Si erano trasferiti alla torre degli Avengers da due settimane quando cominciarono le nausee. Nonostante la smorfia di disgusto, Bucky gli resse la testa sul water quando il suo corpo decise di poter fare a meno di colazione, pranzo e cena.
«Vuoi che rimanga?», gli chiese l'Alpha, baciandogli una spalla.
Steve si sentiva uno straccio, il sapore del dentifricio era diventato troppo forte e l'odore di Bucky gli faceva impennare gli ormoni, ma non ne poteva più di averlo intorno. Da quando avevano messo piede nel nuovo alloggio gli sembrava di avere un cane da guardia, più che un compagno. «No, Natasha ti aspetta. Vai e divertitevi».
Bucky lo guardò torvo. Il "divertimento" era un incontro d'allenamento al centro di un ring, e Steve avrebbe dato qualsiasi cosa solo per scendere in palestra a prendere a pugni un sacco da boxe o per andare a correre o per fare qualsiasi altra cosa l'Alpha gli avesse vietato di fare.
Sapeva che, nelle sue condizioni, non poteva strapazzarsi, ma di quel passo avrebbe dato i numeri, prima di partorire, o avrebbe ucciso il padre di suo figlio.
«Forse dovrei rimanere...».
«Buck, sto bene adesso!». Non era facile far perdere la pazienza al Capitano, e Bucky doveva esserne piuttosto consapevole perché si ritrasse all'istante, guardandolo come avrebbe fatto con una mina su cui avesse già poggiato il piede. «Rimarrò qui a leggere, e se dovessi avere bisogno di te ti farò chiamare da F.R.I.D.A.Y.», aggiunse con tono più pacato.
Barnes si limitò ad annuire, e si avviò alla porta. Prima di uscire si girò di nuovo verso di lui, e Steve ringhiò. Gli faceva tenerezza il modo in cui Bucky cercava di prendersi cura di lui, ma la sua possessività gli stava logorando i nervi.
Non aveva ragione di essere geloso o insicuro, ma gli Avengers non erano suoi amici, erano a malapena compagni di squadra, e Bucky agiva da solo da tanto tempo.
Avere troppi Alpha intorno, mentre il suo Omega era incinta, lo destabilizzava.
Al loro arrivo, Steve aveva sorriso della foto di un trenino verde a forma di bruco che Tony aveva lasciato sul loro letto; Bucky aveva ringhiato che la loro vita sessuale non era affare di Stark.
Attese qualche minuto dopo l'uscita dell'Alpha e richiamò l'ascensore. Non gli aveva detto di voler andare dal dottor Banner perché Bucky avrebbe preteso di accompagnarlo, e lui voleva essere libero di parlare col suo medico senza che qualcuno cominciasse a mostrare i denti.
Respirò a fondo e l'odore di Bucky gli fece nascondere il viso nelle mani. Non ne poteva più di essere eccitato o nauseato o esausto; aveva bisogno di respirare. L'Alpha aveva marcato il territorio col suo odore, un avviso eloquente per tutti gli altri Alpha, così non solo Steve si era ritrovato a non uscire, ma anche a non ricevere visite. Ammesso che qualcuno ci tenesse a fargli visita.
Non vedeva i membri della squadra da quando aveva comunicato loro il suo status di Omega e la gravidanza. Aveva visto la sorpresa sui loro volti, persino l'incredulità, ma aveva deciso di lasciare loro il tempo di metabolizzare e si era ritirato con Bucky nel loro alloggio.
Non appena fu fuori dall'appartamento gli parve di rinascere, ma prima ancora che le porte dell'ascensore si aprissero davanti al laboratorio, sentì una fitta di nostalgia, come se senza la presenza costante del suo Alpha fosse irrazionalmente esposto a chissà quali pericoli.
«È un incubo», mormorò tra sé.
«Steve!». Il dottor Banner lo salutò con entusiasmo. Lasciò perdere qualunque cosa stesse facendo e gli andò incontro. «Come mai da solo?».
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FanfictionÈ davvero possibile stravolgere e riorganizzare la struttura cellulare di un uomo comune per renderlo straordinario? Tale doveva essere la sfida contenuta nel siero del supersoldato, ma la scienza, negli anni '40, era lontana dalla scoperta del DNA...