5. Un serpente isterico cerca di ucciderci.

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-Annabeth!

Chiamai.

-Cosa hai detto al Signor D per convincerlo?

Lei mi guardo con uno sguardo furbo.

-Gli ho elencato la noiosità di questa impresa, la (non vera) assenza di pericolo, un elenco di domande e scocciature che "il suo Perry Johnson" gli avrebbe causato e lui mi ha fermato dandoci il permesso di partire.

Sgranai gli occhi.

Non pensavo che il Signor D fosse davvero così.....

Ci guardammo e scoppiammo a ridere. I ragazzi ci guardarono con un'espressione confusa e poi scoppiarono a ridere anche loro.

Camminammo fino alla fermata di un taxi pubblico, perché Percy e Grover si rifiutarono di salire sul "Cocchio Della Dannazione" un'altra volta (con tutto il mio disappunto). Ci facemmo portare fin sotto casa mia, pagammo e aspettammo che il taxi se ne andasse. Ci fermammo a guardare il portone di vetro con i campanelli affianco. Ci guardammo e io salii i due scalini che mi dividevano dalla porta. Guardai o campanelli e suonai quello con scritto Ryan. Una volta sotto il nome Ryan c'era il nome Knight, quello di mia madre. O quella che credevo fosse mia madre. Appoggiai il dito al campanello senza suonare e pensai a tutte le cose in cui avevo creduto che erano state stravolte in alcuni giorni. Senza accorgermene una lacrima iniziò a scendermi sulla guancia. Sentii la mano di Annabeth appoggiarsi sulla mia spalla

-Forza. So che è difficile, ma presto si sistemerà tutto vedrai.

Io annuii e cliccai il bottone. Aspettai risposta, ma non arrivò.

Il cuore iniziò a battermi più forte e più veloce. Risuonai. Le lacrime aumentarono.

Il cuore accelerava. Nessuna risposta. Le lacrime ormai scendevano come pioggia e il cuore era indeciso se fermarsi o accelerare, in dubbio andava a scatti facendomi male al petto. Suonai altre tre volte, consapevole degli sguardi preoccupati dietro di me. Tenni premuto il bottone per un po', ma ancora nessuna risposta. Impallidii e il mio cuore decise di rallentare e rallentare... Iniziò a girarmi la testa e caddi all'indietro. Percy si affrettò a prendermi al volo e a farmi bere un sorso di nettare. Mi riebbi e mi rimisi in piedi. Mi appoggiai al muro con la fronte e cercai di metabolizzare la situazione senza riuscirci. Per la frustrazione tirai una testata al muro. Percy mi afferrò per le spalle e mi scrollò.

-Forza Allison! Ascoltami!

Io lo guardai con occhi lucidi, ma più coscienti di prima.

-Senti piccola, asocltami.

Iniziò lui con voce dolce cingendomi con le sue braccia.

-Ora andiamo a cercare i tuoi parenti okay? Non é detto che siano in pericolo magari hanno la musica alta e...

-Impossibile.

-Allora sono fuori...

-Dubito.

-Smettila di infrangere tutti i miei tentativi di tirarti su il morale.

Sorrise. Io sorrisi.

Mi sciolsi dall'abbraccio improvvisamente consapevole che la sua ragazza ci stava guardando. Mi stirai i vestiti con le mani guardandomi i piedi com'era mio solito fare nei momenti imbarazzanti, mi asciugai la faccia e sorrisi.

-Beh, andiamo!

Percy fece segno di seguirlo e salimmo fino al nono piano del palazzo. Trovammo la porta del mio appartamento socchiusa. E il mio cuore (ri)iniziò a fare le bizze. Percy la spalancò con un calcio ed entrò in casa. Noi lo seguimmo. Trovammo il salotto sottosopra e sangue ovunque. Soffocai un urlo e Grover mi prese per le spalle, mi voltò e mi portò nel giroscale. Percy ed Annabeth uscirono con un'espressione preoccupata.

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