𝕯𝖎 𝖚𝖔𝖒𝖎𝖓𝖎 𝖕𝖆𝖟𝖟𝖎 𝖓𝖊 𝖊𝖗𝖆 𝖕𝖎𝖊𝖓𝖔 𝖎𝖑 𝖒𝖔𝖓𝖉𝖔 𝖊 𝕾𝖆𝖓𝖍𝖔 𝖊𝖗𝖆 𝖚𝖓𝖔 𝖉𝖎 𝖖𝖚𝖊𝖑𝖑𝖎.
Pechino, 10.00, casa della famiglia Hwang.
Tutti dormirono profondamente e sereni quella notte.
La mattina non ci mise molto ad arrivare peccato che non tutti avrebbero aperto gli occhi.
La morte per Sanho era giunta alle porte. Era arrivata lenta ma pur sempre puntuale.
E mentre il ragazzo dormiva profondamente eccolo che veniva coperto con un lungo lenzuolo nero.
Senza accorgersene sprofondò nel sonno infinito.
Quel viso angelico pentito, chiedeva perdono a qualunque divinità potesse esistere in cielo e sperava che chiunque gli avrebbe aperto le porte al suo regno paradisiaco.
E mentre la sua anima veniva giudicata e confrontando la sua leggerezza con quella di quella piuma divina, si poteva solamente pregare che i peccati venissero immediatamente perdonati.
Oppure l'aldilà non esisteva?
Solo Sanho poteva saperlo peccato fosse morto.
Questo mondo imperfetto tentava in ogni modo di imporre l'esistenza di qualcosa più forte e grande rispetto al genere umano.
Tale cosa emanava sicurezza e paura. Le tue azioni erano controllate inconsciamente da qualcosa di più grande, peccato non fosse Dio.
L'intero pianeta era una grande scacchiera. Tutti giocavano come semplici pedine senza notare che il Re e la Regina stavano lentamente vincendo il gioco.
Per quel che riguardava quel corpo, ormai senza vita, la fine era già decisa: poteva diventare cibo per avvoltoi o consumarsi lentamente sotto terra, poteva diventare cenere come le fenici... peccato non sarebbe mai risorto da esse.
E la gente avrebbe pregato davanti a quel ammasso di decomposizione e morte sperando che il povero malcapitato, li possa sentire.
Com'era contorta la mente umana. Era così facile impiantare un'idea, anche la più complessa.
Bastava un po' di paura ed il gioco era fatto.
Ma nel frattempo tutti avrebbero pregato comunque, piangendo su quel corpo.
Quello stesso corpo che giaceva nel letto.
Quello stesso corpo che Hani, avrebbe tentato di svegliare.
Ma a quel punto era impossibile perché la sua vita si era consumata velocemente.
Forse un po' troppo in fretta ma ormai il tempo era scaduto.
L'ultimo secondo, l'unica possibilità di vita, scoccò.
Anche se il giorno stava arrivando. La notte eterna stava calando su di lui.
E mentre i raggi del sole illuminavano la camera ed accarezzavano il volto, che iniziava ad impallidire, Hwang Sanho non apriva gli occhi.
Le pareti verdi della stanza non sarebbero più state viste.
Non avrebbe più odiato quella scrivania di legno che spegneva la lucentezza di quel posto.
Quello specchio non avrebbe mai più riflesso il volto candido e pulito di quel ragazzo.
La televisione non sarebbe più rimasta accesa per una notte intera.
E quella foto. Quell'unica foto di famiglia presente sarebbe stata la sola a mostrare quel viso sorridente.
Dei suoi pensieri invece, sarebbe rimasto solo un piccolo diario.
Le pagine piene di scarabocchi erano diventate il suo modo per dire "addio". Perché era da un momento in particolare che era come se sapesse, che la morte lo stava cercando.
Allora esisteva ancora qualcuno che utilizzava diari!
Anche se quelle pagine bianche non contenevano parole.
Erano invece pieni di disegni.
Alcuni di essi mettevano inquietudine, altri ancora sembravano stati realizzati da un bambino nel corpo di un bel ragazzo.
Se di omicidio o suicidio si fosse trattato, ancora non si sapeva. Ma questo solo perché nessuno ne era venuto a conoscenza.Dormire sereni, consapevoli del proprio peccato, com' era possibile?
Ma in fin dei conti solo chi era entrato a far parte di un mondo pazzo, aveva il sonno così pesante da permettergli di non preoccuparsi.
Ma prima o poi le braccia della morte avrebbero accarezzato tutti.
Chissà se esiste un'aldilà? Un paradiso dove tutti si sarebbero ritrovati. Ma anche se fosse così, si sentirebbero tutti soli.
Soli, accompagnati dal proprio peccato.
Tutti avevano un peccato.
Sanho aveva un peccato. Sanho ne aveva tanti. Aveva cercato di aggiustare le sue colpe alla fine della sua breve vita. Accadeva sempre così... Gli uomini sono così semplici. Nella loro complessità commettevano sempre gli stessi sbagli.
Uccidevano, con le parole.
Scappavano, da loro stessi.
Guardavano il loro riflesso, provando pietà.
Si scusavano, con le lacrime agli occhi.
E poi morivano, cadendo nell'abisso.
Andava sempre a finire così.
Di mezzo c'era sempre e comunque l'amore. Uno stupido sentimento.
E per quanto potessi negarlo, era l'amore che ti accompagnava per mano verso la fine.
Si poteva amare chiunque e qualunque cosa.
Sanho aveva deciso di amare un sorella perfetta ma accanto a lei si sentiva inferiore e mentre tentava di tenersi aggrappato a quella mano, Hani gli sfuggiva sempre.
Questo finché ad abbracciarlo non venne l'odio.
Nonostante ciò lui cercò di morire con il ricordo di un amore quasi impossibile.
Impossibile perché, ancora prima che si conoscessero, Hongjoong aveva già portato via la piccola sorellina.
Quel tipo misterioso era la morte: riusciva a far appassire anche la rosa più bella del universo.
E nel mentre che lui rideva sotto i baffi, Sanho moriva lentamente.
Avrebbe voluto avere le mani di sua sorella da stringere, ma ormai non era più sua.
Avrebbe voluto vedere il suo viso sorridente, ma quel viso non sorrideva più.
Avrebbe voluto tornare indietro a quei tempi in cui la teneva fra le braccia, a quei tempi in cui i suoi occhi brillavano di purezza.
Ma quei tempi erano passati e gli rimaneva solamente il ricordo, ormai sfocati.
Voleva dire quanto li sarebbe mancato il mondo.
Ma poi si rese conto che il vero inferno era proprio questo.
In quel momento nel teatro venne messo in atto una tragedia.
Una delle più brutte e tristi del mondo. Un omicidio perfetto in una tragedia perfetta.
In quel momento dal palco scenico scese Sanho vestito di nero, un bravissimo attore che recitava la sua morte in modo così poetico.
Come non piangere in quel atto così ben realizzato? Solo un pazzo poteva ridere in quel finale strappalacrime.
Ma di uomini pazzi, il mondo ne era pieno...
Il pubblico piangeva anche se la storia di quel personaggio non era ancora chiara.
Perciò ora piangete per questo.
Piangete per la sua inutilità. Anzi no, Sanho non era inutile.
Piangete perché la sua morte creerà scompiglio.
Piangete perché qualcuno amava quel ragazzo innocente.
Piangete. Piangete e basta.
Non fatevi troppe domande.
Di uomini pazzi ne era pieno il mondo e Sanho era uno di quelli.
Com'era brutto morire all'inizio di una storia ma il suo ricordo rimarrà vivo nella mente di tutti.Ma ora, scaviamo solo un momento nella mente di questo bambino fin troppo cresciuto.
Un bambino che aveva permesso a se stesso, da un giorno al altro, di cambiare.
Se prima teneva abbracciato a sé la piccola Haneul il giorno seguente la stava lentamente lasciando andare.
Aveva incontrato per puro caso Hongjoong quella notte...
-ciao Sanho- fu il biondo a parlare per primo notando che l'innocente ragazzo stava tornando a casa.
-come conosci il mio nome?- disse il corvino, era questo il colore dei suoi capelli prima che la sua vita cambiasse. Quei ciuffi scuri cadevano sul volto dolce e delicato. Quel volto che al tempo non conosceva la crudeltà.
-è così che ti hanno chiamato i tuoi amici prima... o sbaglio?-
-no, non sbagli. Ci conosciamo per caso?-
-no, sinceramente no.-
-hai bisogno di qualcosa? Sai, io dovrei andare-
-se devo essere sincero no... non ho bisogno di nulla.-
-allora io vado- eppure rimase lì. Non si mosse. Guardava affascinato quel volto così particolare e misterioso. Chiunque si fermava almeno per qualche secondo ad osservarlo.
-perché non vai?-
-cosa!- esclamò Sanho.
-hai detto che te andavi. Perché non vai?-
-scusami...-
-non ti scusare, piuttosto... rimani con me a parlare- la sua voce era enigmatica. In quella strada di Pechino a quell'ora era buio. Le stelle e la luna erano coperte dalle nuvole il che rendeva il posto ancor più disabitato. Nemmeno gli astri celesti volevano ascoltare quella voce nella notte fonda. Sembrava che quelche demone si fosse impossessato di lui. Riusciva ad incantare le persone senza che dicesse una parola e quando parlava era come cadere vittima in una maledizione.
-e cosa vorresti parlare?-
-ci sarebbero così tante cose di cui parlare. Iniziamo da una cosa semplice, non vorrei essere solo un maniaco sconosciuto per te. Sono Kim Hongjoong. Abbiamo frequentato lo stesso istituto artistico. Non ricordi?-
-ora che me lo dici, hai un viso familiare.-
-è normale che tu ti ricordi di me. Ho lasciato la scuola prima. Non mi è mai piaciuto quel posto.-
-eppure eri così bravo-
-anche tu sei un bravo ragazzo eppure non hai voglia di continuare ad essere perché... non so! Magari hai altro per la testa-
-no... non è...- Sanho voleva continuare a parlare e smentire le parole di quello sconosciuto eppure non ci riusciva.
-non mentire a te stesso, Sanho. E dimmi la verità-
-Dio mio, ma perché devo dirlo a te. Non ti conosco, non si chi tu sia! Non so nemmeno perché io stia ancora parlando con te in questo momento!-
-aspetta- disse il biondo afferandogli il braccio. Nel frattempo mise un foglio con scritto un numero di telefono nella sua tasca.
-no! Con questo aspetto misterioso e con questa voce mi fai impazzire, non so cosa pensare di te...- scappò così via, da quella strada buia.Fu questo il primo incontro di Sanho e Hongjoong. Fu quello il momento in cui le cose cambiarono.
Sanho pensava continuamente a cosa avrebbe dovuto fare. Eppure nella sua mente rimbombavano sempre e comunque le parole di quello sconosciuto. Si diceva e si convinceva sempre di più che lui era diverso, non era il bravo ragazzo che tutti credevano finché non si decise di chiamare Hongjoong.
Fu quello il momento in cui Sanho cambiò per sempre. Diventò sempre più freddo, giorno dopo giorno.
L'altro ragazzo invece non aspettava altro che questa telefonata. Non pretendeva di essere chiamato subito ma sapeva che quella sua voce lo avrebbe accompagnato per il resto dei suoi giorni. Quel pensiero del non essere più il finto ragazzo perfetto lo avrebbe perseguitato negli incubi.
Ed infine, la stessa mano di Hongjoong lo portò alla morte.Ciao a tutti cari lettori,
spero che questo capitolo vi sia piaciuto se è così lasciate una stellina e un commentino.
XOXO
🌸💖
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~𝕰𝖋𝖋𝖊𝖙𝖙𝖔 𝕯𝖔𝖒𝖎𝖓𝖔~
FanfictionLa vita di Hani era normale. Aveva terminato il quarto anno di liceo, possedeva una famiglia meravigliosa ed unita e gli amici non le mancavano. Era tutto perfetto finché un giorno ci fu lo strano e misterioso omicidio di suo fratello. Improvvisame...