La partenza

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"Certo! Le farò sapere al più presto... si si... ne parleremo insieme a cena e la richiamerò... certo capisco... grazie ancora, arrivederci!" 

"Allora?" mio padre era rimasto tutto il tempo immobile con Tara in braccio, la quale, forse avvertendo la tensione nell'aria, non aveva fiatato. "Sono a casa!" la voce di mia madre arrivò prima che riuscissi ad aprire bocca "Che succede? Una riunione di famiglia?" 

"Ha appena chiamato il Dott. Verardi, per Abbu, ha detto che forse c'è una soluzione per localizzare il cancro, e se fallisse c'è lo stesso una percentuale un pochino più bassa che possa esserci una cura" gli occhi di mia madre s'illuminarono e abbracciò papà per poi scostarsi imbarazzata, la nostra cultura è nota per il non mostrare gesti d'affetto amoroso in pubblico, neanche di fronte ai propri figli. Un po' mi dispiacque finire il mio discorso "Ci ha consigliato una clinica a Ginevra, in Svizzera" lo sguardo speranzoso di mio padre fu sostituito da uno preoccupato "Il direttore della clinica è un caro amico del dottore e sarà proprio lui con suo figlio a seguire Abbu, e ci hanno anche già trovato un alloggio" 

"Ha detto quando bisognerà andare? Certo partirei in questo stesso istante Gurjot ma il lavoro, il viaggio, le cose, come faremo?" Mia madre incominciò come su solito ad andare nel panico, ma forse per una volta non esagerava, in fondo era lei a mantenerci, io per mio conto facevo ripetizioni a ragazzini di alcuni amici di famiglia, ma quello che guadagnavo bastava per i miei studi "Chiama i genitori di Karan a cena, per favore, voglio il consiglio di un amico" Mio padre con la sua calma cercò di riportare l'ordine e poi rivolgendosi a mia madre, aggiunse "Cara tu rilassati, fai una bella doccia, i Kumar sono una famiglia che viaggiava molto in India, loro sapranno sicuramente come indirizzarci" e detto questo prese Tara per mano ed entrò in cucina per incominciare a preparare la cena. Io rimasi lì, il dottore aveva consigliato una settimana, massimo due per partire, per minimizzare i tempi, e quasi mi sentii egoista a pensare dei miei studi: ma la mia specializzazione?

La serata fu veramente un successo, i Kumar erano persone veramente brave nell'organizzare, il padre di Karan ci consigliò di partire la settimana seguente, come consigliato dal medico, e di portarci solo l'essenziale per la casa, e un paio di cambio di vestiti a testa, al resto avrebbero pensato loro. Ogni paio di giorni ci avrebbero mandato via DHL il resto delle cose che noi avremmo opportunamente messo in scatole e numerate in ordine di importanza. La madre di Karan, invece, si offrì di coprire parte dei turni di mia madre e trasferirsi da noi fino alla nostra partenza per darci una mano, mentre io e Karan ci saremmo occupati dei biglietti aerei. 

"Come farai per la specializzazione? I bandi verranno pubblicati tra poco, e dubito che tornerete in tempo" mi chiese Karan mentre mi aiutava a sparecchiare la tavola "Mi piacerebbe saperlo, ma non ho la più pallida idea di come fare, d'altra parte non voglio aumentare il carico di preoccupazioni che i miei genitori stanno già sopportando" il mio amico mi diede una spintarella "Arya ma lo hai detto tu che quello a Ginevra è il direttore della clinica, lui saprà come aiutarti, la cura di tuo padre potrebbe durare molti mesi se non anni, lascia stare l'Italia, Ginevra è un'opportunità a dir poco entusiasmante!" dubito Karan avesse sospettato che le sue parole sarebbero corrisposte al vero, che il nostro soggiorna a Ginevra sarebbe stato lungo, molto più del previsto.

Il giorno della partenza solo Tara era elettrizzata del viaggio nella sua ingenuità, si era svegliata alle 4 del mattino senza fare alcuna storia, con un sorriso grande così. Sospetto che nessuno di noi oltre lei avesse dormito un granché quella notte, quando riattaccai Facetime con Elisa erano le due passate del mattino, avevamo parlato di tutto e mi dispiacque non esserci riuscite a vedere prima della partenza. Quando scesi a bere dell'acqua trovai mia madre sul divano mentre pregava che tutto andasse bene e passando davanti alla stanza dei miei genitori trovai mio padre che scorreva chissà cosa sullo schermo del cellulare, eravamo nervosi, neanche stessimo andando in guerra e a malapena ci parlammo a colazione. Fu il padre di Karan ad accompagnarci all'aeroporto mise su della musica allegra sollevandoci l'umore, lo ringraziai mentalmente quando a mia madre vennero le lacrime agli occhi dal ridere ripensando a una qualche situazione sulla quale i tre genitori avevano assunto un'aria misteriosa, salutarsi non fu tanto difficile. Sollevati com'eravamo, più ottimisti e positivi, promettemmo all'Italia, mentre l'aereo decollava dall'aeroporto internazionale di Milano, che quando saremmo tornati lo avremmo fatto con sole belle notizie. Tara si addormentò quasi subito tra le mie braccia, l'aereo non le piaceva più così tanto da quando era decollato, la piccola aveva così scoperto l'esistenza delle vertigini. Fu seguita da mio padre che incominciò a russare sonoramente, ed infine anche mia madre, stanca delle continue gomitate che continuava a dare ad Abbu. Il volo non era poi così lungo, avremmo fatto scalo a Zurigo per un'ora e sullo stesso aereo ci saremmo diretti a Ginevra, più o meno tre ore e mezza in totale, e perciò decisi di rimanere sveglia, avevo un buon presentimento per questo viaggio, e adesso che ci penso era il primo che facevamo con la piccola Tara. Quando il volo decollò da Zurigo svegliai i miei genitori poco dopo le hostess passarono ad svegliare il resto dei viaggiatori con "Fasten your seatbelts please, we're arriving at Geneve's International Airport

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Ciao a tutti cari lettori, come vi sta sembrando la storia? Se vi sta piacendo lasciate un commento o una stellina, per qualsiasi consiglio mi vogliate dare fate pure liberamente, ne sarei veramente felice

Nell'attesa del prossimo capitolo vi posso anticipare che il punto di vista interno non sarà più quello di Arya

Un bacio da Raman

Onore o amore?*sospesa*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora