12.Un tizio di catrame mi confonde le idee.

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-Percy! Attento! Giù! Abbassati!
Lui fece una veloce capriola in avanti riuscendo ad evitare per un pelo lo spadone a due mani dell'uomo dietro di lui. Era alto e massiccio; di colore. Aveva un che di non umano e il bronzo celeste non gli faceva granchè. Aveva un ghigno crudele stampato in faccia e si avvicinava lentamente, come per pregustarsi la nostra fine. Eravamo sul tetto di un palazzo a Brooklyn. Poco prima stavamo camminando tranquillamente, per quanto possa essere tranquillo un semidio, e questo coso ha acchiappato Grover portandoselo sul tetto. Noi ovviamente abbiamo preso di filato l'entrata del palazzo e siamo corsi, piano per piano, fino al tetto dove quel tipo stava minacciando di buttare Grover giù per trentacinque piani. Rideva sguaiatamente.
Lo ferivamo, ma sembrava non importargli nulla delle ferite e del sangue.
-CREDO CHE NON PROVI DOLORE!
Ci urló Annabeth.
-SARÀ UN'ALTRA SPECIE DI INCANTESIMO!
Io annuii.
Rotolai a terra e gli infilzai la gamba. Lui abbassò lo sguardo e mi sorrise.
Che carina questa bambina.
Mi aveva parlato con la mente?
Non ti stupire. Ci sono cosa che non puoi capire piccolina.
Oddei.
Non ci credevo. Lo guardai stralunata. Lui continuava a sorridermi. Si sentì un suono. Come un ultrasuono, di quelli che ti spaccano i timpani e ti fanno venire i brividi alla schiena. Il mostro guardò verso l'alto sorridendo.
Stava sorgendo l'alba. Il sole inizió a illuminare l'uomo che troneggiava su di me. Aveva i denti aguzzi aperti in un crudele sorriso. Gli occhi sembravano occhi di serpe; tra il verde è il giallo con la pupilla allungata. La sua pelle era ricoperta di una sostanza tra il nero e il marrone. Appiccicosa, simile a catrame. Trattenni il fiato. Non avevo mai visto niente di tanto orribile.
Ora devo andare. Mi dispiace. Ci divertiremo un'altra volta.
Mentre "parlava" guardai gli altri e dalle loro espressioni capii che anche loro lo stavano sentendo. Lui continuava a a ghignare.
Mi prese per la maglia e mi mise in piedi. Mi sfioró la guancia e mi "sussurrò" nella mente.
Ci rincontreremo figlia della saggezza e del potere. Ci rincontreremo e ti distruggerò.
Io degluitii. E cercai di allontanarmi. Lui mi lasciò, si toccò un ciondolo che aveva al collo e scomparve.
Io guardai gli altri.
-Parlava nella mente! Che figooo!
Guardammo Grover esasperati e lui fece silenzio.
-Ha parlato a te.
Guardai Annabeth. Sapevo che parlava con me.
-Cosa ti ha detto?
Percy mi guardó preoccupato.
-Mi ha detto: " Ci rincontreremo figlia della saggezza e del potere. Ci rincontreremo e ti distruggerò. "
Non saprei cosa voglia dire.
-Figlia della saggezza e del potere?
Mi domandó Annabeth.
-Sì.
-Figlia della saggezza, figlia ti Atena. Figlia del potere... Cosa potrebbe significare?
-Non ne ho idea.
Dissi io.
-La sentite anche voi questa puzza?
Mi guardarono allibiti.
-Ahm... No.
Percy sembrava confuso.
-È come qualcosa di marcio. Immondizia putrefatta. Credo che fosse l'uomo.
-Non so, ho hai un olfatto super fine o qui c'è sotto qualcosa. E una domanda come fai a sapere l'odore dell'immondizia putrefatta?
Disse Grover.
Io liquidai la domanda con un gesto della mano e seguii i miei amici giù per le scale.
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Eravamo in un bar vicino all'edificio dell'attacco. Eravamo entrati per bere un caffè per scaldarci.
Era metà autunno e faceva davvero freddo. Mentre bevevamo la nostra bibita ripensai a il mio arrivo al Campo.
-Sono stupida.
Gli altri mi guardarono.
-Scusate. Stavo pensando ad alta voce. Quando sono arrivata al Campo credevo di non essere una semidea (perché è molto difficile da credere), ma potevo capirlo senza creare troppa confusione.
Mi guardarono con espressioni interrogative.
-Se sono entrata al Campo devo avere qualcosa come voi no?!
Feci un altro sorso dal mio cappuccino.
Grover fece per dire qualcosa, ma si interruppe perché un ragazzo si era appoggiato al nostro tavolo.
Lo guardai. Alto, castano, occhi grandi e marroni con gli occhiali. Sorrideva.
-Tu saresti...?
Percy lo guardava sospettoso.
Io mi alzai e il suo sguardo si spostò su di me.
-Non me lo dire. Simon Lewis?
Il ragazzo cambió subito espressione. Da divertita a sbalordita.
-Come fai a sap... Cosa te lo fa pensare?
Io alzai un sopracciglio.
-Beh solo il fatto che sei la persona uguale sputata alla descrizione di Cassanda Clare in Shadowhunters.
Lui aprì la bocca, ma non emise suoni.
-Mondano/Vampiro/Compare o quel che sei, possibile che tu ci metta tanto?
Un ragazzo biondo alto con gli occhi dorati in tenuta nera si avvicinò al tavolo.
Io quasi mi strozzai con la mia stessa lingua. Jace Herondale era davanti a me.
Annabeth per la prima volta da quel tetto parlò.
-Ora spiegatemi. Anche i personaggi di quei libri sono veri?
Era scettica. Come se avesse paura di essere preda di uno scherzo.
Io e Jace rispondemmo in coro.
-Tutte le storie sono vere.
Lui per la prima volta mi guardó.
Non sorrise.
Io guardai in basso. Mi sentivo piccola per poterlo guardare negli occhi.
Allison. Non perdere la testa ogni volta che vedi un ragazzo dei tuoi libri, sono perfetti, sì, ma sono impegnati e tu non sei una sgualdrina.
Mi ripresi dai miei pensieri che la tensione si poteva toccare.
-Io...Ahm...
Simon sussurró qualcosa all'orecchio di Jace. Quest ultimo annuì.
-Bene. La ragazza.
Mi indicò.
-Sa chi siamo. E credo che possa dire che non siamo cattivi.
Tutti mi guardarono.
-Beh.
Mi sedetti e notai che Annabeth mi guardava ostile. Con uno sguardo che diceva tipo "Sorprendimi, vediamo che hai in serbo per noi. Per ucciderci".
Deglutii.
-Nel libro c'erano i retro scena. Ora non posso sapere se voi ritenete CATTIVI noi o se siete posseduti o se il Conclave ci vuole morti.
-Il Conche?
Io, Jace e Annabeth zittimmo Percy.
-Puoi star sicura che non vogliamo farvi del male, vogliamo solo parlare.
Guardai i miei amici. Guardai i due Shadowhunters.
-Beh qui tutti sappiamo combattere anche più di discretamente quindi o finirà tutto in carneficina o staremo tutti bene. E non credo che qualcuno voglia vedere tutti, amici, nemici e se stesso, morti. Quindi io credo che possiamo ascoltarli.

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