2. ~Il pericolo che emanava sicurezza~

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𝔣𝔦𝔫𝔠𝔥é 𝔫𝔬𝔫 𝔞𝔭𝔯𝔦 𝔤𝔩𝔦 𝔬𝔠𝔠𝔥𝔦 𝔩𝔢 𝔱𝔢𝔰𝔰𝔢𝔯𝔢 𝔰𝔢𝔪𝔟𝔯𝔢𝔯𝔞𝔫𝔫𝔬 𝔰𝔢𝔪𝔭𝔯𝔢 𝔭𝔢𝔯𝔣𝔢𝔱𝔱𝔞𝔪𝔢𝔫𝔱𝔢 𝔬𝔯𝔡𝔦𝔫𝔞𝔱𝔢

Pechino, ore 18.30, casa della famiglia Hwang.

Ecco allora i due pensieri opposti sorridersi a vicenda.
Ognuno dei due possedeva visioni differenti eppure, guardandoli in quel momento potevi rimanere incanto.
Un espressione allegra era dipinta sul volto di Hongjoong.
Peccato che quella non fosse allegria ma solo una pedina di un grande e perverso gioco.
E nessuno sapeva di cosa si trattasse. Eppure quel sorriso sembrava così vero. Ma lui era il pericolo che emanava sicurezza. Ingannava chiunque con il suo sguardo. Tutti si perdevano in quegli occhi ed a quel punto ti potevi solamente chiedere se salvare il tuo cuore impigliato fra i rovi di quel inganno.
Ma Hani quel giorno cadde fra le braccia fatte di rose della sua visione del mondo perfetto senza rendersi conto che le spine facevano male.
In fondo però, come biasimarla? Chiunque avrebbe involontariamente deciso di stare a quel gioco.
-se stai cercando Sanho, entra pure. Dovrebbe essere a casa- disse la ragazza con fare gentile, quasi ipnotizzata da lui.
-oh, perfetto...-
-come mai lo devi vedere?- chiese curiosa mentre apriva la porta di casa.
-ha dimenticato dei libri da me-
-strano, di solito non dimentica nulla.- affermò entrando ed invitando di seguito anche il ragazzo.
Vedendo poi che il fratello non si trovava in sala, gridò per farlo scendere.
-SANHO, C'È UN TUO AMICO. SCENDI!-
A quel punto dalla scala che collegava la grande e bellissima casa a due piani, scese un ragazzo dai capelli biondi tinti e gli occhi scuri. Sorride vedendo il suo amico. Che bel sorriso che aveva. Che bel sorriso in confronto a quello di Hongjoong.
Almeno non era forzato, era semplicemente bellissimo.
Ed ecco ora i due che si abbracciano in modo così dolce come due amici che non si vedevano da tanto tempo.
Erano così bravi a recitare.
Il primo che stava giocando ad un grande gioco composto da un complesso schema di odio e di caos.
Ed il secondo che era stato influenzato e convinto ad odiare e vedere il mondo come una completa imperfezione.
-Sanho, non abbracci anche la tua sorellina?-
Lui la guardò da capo a piedi. Non era lo sguardo premuroso di un fratello che guardava colei che aveva il suo stesso sangue.
Erano entrambi in silenzio. Si osservavano. Hani aveva un'espressione preoccupata. Improvvisamente lo aveva visto cambiare. Quello sguardo. Quello sguardo era cambiato.
-Sanho, è tutto apposto?- chiese mentre sperava che fosse tutto uno scherzo. Ma lui non rispondeva.
-Sanho ti prego, non è divertente. È tutto apposto?- era sempre più preoccupata. Ecco a quel punto che qualcuno si stava avvicinando al grande e perfetto domino della vita. Stava per dare la prima spintarella per far cadere il primo pezzo. E di conseguenza sarebbero caduti anche tutti gli altri.
-si- rispose freddo.
A Hongjoong venne quasi da ridere a quella visione. I due, dal essere allegri e spensierati, iniziavano ad odiarsi. Non era un odio reciproco. Ma questo era comunque definito in tal modo perché l'odio non aveva bisogno di essere condiviso.
Infondo anche chi veniva odiato provava, nella periferia del suo cuore, lo stesso sentimento.
-Sanho, tieni i libri- disse interrompendo quel momento di tensione e prendendo da uno zainetto di pelle.
-grazie, puoi poggiarli sul tavolo, io devo andare- enunciò prendendo la giacca leggera e dirigendosi verso la porta.
-dai fratellone, c'è il tuo amico e te ne vai?- cercò di domandare, senza successo, perché ormai era già dietro la porta.
-oh... non ti preoccupare. Tolgo il disturbo.-
-no no, ti prego resta. Devi scusarlo. È da qualche mese che è sempre freddo. Cerca di evitarmi il più possibile-
-stai tranquilla, magari è solo un momento. Vedrai che prima o poi finirà tutto.- e come finirà lo sapeva solo Hongjoong in quel momento.
Aveva fatto intendere che sarebbero ritornati uniti e felici come prima. Aveva dato false speranze. Sarebbe stato anche carino se avesse aiutato i due ragazzi. Peccato che i suoi piani erano completamente diversi ma d'altronde l'illusione fa parte della vita. Le sue parole avevano lo stesso scopo di un sogno. Cioè quello di illudere.
Ammettiamolo, nessun sogno è realistico perché è frutto dei desideri. In quel momento la voce di Hongjoong era proprio come una luce abbagliante che faceva irruzione in una fantasia. Poteva sembrare così bella ma aveva l'unico scopo di accecarti.
-lo spero vivamente...- sospirò Hani abbassando timidamente lo sguardo.
-posso offrirti qualcosa da bere?- chiese la ragazza dopo qualche secondo. Secondi che servirono ad entrambi.
Lei superò superficialmente il dolore che provava per Sanho.
Lui capì che era sensibile. Poteva quasi provare pietà in quel momento. Ma la pietà non era fatta per lui.
Anzi, vederla in quel modo, triste ed innocente, rendeva i suoi piani al quanto strani sempre più divertenti.
E pensare che un ragazzo dall'aria così gentile potesse avere ambizioni così gradi e pericolose.
Ma capire cosa succedesse nella pazza mente criminale era complesso.
Il domino era un gioco così affascinante per il fanciullo e semplificava la sua idea incomprensibile di mondo fasullo.
Fasullo come i sogni. Ma finché non apri gli occhi le tessere sembreranno sempre perfettamente ordinate.
E quando inizi ad aprirli tutto sarà confuso e sembrerà di trovarti ad un tavolo di Poker dove giochi il tutto per tutto. Ma ecco che arrivano i dubbi perché il Poker e basto sul bleaf.
E quando avrei perso l'ultima partita, il tutto inizierà a cadere.
La vita di Hongjoong invece poteva essere riassunta come la costruzione di un castello di carte; un solo movimento errato e tutto crollava.
Insomma, era tutto un difficile schema di cadute. Una dopo l'altra. Senza alcuna pietà.
Senza nessun rimorso.
-va bene solo un po' d'acqua fredda- rispose semplicemente alla domanda posta in precedenza.
-sicuro? Se vuoi ho della birra. In realtà è quella di Sanho, la beve solo lui. In realtà è da qualche mese che ha iniziato. O meglio, da quando ha iniziato ad essere sempre più freddo. Ma ne dubito che si arrabbi se te ne offro una-
Ed ecco l'informazione che serviva a Hongjoong. Per quanto insignificante potesse essere aveva un grande ruolo. Era come la prima pedina che si muoveva nella scacchiera: tanto inutile così come fondamentale per la vittoria della partita.
-non ti preoccupare, va bene solo dell'acqua-
-oh... va bene- afferma leggermente sorpresa la ragazza mentre versava l'acqua all'interno di un bicchiere di vetro.
-vuoi parlarmi un po' di te?- chiese lui nonostante sapesse a memorie la storia della vita della più piccola.
-che dire... non posso lamentarmi...- ed in effetti non si poteva lamentare davvero. Raccontò a grandi linee di sé. La sua era una vita meravigliosa. Aveva una famiglia unita e la sua infanzia era stata un sogno. Appunto... era un bellissimo sogno. Aveva due genitori che le volevano bene. La madre era Akame Wang: un'attrice cinese di successo in ogni parte del mondo. Suo padre invece, Migwon Hwang, era a capo di una grande azienda. I due davano ai loro figli tutto quello di cui avevano bisogno. Qualsiasi loro desiderio veniva esaudito. Ogni anno viaggiavano in un punto diverso del mondo. Prima vivevano a Seoul, in seguito si trasferirono a Osaka, poi a Yokohama. Passarono anche per Londra, New York, Milano e Parigi. Negli ultimi due anni vissero a Shanghai ed infine si stabilizzarono a Pechino.
Insomma, la vita che tutti vorrebbero. Piena di movimento e di amore.
La vita che Haneul Huan Hwang, la giovane e ingenua ragazza, aveva.
-quindi hai due nomi?-
-si, ma ormai le persone mi chiamano Hani per il semplice motivo che è breve-
In realtà la storia di quel soprannome era più dolce ma al contempo triste.
"Hani", era questo il nome che usava la nonna di Haneul per chiamarla.
Da quando non era più in vita aveva deciso di presentarsi a tutti in quel modo.
La morte di quella donna è stato l'unico momento triste della sua esistenza. Nessuno poteva rattristirsi vedendo paesaggi e mondi nuovi, viaggiando tra luoghi storici e comprendere nuove culture.
-hai avuto una vita fin'ora meravigliosa-
-già... cerco sempre di essere allegra, anche quando non è tutto perfetto. Non voglio soffrire.-
Ecco la continua conferma della sua innocenza e compassione verso l'umanità.
Compassione inutile perché non verrà mai ricambiata.
-nessuno vorrebbe soffrire...-
-ora non vuoi raccontarmi di te?-
-sinceramente dovrei andare- annunciò lui con un finto dispiacere sul viso.
-va bene, ti accompagno alla porta se vuoi-
-grazie, è molto gentile da parte tua-
Già... gentile. Forse alcune volte fin troppo gentile. Ma cosa poterci fare? La gentilezza era scritta nel suo DNA. Ma avvolte era meglio affrontare la paura faccia a faccia invece di essere cortesi e chiudere gli occhi.
-in ogni caso ti volevo dire che fra quattro giorni Sanho compie 22 anni. Non so se te lo ha detto ma in ogni caso spero che tu venga alla sua festa-
-si, me ne aveva già parlato. Spero di esserci.- disse ormai fuori casa.
-ci conto. Non mancare. Ciao-
Era arrivato il momento dei saluti.
Proprio in quel momento nella mente di Hongjoong si fece largo una sola parola: confusione.

Ciao a tutti cari lettori,
spero che il capitolo vi sia piaciuto. Se così è stato lasciate una stellina e un commentino.
XOXO
🌸💖

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