4. Incubi e dolorose rivelazioni

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"Certamente, se ci riuscite. Facciamo una gara. Io, vostro fratello e voi. Che ne dite Buckingham?" Gli chiese guardandolo.
"Non ci tengo, mia sorella sa essere troppo competitiva e non voglio stare a sentire le sue lamentele. Preferirei guardarvi gareggiare insieme." Gli rispose educatamente con una nota di divertimento nella voce.
"Qualcuno che vuole gareggiare contro me e questa formidabile cavallerizza?" Chiese guardandosi le spalle per guardare gli altri presenti.
"Se me lo permettete, vi farò compagnia, maestà." Gli rispose il conte di Rivers.
"Ottimo, allora. Philip. Date il via. Il primo che arriva a quella siepe tagliata come un cono, vince." Disse mentre si faceva raggiungere dal conte di Rivers mettendosi al posto di Philip.
"Via!" Disse Philip notando tutti e tre pronti per partire.
Eadlyn diede un leggero calcio con lo stivale facendo velocizzare l'andatura del suo cavallo e presto si ritrovò sola mentre i due uomini le stavano dietro.
Dopo pochi metri raggiunse la siepe vincendo di conseguenza.
"Lady Eadlyn. Ora ho veramente paura di voi." Le disse Carlo ridendo mentre provava a calmare il suo cavallo.
"Ma è una paura inspiegata. Non dovete provare questo, al contrario, dovreste provare stupore." Gli disse sorridendo mentre dava lievi carezze al cavallo.
Ritornarono alle scuderie dove lasciarono i cavalli e si ritirarono nelle loro stanze e lei ne approfittò per mangiare qualcosa.
Subito dopo si mise a leggere sul letto finchè si addormentò per qualche ora.
Quando si svegliò, notò che erano le cinque del pomeriggio, così si mise un paio di pantaloni per cavalcare e si diresse verso le scuderie.
"Ancora voi, milady. Immagino che non vi piacciono le sale da gioco o i salottini per il tè." Le disse sellandole un cavallo.
"Ha pienamente ragione, ma cosa posso farci? Sono abituata così da quando ero ancora piccola." Gli rispose sorridendo.
"Il vostro cavallo è pronto." Le disse porgendole le redini.
"Oh. Anche qualcun altro ha voglia di cavalcare questo pomeriggio." Le fece notare guardando oltre le sue spalle.
Lei si girò e notò il fratello avvicinarsi.
"Sapevo di trovarti qui senza andare a chiedere alle tue cameriere." Le disse per poi chiedere all'uomo di sellare un altro cavallo per lui.
"È il mio unico svago. Domani prometto di comportarmi bene al ballo e di non andare a cavalcare di pomeriggio." Gli promise sorridendo.
"Va bene. Dai sbrigati che abbiamo poco tempo. Per le sette sono atteso dal re." Le disse per poi salire sul suo cavallo e lo stesso fece lei.
"Cosa deve dirti?" Gli chiese curiosa, ma lui preferiva non parlarne.
"Vuoi allenarti? Ho portato due spade, infondo è da vari giorni che non ne tieni una in mano." Le disse sorridendo.
"Veramente? Certo che sì." Gli rispose felice.
Quando trovarono un luogo appartato dai grandi alberi di un boschetto, legarono i cavalli ad alcuni rami bassi ed iniziarono a tirare di scherma.
"La destra è più coperta del solito. Come mai?" Le chiese divertito.
"Durante la battaglia Harry me lo ha riferito e ho cercato di correggermi. Tra qualche anno riuscirò a batterti." Gli disse sorridendo fiera dei suoi miglioramenti.
"Sì, ma dovrai rimanere molto attenta, come ora." Le disse sbarazzandosi della sua spada.
"Mi distrai. È come guardarsi allo specchio." Gli disse imbronciata per poi recuperare la sua spada.
"Capisco. Cercherò di cambiare il mio viso." Le disse ridendo.
"Non pensarci nemmeno. E già difficile essere te quando sono più bassa di te, figuriamoci se cambi anche qualcosa del tuo viso." Gli disse ridendo e subito dopo ripresero ad allenarsi.
Sulla strada del ritorno incontrarono Albert Nottingham che si ricordò del ragazzo.
"È quello con cui ho duellato e alla fine ha vinto." Disse sottovoce Eadlyn mentre si avvicinavano a lui.
"Capitano Nottingham. Cosa ci fate da queste parti?" Gli chiese Philip cordiale.
"Convocazione dal re. Ha insistito affinché partecipi a questo ballo. Philip, non ho ancora avuto l'onore di conoscere la vostra accompagnatrice." Disse facendo un lieve inchino con la testa.
"Lei è mia sorella Eadlyn. Eadlyn. Lui è il capitano Nottingham. Era un mio collega durante la battaglia che abbiamo tenuto durante l'inverno." Disse presentandoli.
Dovrebbe essere il contrario, visto che io lo conosco già. Pensò divertita mentre faceva un cenno con la testa.
"È un onore conoscervi. Philip mi ha parlato molto dei suoi colleghi quando è ritornato dal campo di battaglia." Disse lei sorridendo.
"Non vorremmo trattenervi. Va a fare una passeggiata?" Gli chiese Philip.
"Affatto. Ho appena terminato perchè ero andato dalla parte opposta."
"Eadlyn, la prossima volta dovremmo andarci anche noi, non credi?" Le chiese sorridendo.
"Hai ragione. Infondo questi giardini sono fatti per cavalcare.
"Da quanto tempo cavalcate?" Le chiese Albert curioso.
"Da quando ero piccola. Mio padre era solito portarmi con sè sulla sella e poi mi regalò un pony. Successivamente alla sua morte, alcuni amici dei nostri genitori ci regalarono due cavalli che teniamo ancora nelle scuderie perchè ci siamo affezionati." Gli spiegò sorridendo e suo fratello la guardava con disapprovazione. "Va bene. Mi ero affezionata a loro, ma mio fratello li voleva vendere al primo offerente. Erano dei purosangue ed hanno concepito altri cavalli molto carini. È grazie a loro se ora abbiamo molti puledri e cavalli." Disse lei per difendersi.
"Vi capisco molto bene. Posseggo vari purosangue ed è grazie a loro se si hanno dei forti puledri." Disse Albert intenzionato a non parlare molto.
Dopo un po' ritornarono a palazzo e mentre Eadlyn salutava il suo cavallo, suo fratello ed il capitano andarono verso il palazzo, ma con due intenzioni differenti.
Philip andava a discutere con il re delle ultime notizie avute dall'assassino dei loro genitori, mentre Albert per andare nelle sue stanze e cercare di fuggire ai suoi demoni, rifugiandosi nella solitudine.
Anche Eadlyn fece lo stesso e dopo essersi fatta un bagno caldo si mise a leggere un libro fino a tarda notte finchè si addormentò.
Lo stesso incubo le dominò la mente fino a farla svegliare con il batticuore e la gola secca.
Notò che erano le cinque e qualche minuto, così decise di prepararsi per andare a cavalcare. Non sarebbe rimasta con le mani in mano e sicuramente non avrebbe ripreso sonno facilmente.
"Sir Albert? Anche lei è sveglio?" Gli chiese dopo averlo incrociato per strada, leggermente titubante e con il cuore che faceva le capriole.
Calmati Eadlyn. Non è burbero e dubito che possa farmi del male. Pensò cercando di mascherare la voce acuta con un po' di tosse.
"Sì. Cosa ci fate alzata a quest'ora?" Le chiese confuso.
"Voglio fare una cavalcata." Gli disse sorridendo sperando che volesse accompagnarla, ma lui non ne aveva intenzione.
"Allora buon proseguimento." Le disse facendo un inchino per poi dirigersi verso le sue stanze. Doveva finire di rintracciare i suoi demoni del passato e gli ultimi due dovevano essere eliminati.
Eadlyn cavalcò per tutta la mattina finché si accorse che erano le dieci, ma in compenso aveva perlustrato tutti i giardini.
"Eadlyn. Hai saltato la colazione. Sbrigati a mangiare qualcosa e preparati. Andiamo in città." Le disse il fratello incontrandola nul corridoio.
"A fare cosa?" Gli chiese curiosa.
"Dovrai comprare qualche nuovo vestito, no? E sicuramente delle scarpe comode. Oggi sono certo che chiunque vorrà ballare con te." Le disse ridendo.
"Va bene. Mi preparo in fretta." Gli disse per poi entrare nella sua stanza iniziando a prepararsi con l'aiuto delle tre cameriere.
Lei ed il fratello girarono la città in lungo ed in largo finchè Eadlyn trovò un vestito di seta perlata con il corpetto in pizzo nero.
"Questa è la tua scelta?" Le chiese il fratello guardandola.
"Sì. È bellissimo." Gli rispose sorridendo.
"Milady. Aveva chiesto anche delle scarpe comode. Qui abbiamo un modello che si abbina al vestito." Disse il signore che li aveva accompagnati per poi posarle tra le mani un paio di scarpe graziose.
"Sono bellissime." Disse lei valutandone la morbidezza con i polpastrelli.
Finiti gli acquisti, ritornarono a palazzo ed iniziarono a prepararsi.
Carlo le chiese nuovamente di ballare ed accettò volentieri anche gli altri inviti.
I piedi non le dolevano e sperava di poter ballare tutta la notte.
Albert, in piedi a parlare con dei colonnelli, notò la ragazza che stava ballando e resistette all'impulso di andare a chiederle un ballo.
Era bellissima.
Non aveva mia visto una bellezza del genere ed assieme alla grazia che la caratterizzavano non le aveva mia viste in un'unica persona.
La festa terminò molto tardi ed i presenti si ritirarono nelle loro camere.
Mentre Eadlyn entrava nella sua, sperava solo di addormentarsi senza incubi, ma per quel momento si concentrò a togliersi il vestito e sciogliere i capelli.
Andò a stendersi sul letto, ma era sopraffatta dai ricordi strazianti di molti anni fa, così indossò la sua vestaglia ed uscì dalla stanza per raggiungere quella del fratello.
"Milady. Avete perso la strada per arrivare alla vostra stanza?" Le chiese una voce dietro alle spalle. L'uomo era visibilmente ubriaco ed in cerca di compagnia, ma lei non era disposta a fermarsi.
"Oh. Affatto, sir. Devo andare a discutere di una questione importante con mio fratello. Buonanotte." Gli disse per poi affrettarsi a raggiungere la stanza di Philip.
"Phil." Disse entrando di soppiatto con il risultato di spaventare il fratello.
"Eadlyn. Mi hai fatto prendere un colpo. Cosa c'è?" Le chiese scompigliandosi i capelli con una mano.
"Niente... È che non riesco a dormire." Gli disse guardandosi le scarpe.
"Stenditi pure sul mio letto. Finisco di scrivere questa lettera e vengo a dormire accanto a te." Le disse sorridendo, divertito e intenerito dalla sorella.
Lei fece come le aveva detto ed aspettò che il fratello terminasse di scrivere la missiva.
"Allora. Abbiamo qui un furetto dispettoso che non vuole dormire nel suo letto. Ti farei il solletico, ma sono troppo stanco." Le disse stendendosi sul lato libero per poi avvicinarsi a lei per abbracciarla.
"Anch'io. Avevi ragione. I balli sono stancanti." Gli disse esausta.
"E pensare che ci aspetta un altro quando finirà maggio." Le disse divertito.
"Oh, no. Posso non indossare le scarpe? Sarebbe più comodo." Gli disse ridacchiando.
"Tu senza scarpe non ci vai. Te lo vieto." Le disse ridendo.
"Va bene. Vorrà dire che indosserò gli stivali." Disse aspettando la reazione del fratello che non tardò a venire.
"Sei incorreggibile. Come puoi pensare una cosa del genere? Nessuna fanciulla calza gli stivali per ballare." Le disse toccandole il naso con un dito.
"Tanto non si vedono. Che importanza ha?" Gli chiese ridendo.
"Si vedono, fidati. Quando fate le piroette oppure salite le scale o quando camminate." Le disse sorridendo.
"Philip Leonard Junior Buckingham. Come fai a sapere certe cose?" Gli chiese con tono incriminatorio.
"Una volta Beatrice ha voluto andare ad un ballo senza le scarpe e mi ha chiesto di controllare se si vedevano o meno. Come puoi ben capire, i piedi si vedevano, dunque ha dovuto mettersi le scarpe, come dovrai fare anche tu. E ora dormi, altrimenti non potremo andare a cavalcare domani mattina." Le disse per poi addormentarsi e lo stesso fece lei.
Mentre dormivano si svegliarono allo stesso momento a seguito del medesimo incubo.
"Philip." Disse lei con il fiato corto e le lacrime agli occhi.
"Eadlyn." Disse lui mentre cercava di calmare il cuore e nel buio si abbracciarono cercando di calmarsi e di calmare l'altro. "Era solo un incubo." Le disse accarezzandole i capelli.
"Eppure tutte le sere ci disturba. Sono ricordi che non potremo cancellare, Phil. Non potremo mai abbandonarli. Non riusciremo mai a dormire." Disse lei piangendo sommessamente.
"Ti prego. Non piangere. Non lo sopporto. Non sopporto tutto questo. Eri troppo innocente, non dovevi saperlo. Mi dispiace. Avrei dovuto portarti altrove." Disse lui abbracciandola mentre cercava di trattenere le lacrime.
"Philip. Non è stata colpa tua. Non puoi addossarti la colpa degli altri." Gli disse stringendosi a lui.
"Non preoccuparti per questo adesso." Le disse accarezzandole i capelli.
"Phil. Devi dirmi qualcosa?" Gli chiese notandolo freddo e distaccato.
"Eadlyn. Ho fatto uccidere due degli uomini ed ora manca solo il terzo. È in Irlanda e presto vendicheremo i nostri genitori." Le disse stringendo la mano libera in un pugno.
"Philip. La questione in Scozia erano i due uomini?" Gli chiese mentre veniva trapassata da un brivido improvviso.
"Sì, Eadlyn. So bene che non ti piace la vendetta, ma non posso dormire sapendoli vivi e che possono ucciderti da un momento all'altro." Le disse cercando di guardarla con la fioca luce della luna che attraversava le finestre.
"Philip. Come hai potuto uccidere... Degli uomini e... E tenermelo nascosto?" Gli chiese sconvolta ed arrabbiata mentre spostava le coperte per scendere giù dal letto.
"Eadlyn. Devi capirmi. L'ho fatto per il nostro bene. Per il tuo ed il mio. Se non li uccidevo, sarebbero venuti a ucciderci." Le disse scendendo dal letto per poi raggiungerla.
Era già uscita nel corridoio e lui la fermò per un polso.
"Aspetta Eadlyn." Le disse guardando i suoi occhi infiammati dalla rabbia.
"No. Lasciami!" Gli disse strattonado il polso finchè si liberò dalla presa del fratello.
Albert, seduto contro la porta della sua stanza, sentì quasi tutto il litigio mentre cercava di affogare i suoi pensieri nel vino.
I due fratelli odiavano litigare e questo non era il buon momento o il buon motivo.
Si diresse verso le sue stanze e si mise a sedere sul letto abbracciandosi le ginocchia.
"Phil. Cosa hai fatto? Ti sei sporcato le mani del loro sangue. Perchè hai ucciso?" Mormorò mentre piangeva sommessamente.
Con un po' di coraggio si asciugò le lacrime ed andò alla finestra per guardare il cielo.
Quando spuntò il sole, le cameriere vennero per prepararla e la trovarono già sveglia.
"Vostro fratello ha mandato un biglietto per voi." Le disse Sarah porgendole un pezzetto di carta ripiegata.

And If I... (Complementari O Uguali?)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora