Rimango del fatto che mi mancherà tutto.
Mi mancheranno le amiche, gli amici, il mio paese e miei parenti. Prendo la mia valigia e la apro. Dentro non vorrei metterci niente ma allo stesso tempo vorrei portarti tutto via con me per avere un ricordo della mia vita in Italia.
-"Emily sei pronta?"urla mamma in modo che senta anche dal piano superiore.
-"Scendo." rispondo.
E invece volevo rimettermi nel letto,chiudere gli occhi e sperare che sia stato solo un brutto sogno,ma invece è la dura e triste realtà. Prendo la valigia e la alzo di peso per scendere le scale dove incontro papà già con il cappotto addosso che me la prende dalle mani e inizia a scenderla lui al posto mio.
-"Da' qui Em la porto io,è troppo pesante per te amore."
-"Grazie pa'." gli rispondo con un sorrisino sulle labbra.
La mamma era appoggiata al bancone mentre controllava la lista delle cose da non dimenticare; Natasha era intenta a prendere il suo cricetino Mike per abbracciarlo e fargli le coccole prima di partire, anche se non ne c'era motivo,perché anche lui faceva parte della famiglia e veniva via con noi.
Leslie, la più piccola stava giocando con la sua bambola seduta sul divano, ma sembrava comunque molto nervosa per il trasloco. Mi avvicino a lei.
-"Leslie che fai?"le dico sorridendole.
-"Gioco con la bambola. Ne vuoi una anche tu Em? Giochiamo insieme!"
Non ho avuto neanche il tempo di aprire la bocca che mamma ha dato il via per lasciare la casa. Quella mattina era più nervosa di tutti messi insieme si notava dai suoi occhi e dalle sopracciglia che inarcava con forza ogni volta che si rivolgeva a qualcuno.
-"Pronte?!"
-"Eccomi!" dice Leslie alzando la mano sinistra e con l'altra sorreggeva la sua bambola. L'aveva chiamata Kitty,un nome un po' strano per una bambolina, ma piaceva a lei perché le ricordava Hello Kitty, la gattina che fa parte di un cartone animato di cui ne va pazza sin da quando era piccolina.
-"Pronta." dice Natasha con ansia.
-"Emi? Pronta? " mi chiede papà.
-"Si." Ma non era così, io non ero pronta ad un bel niente, ma dovevo esserlo per forza.
La prima cosa che faccio non appena arrivo in macchina è prendere posto vicino al finestrino. Sarò un po'strana ma quando viaggio il finestrino dell'auto, del pullman, dell'aereo, che sia,mi aiuta tantissimo perché riesco a rilassarmi. Prendo il cellulare e collego gli auricolari mettendo la mia playlist preferita. Ho sempre avuto una playlist per ogni occasione, tipo quando faccio il bagno o la doccia, quando studio, quando dormo, quando leggo, quando viaggio ho quando semplicemente voglio ascoltare musica e non pensare al mondo.
Dopo essere arrivati all'aereoporto ho preso sempre posto al finestrino. Era la prima volta che andavo su un aereo e devo ammettere che era l'unica cosa che mi eccitava di più di tutte anche se sarebbe stato piu' piacevole per andare in vacanza e non per andare a rifarmi una vita.
Prima di decollare le hostess sono passate per assicurarsi che tutti avevamo le cinture di sicurezza. Nel momento in cui ci siamo alzati da terra ho sentito un pezzo della mia vita staccarsi da me.
Per dormire durante il viaggio invece di piangere ho preso un sonnifero. Ho dormito per due ore e mi sono svegliata prima dell'atterraggio. Ora mi ritrovavo in un paese che non era il mio, in cui non mi sentivo per niente protetta e sicura.
Dopo l'aereoporto andiamo in auto fino ad Holmes Chapel. Non ho fatto a meno di notare che è una città davvero difficile da memorizzare perché le strade e le case sono tutte uguali. Dovevo tenermi pronta al peggio, sapevo che mi sarei persa un milione di volte prima di imparare le strade a memoria.
Dal finestrino vedo due ragazze che stavano chiacchierando in un bar davanti ad un caffè e in quel momento ho avuto una fitta allo stomaco. Mi è salita la paura che non avrei mai avuto degli amici ed era la cosa più brutta che mi potesse capitare perché io senza amici non so stare.
Arrivati alla nostra casa che avevano comprato mamma e papà con tutti i risparmi del vecchio lavoro del mio futuro papà insegnante, rimasi a bocca aperta per quando fosse grande.
-"Bene, almeno la casa è bella."dissi cercando di non farmi sentire da mamma o da papà, ma il mio tentativo fu invano.
-"Su Em, dopo che ti sarai abituata e avrai trovato nuovi amici sarai felice di vivere qui."
-"Il problema è quando." rispondo.
Vedo papà che inizia a ridere quando guarda Natasha e Leslie urlare dalla felicità. Mi accorgo che qui l'unica ad essere pessimista e triste ero io. Dovevo pensare alle cose positive e alle nuove amicizie che avrei fatto.
La mia camera era enorme e la cosa mi piaceva. Inziai a mettere tutte le mie cose a posto ma poi caddi in un sonno profondo, sperando che il giorno dopo sarei stata più positiva.
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Let me be yours || Harry Styles
FanfictionEmily, 17 anni, studentessa modello, è costretta con la sua famiglia a lasciare il suo paese natale per dirigersi in Inghilterra, Holmes Chapel,dove il padre inizierà una carriera di insegnante. Così Emily, sarà costretta a frequentare un nuovo coll...