7. Il super-Omega

244 13 0
                                    


 Nei giorni successivi non uscirono di casa.

Steve poteva non essere in calore, ma avevano una giovinezza intera da recuperare.

Anche se Bucky non parlava molto, gli piaceva ascoltare e, attraverso il legame, Steve sentiva la quiete impadronirsi di lui un po' alla volta.

Il giorno dopo aver incontrato il dottor Banner, aveva telefonato a Tony; gli aveva detto che avrebbe portato Bucky a rivedere qualche vecchio posto, sperando di sollecitare la sua memoria, ma che se la squadra avesse avuto bisogno di loro, li avrebbero raggiunti alla torre nel minor tempo possibile.

Tony non aveva mai chiamato.

La bolla in cui erano vissuti si infranse ad un tratto, mentre Bucky gli baciava la gola e le sue mani ripercorrevano sulla sua pelle sentieri tracciati cento volte, in quei giorni.

«Il tuo odore diventa ogni giorno più buono».

Steve rise. Teneva le mani tra i suoi capelli, spettinandolo e trattenendolo. Avrebbe voluto che Bucky lo marchiasse di nuovo, il legame si stava indebolendo, e ne sentiva la mancanza, ma essere chiusi in un appartamento di cui non occupavano nemmeno tutte le stanze aiutava. Aiutava vivere in simbiosi, trascorrere le ore in effusioni e parlare stretti in un abbraccio, baciandosi come intercalare. L'odore di Bucky era ovunque, forte e rassicurante, l'odore di un Alpha al comando. Impregnava ogni cosa e permetteva a Steve di sentirsi molto più rilassato di quanto non fosse mai stato.

Poi, il telefono suonò.

«Ehm... Ciao, Steve. Sono Bruce». La voce impacciata del dottor Banner ricordò loro che c'era tutto un mondo, fuori da quelle mura. «Non ho più avuto tue notizie e vorrei sapere come stai. Voglio dire, se ci sono stati altri...».

«Va tutto bene, grazie». Steve lo trasse d'impaccio col sorriso sulle labbra. «Bucky e io stiamo... appianando le nostre divergenze». Aveva scoccato un'occhiata all'espressione imbronciata del suo Alpha e si ero morso la lingua per non ridere.

Banner aveva sorriso. Steve era convinto di averlo "sentito" sorridere attraverso il telefono. «Hai pensato a quei test? Ho riguardato tutta la documentazione e, insomma, potrei avere una teoria, ma ho bisogno di dati per confermarla».

Steve aveva sospirato, smettendo di sorridere. «Potremmo venire domani, se per te va bene». Voleva avere ancora un po' di tempo per abituarsi all'idea di uscire dal guscio che la loro casa era diventata, e per convincere Bucky che non avrebbe corso nessun pericolo a farsi prelevare il sangue.

*

Il giorno dopo arrivò troppo in fretta.

Steve non aveva nessuna voglia di entrare nella torre degli Avengers, col rischio di incontrare Tony o Natasha e dover dare spiegazioni, ciò nonostante, era la cosa giusta da fare. Prese la mano di Bucky e la strinse, marciando poi verso il laboratorio del dottor Banner.

«Benvenuti. Allora...». Banner li stava aspettando. Passò lo sguardo dall'uno all'altro, incerto su come procedere. «Se il sergente Barnes non ha nulla in contrario...». Indicò il lettino, chiaramente in imbarazzo davanti allo sguardo minaccioso di Bucky.

Steve avrebbe riso se non si fosse accorto di come il suo Alpha fissasse con odio il camice bianco dell'altro. Si spostò sul lettino con un sospiro, seguito come un'ombra da Bucky.

«Ci vorrà poco», promise lo scienziato, legando il laccio emostatico intorno al suo braccio.

«Hai detto di avere una teoria». Steve cercò di sviare l'attenzione di Bucky dall'ago che si infilava nella sua vena.

File Ω: [Documento Classificato]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora