Capitolo 6

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Dopo aver dato le mie cose a Lucifero Michael è venuto a prendermi, voleva passare con me i miei ultimi momenti da angelo.
Il suo sorriso è sempre così caldo e amichevole, come se irradiasse luce propria, vicino a lui mi sento al sicuro, come se fossi vicino a un fratello maggiore.
<Volevo passare del tempo con te e dirti delle cose> le parole escono insicure, come se temesse la mia reazione.
<Dimmi tutto> ci fermiamo nel prato dietro al dormitorio e ci sediamo su una panchina.
<Diventerai un demone e questo avrà le sue conseguenze, sarai attrata dal sangue e dalle tentazioni e avrai la possibilità di farle, la tua rabbia sarà più amplificata e i tuoi pensieri corrotti, il piacere carnale per te sarà essenziale come l'aria. Non dovrai preoccuparti, sarà tutto normale, ma non smettere mai di essere fedele al signore, ricorda che qualunque cosa tu faccia, se sarai fedele a lui tutto ti verrà perdonato> nelle sua voce sento preoccupazione, ma seguirò il suo consiglio.
<Grazie Micheal> lo abbraccio per ringraziarlo.
Dopo svariati minuti di abbraccio lui si allontana e mi guarda negli occhi, non accenna ad alzarsi, anzi inizia ad avvicinare lentamente il volto al mio, Micheal mi sta per baciare, il mio cuore inizia ad accellerare e mi sporgo verso di lui.
Le nostre labbra si incontrano in un leggero bacio a stampo che dura pochi secondi, ma nonostante ciò non sento nulla, niente di niente, ma cerco di non darlo a vedere.
Micheal si alza e fa uscire le maestose ali bianche, le sue ali sono una delle cose più belle mai viste, sono candide e ogni piuma all'estremità è argentata.
<Questa sarà l'ultima volta che le avrai così bianche e candide, forza> la sua frase mi fa pensare alle mie ali bianche e normali, come quelle di ogni altro angelo, ma comunque bellissime.
Faccio uscire le mie ali, Micheal intreccia le sue dita alle mie e spicchiamo il volo verso il Paradiso.
Voliamo piano e ci godiamo ogni singola ventata d'aria, perlomeno io lo faccio.
Alle porte del Paradiso io e Micheal ci separiamo e io vado verso la piazza dei cori.
Mi alzo in volo e appena sono esattamente sopra alla piazza inizio a parlare <IO, LILITH, FIGLIA DEL SIGNORE E SORELLA DI TUTTI VOI, HO DECISO DI CADERE, HO DECISO DI SEGUIRE LUCIFERO, MIO AMATO, E MIO SIGNORE DELLE TENEBRE> alle mie parole gli angeli si fermano, i cori non cantano più e per un attimo la luce del paradiso smette di essere intensa e accecante.
Accorrono subito gli arcangeli e Micheal indossa la sua armatura, l'armatura che ha usato nella battaglia causata dalla rivolta di Lucifero, quella con cui lo ha spedito all'inferno.
<TU LILITH SEI SICURA DI NON AMARE PIÙ L'ALTISSIMO?> la sua voce è dura, come mai l'ho sentita prima d'ora, mi spunta un sorriso a pensare quanto un angelo possa mentire bene.
<IO AMO LUCIFERO> pure le mie parole sembrano vere e le sento tali per un momento poi ricordo perché lo sto facendo.
<ALLORA IO, MICHEAL, TI CONDANNO ALLA CADUTA E A VIVERE NELL'INFERNO COME SEGUACE DEL DEMONIO> mi punta la sua spada al petto, ma prima di attaccare si avvicina al mio orecchio, cosicché solo io possa sentirlo <Ti amo Lilith, torna da me> poi la sua spada sprigiona un fascio di luce che mi fa cadere dal paradiso.
La caduta brucia, le mie ali sono come paralizzate e non riesco a muovere neanche un muscolo, sento la pelle bruciare e le lacrime rigarmi il viso. "Per una buona causa" ripeto nella mia testa, ma il dolore mi fa urlare, urlare a squarciagola.
Questa caduta sembra infinita, ormai i miei vestiti sono stati bruciati e non sento più le mie ali, sento solo male, come se fossero stare spezzate dalla radice, calde gocce scendono dalla base delle mie ali e mi fa capire che sono andate, andate a tempo indeterminato.
Il mio corpo batte contro il suolo duro, mi alzo traballante, ma ancora prima di riuscire a mettere a fuoco dove mi trovo o chi ho intorno una maglia nera mi viene messa da due grandi mani per coprirmi e a questo gesto si alza un coro di 'no'.
Alzo la testa e metto a fuoco dove sono, il prato dove c'è il punto da cui si può contattare il paradiso e dove ci sono pure i cancelli degli inferi suppongo.
Sono circondata da Demoni, maschi e femmine, ma una cosa li accomuna, il loro sguardo sorpreso, mi guardo intorno cercando di capire cosa stanno guardando, ma non vedo nulla di strano.
<Che avete da guardare?> la mia voce esce tagliente, anche se non sono arrabbiata.
<Guardano te, mia cara, sei splendida> riconosco la voce di Lucifero e mi volto verso di lui.
<che intendi? Cos'ho di sbagliato?>
<di sbagliato nulla, sei solo diversa e incantevole> mi porge uno specchio e vedo il mio riflesso, i miei occhi sono diversi: uno è azzurro e l'altro nero, completamente nero mentre i miei capelli alla base sono neri e sulle punte sono bianchi, il mio volto e leggermente più spigoloso e marcato e i miei canini sono più sporgenti e appuntiti.
Il mio corpo è tonico e ho pure un accenno di tartaruga mentre il mio seno è leggermente più grande.
<Perché sono così?> la rabbia mi invade, pure da demone sono diversa, riconoscibile.
<Non lo so, ma lo scopriremo insieme> Lucifero mi benda poi mi mette un braccio sopra le spalle.
<Non posso ancora rivelarti l'entrata dell'inferno, perdonami> mi conduce verso l'inferno tenendomi stretta a se.
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Ormai sono ore che mi ha portata in questa camera e non ho voglia di fare nulla, il letto è così comodo e questa stanza così graziosa: le pareti sono rosse e qualsiasi mobile, compreso il letto, è interamente nero.
Sulla scrivania ci sono i miei album, i miei colori e altro materiale completamente nuovo, ancora impacchettato, non vedo l'ora di usarlo.
Qualcuno bussa alla porta distraendomi dai miei pensieri e dalle mie fantasia sui nuovi colori.
<Avanti> ho la voce assonata come se avessi dormito giornate intere.
<Buona sera mia signora, sono qui perché Lucifero mi ha incaricata di farla preparare per la cena> entra nella mia stanza una ragazza umana o per meglio dire la sua anima, è cicciotella e non molto alta, i lineamenti del suo viso sono dolci e quest'ultimo è incorniciato da un caschetto biondo e disordinato.
<ti prego, chiamami Lilith, tu come ti chiami? > mi alzo e vado verso di lei abbracciandola, mi rocorda molto Lola.
<Sofia> sembra stranita, ma ovviamente non tutti devono avere il mio tatto qui giù.
<Bene Sofia, da dove iniziamo?> mi accomodo sul letto e la guardo.
<Beh, il sire mi ha detto di farle indossare questo vestito> mi mostra un vestito azzurro, lungo fino ai piedi e con le maniche lunghe, la parte superiore del vestito e fatto in pizzo, molto delicato, ma ora sono un demone non più un angelo anche se una parte di me decide di metterlo nell'armadio.
<Sono un demone non una suora> alle mie parole Sofia ridacchia, mi alzo e apro le ante dell'armadio, non ho neanche bisogno di cercare troppo perché trovo il vestito perfetto; un vestito nero, lungo fino ai piedi, con due spacchi laterali che arrivano fino alla coscia, sulla schiena ha una profonda scollatura mentre la scollatura davanti non è troppo appariscente.
<Questo sarà perfetto> Sofia arrossisce, ma inizia subito ad aiutarmi ad indossarlo.
<Le sta divinamente Lilith> sussurra con gli occhi illuminati <ora se non le dispiace la trucco un po'> mi fa chiudere gli occhi e inizia a truccarmi gli occhi poi le labbra e infine mi fa delle treccine nei capelli poi li lega in una coda alta.
<ecco fatto> alle sue parole apro gli occhi e davanti a me ho una ragazza mai vista prima; gli occhi truccati con una linea di eyeliner e del mascara, le labbra rosse come il sangue e la pelle bianca e candida, ancora non mi sono abituata agli occhi diversi, ma i capelli sono veramente belli.
<Ti ringrazio e smettila di darmi del lei, se vorrai diventeremo pure amiche> alla mia risposta la sento sussultare, d'altronde quale altro demone vorebbe avere come amica un'umana.
<Ora diamo del filo da torcere a Lucifero> scoppiamo entrambe a ridere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 27, 2020 ⏰

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