dandogli una spallata, e per poco il walkman non gli scivolò dalle mani. Lo riprese al volo per chissà quale miracolo. Lanciò un'occhiataccia alle colpevoli che nemmeno si erano accorte della sua presenza e fece scivolare le cuffie sulle orecchie.

Quando le note di 'Karma Chameleon' invasero i suoi timpani, tirò un sospiro di sollievo.

"Vedrai, ti farai nuovi amici" lo aveva rassicurato suo padre mentre impacchettavano gli ultimi scatoloni dei suoi giocattoli e modellini nel loro vecchio appartamento a Chicago.

Joshua lo aveva fissato con le sopracciglia sollevate "Se lo dici tu" aveva sbuffato scettico con una scrollata di spalle. Nessuno dei due probabilmente ci credeva davvero. 

Già dal primo giorno, Joshua aveva deciso che avrebbe detestato quel posto: alla fine della terza ora già in tre gli avevano chiesto se era vero che si erano trasferiti perchè suo padre aveva scoperto chissà quale complotto internazionale fra Raegan e la Cina, qualcuno si era azzardato ad ipotizzare che Eric Foster fosse un agente segreto e una ragazzina di seconda gli aveva domandato se era vero che sua madre era era stata assassinata.

𝕥𝕙𝕦𝕟𝕕𝕖𝕣𝕤𝕥𝕣𝕦𝕔𝕜 ꡶꡶ ʙɪʟʟʏ ʜᴀʀɢʀᴏᴠᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora