-capitolo 1- vendita

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(t/n) pov 

Vengo svegliata da una luce accecante, un uomo con una candela entra nella cella buia dove sono rinchiusa, è Sal lo stalliere della famiglia presso cui "lavoro".

-alzati...sguattera! ...muovi il culo ed esci- disse Sal lanciandomi un'occhiataccia. Eseguo l'ordine e mi ritrovo in un corridoio illuminato da tante candele, spostando lo sguardo dal pavimento vedo un uomo grasso sulla 50ina con la bava alla bocca che mi guarda in modo strano, non mi piace per niente voglio tornare nella mia cella. Inconsciamente faccio un passo indietro spaventata.

-è perfetta! La voglio...- dice l'uomo

-ottimo, vado a dirlo al padrone- risponde Sal andando verso le stanze del padrone. Poco dopo torna con il padrone che conclude l'affare con l'uomo di mezza età, in tutto questo ho capito ben poco, prego di sbagliarmi...sono terrorizzata.

Il mio padrone mi guarda con disgusto e conclude –lieto di esserle stato utile- i due si stringono la mano, poi il padrone ordina alle cameriere di togliermi la catena che m'impediva di andare oltre l'ingresso della mia cella (la cella è collegata a un corridoio e tu sei rimasta nel corridoio davanti alla cella).

-ho deciso ti chiamerai Rose. Rose fai un inchino al tuo nuovo padrone- non appena l'uomo proferì quelle parole mi venne voglia di piangere e urlare, ma la mia voce non esce e faccio un inchino con le poche forze che mi sono rimaste. sono denutrita, le mie gambe sono deboli, così come le braccia, riesco a stento a respirare. -oh come sei ubbidiente Rose, ehehehe- vorrei potergli urlare che non mi chiamo rose, che il mio nome è (t/n) e che non sono un oggetto che si passa di mano in mano. -andiamo- disse l'uomo e lo seguo fuori dalla villa. Mi fa salire sulla carrozza. Sono sulla carrozza con il mio nuovo padrone e la sua cameriera –prepara un bagno per Rose e falle mettere quel vestito rosso che amo tanto- dopo averle dato questo ordine si gira verso di me, mi guarda e riprende a parlare –ripensandoci dopo il bagno falla mangiare e riposare, poi le farai mettere il vestito e la manderai da me- -si padrone- risponde la cameriera.

Skip time

Dopo avermi fatta riposare la cameriera di prima mi aiuta a vestirmi, sistemarmi i capelli e truccarmi. Questo vestito fa schifo, penso, in realtà è carino ma la cosa che mi dà fastidio e che le gambe sono scoperte e il corpetto ha uno scollo a cuore che risalta il mio seno, un po' troppo prosperoso per una ragazza della mia età. 

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(i capelli sono del colore che volete)

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(i capelli sono del colore che volete)

In fine la cameriera mi mette un rossetto rosso come l'abito, con queste cose sembro più grande non mi sono mai vista così ed è uno spreco mostrarmi in questo modo a quel porco schifoso.

-ora ti porto dal padrone, non fare niente di stupido e obbedisci a ogni suo ordine- dice la cameriera guardandomi come a compatirmi. Non so come uscirne viva da questa casa ma in un modo farò dovesse essere l'ultima cosa che faccio. Con questo pensiero fisso arrivo alla stanza del padrone o per meglio dire di quel porco, appena entro lui mi rivolge uno sguardo che non avevo mai visto prima, lo stesso sguardo che ha un cacciatore quando ha in pugno una preda. In quel momento iniziai a stringere più forte il collare che ho in mano e che non ho fatto vedere a nessuno, è l'unica cosa che mi era rimasta della mia famiglia. 

akuma love (Sebastian x reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora