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Oramai era consuetudine vedermi a casa Mikaelson. Anche quella mattina partii e giunsi nella villa. Come qualche mese prima, era deserta.

<permesso?> nessuna risposta.

Girovagai per la casa, sembrava che fossero spariti, di nuovo.

<dove siete finiti?> dissi in un sussurro.

Era successo ancora, mi avevano lasciata sola. Che avevo fatto per meritarmi questo? Presi il telefono e digitai il numero di Stefan.

<Deva, tutto bene?>

<Stefan, se ne sono andati di nuovo>

<chi? I Mikaelson?>

<sì...glielo avete chiesto voi?>

<assolutamente no>

<ok, ci sentiamo>

<sì, a dopo>.

Se i miei fratelli non avevano fatto nulla poteva significare solo una cosa: era stata una loro decisione. Eppure Klaus mi era sembrato felice di essere qui con me. Non capivo perché lo avessero fatto.

Mi diressi nello studio dell'Originale in cerca di risposte. Sulla scrivania vi erano parecchie carte, nessuna riguardante la loro partenza. Esaminai meglio la stanza e trovai una lettera con scritto esternamente "Per Deva". Aprii la busta e estrassi il foglio piegato in tre parti.

"Cara Deva, non credo smetterò mai di amarti.

Se hai tra le mani questa lettera significa che hai saputo della nostra partenza. È stata una decisione molto difficile, non volevo lasciarti.

Dopo il viaggio in Scozia ho capito che non potevo perderti. Di fronte ai miei nemici sei il mio punto debole perciò tenterebbero di farti del male e io non lo posso permettere.

Però ricorda che per me tu sei l'unico vero punto di forza, la ragione per cui non uccido centinaia di persone al giorno.

Perciò Deva ti prego di continuare ad amarmi ma di non cercarmi.

Klaus"

<scordatelo, proprio perché ti amo ti devo cercare assolutamente>.

È davvero dolce che Klaus tenti di proteggermi tuttavia io so benissimo badare a me stessa. Presi l'auto e sfrecciai da Elena.

<Deva, va tutto bene?>

<non proprio, la tua amica Bonnie è capace di rintracciare degli Originali?>

<sì perché?>

<poi te lo spiego>.

L'amica della doppelganger li trovò in poco tempo. Dopo averla ringraziata andai alla pensione per preparare le valigie.

<che stai facendo?>

<giusto, tu non sai niente. I Mikaelson sono a New Orleans e io vado da loro>

<non pensi che siano partiti per un motivo>

<so il motivo, Damon. Per questo devo raggiungerli>

<torna viva>

<tranquillo, non è nulla di pericoloso o potenzialmente mortale>.

Mentre stavo scendendo al piano inferiore venni bloccata da Katherine.

<dove vai?>

<a New Orleans, dai Mikaelson>

<perché?>

<lo sai. Io e Klaus ci amiamo e dobbiamo stare insieme>

<e se Klaus non ti amasse come credi>

<ti sbagli>

<Deva, gli Originali sono fedeli solo alla famiglia>

<io sono di famiglia>.

Tra me e Katherine i litigi erano sempre più frequenti. Nel 1864 eravamo molto amiche, non discutevamo spesso tuttavia con il tempo siamo cambiate e abbiamo acquistato modi di pensare differenti.

Cercai di non pensare alla mia amica e decisi di concentrarmi su Klaus. Lui e la sua famiglia erano tornati a New Orleans, la loro città. L'unico luogo che hanno chiamato casa finché Mikael non la distrusse.

Anche io avevo bei ricordi riguardanti quella città: nonostante ciò che successe nel 1919, gli anni successivi furono davvero spettacolari. Io e Marcel governavamo il quartiere francese; riuscimmo a mantenere la pace per anni.

Dopo lunghe ore di guida mi trovai nella mia New Orleans.

<un ritorno tanto atteso, quasi quanto quello dei Mikaelson>

<Marcel, è bello vederti>

<anche per me, Deva>.

Il vampiro mi accompagnò al palazzo degli Originali.

<beh, sei arrivata>

<non entri?>

<no...credo tu debba parlarli da sola>

<sì, hai ragione>.

Lo salutai con la mano e entrai nell'enorme abitazione.

𝐈𝐥 𝐫𝐢𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚|𝐓𝐡𝐞 𝐎𝐫𝐢𝐠𝐢𝐧𝐚𝐥𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora