Capitolo 14 "Il gran finale"

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"Allora stronzi? Che c'è, non vi fate più vedere?" Gandia continuava imperterrito a chiamare i rapinatori, non sopportava più essere un ostaggio, "Facciamo così, se uno di voi non esce subito, sparo in testa a questo qui" disse l'uomo puntando la pistola alla testa di uno dei complici. "Va bene, va bene... esco io" urlò Palermo da dietro le scale.

L'Argentino uscì dal suo nascondiglio con le mani alzate, avanzando lentamente verso l'ex capo della sicurezza, il quale non appena lo vide, gli puntò contro l'arma. "E così il primo a morire vuoi essere tu, frocio..." gli sputò contro Gandia con disprezzo, aveva un odio profondo per tutti i membri della banda, ma specie per lui, per il suo carattere colmo di menefreghismo e superiorità.

"Gandia, non fare mosse avventate, se anche mi spari, i miei compagni arriveranno in pochi secondi, e non sai da che parte... in qualsiasi caso tu moriresti; se fossi in te, penserei a tuo figlio Juanito, che non potrà più riaverti a casa, o alle sue partite" Palermo parlava con una tranquillità e una calma disarmanti, come se le avesse dette al suo migliore amico. Quando voleva sapeva fingere davvero bene.

Gandia era rimasto spiazzato da quelle parole, e per la prima volta in tanto tempo, per un momento non seppe cosa fare; ciò che gli aveva detto il rapinatore non era sbagliato, e l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, era ferire suo figlio.

Quel momento di incertezza però, seppur breve, risultò ugualmente fatale all'uomo; perché in quell'esatto momento, da dietro le sue spalle, Shangai gli sferrò un potente colpo, che lo fece barcollare e perdere presa sulle armi, le quali caddero a terra.

Palermo si affrettò a prenderle, mentre Shangai iniziò un violento scontro con Gandia; l'Argentino a quella vista prese e se ne andò dall'entrata, iniziando a correre verso il tetto, dove tutti i suoi compagni, si stavano preparando alla fuga. Mentre raggiungeva la sua destinazione, l'uomo pensò tra sé e sé, *Dai ragazzino, per una volta che mi fido di te, non farmene pentire*, eh già, perché:

-"Che facciamo?", "Non lo so... Non ho idee" rispose Palermo, ma poi, "Ascolta ho un'idea, ma devi fidarti di me..." propose Shangai, con una nota di entusiasmo nella voce, l'Argentino seppur titubante annuì, "Allora tu esci con le mani alzate, ed inizi a parlare, per distrarlo, per distogliere la sua attenzione... Io intanto passo dall'ala Est e lo aggiro, gli arrivo da dietro e lo colpisco alle spalle... Quando lascia cadere le armi, te le prendi e corri sul tetto avvertendo gli altri di tenersi pronti per andare via... io metto KO Gandia e vi raggiungo" spiegò attentamente il giovane. Palermo che era allibito, gli rispose con una certa agitazione, "Sei impazzito?! Quello lì, ti ammazza a mani nude... e poi tua sorella non me lo perdonerebbe mai se ti accadesse qualcosa" l'Argentino non voleva ammetterlo, ma forse un pochino si era affezionato al ragazzo, e poi diamine, era suo cognato! *Non siete ancora sposati tu e Firenze* zitta coscienza di merda.

"Ascolta, mia sorella mi ha addestrato per tutti gli anni che siamo stati insieme, e il Professore mi ha insegnato alcune tecniche che non conoscevo... Posso farcela" Shangai fissò Palermo nei suoi occhi azzurri, cercando di convincerlo. Lui nonostante il passato, si era fidato dell'Argentino, quando si era rimesso con sua sorella, ora doveva ricambiare il favore.

Alla fine, anche se con tanti dubbi, "Va bene, proviamoci".-

Ed ora il ragazzo si ritrovava a combattere a mani nude, con un ex assassino. La lotta era quasi completamente in pari, con colpi a segno da ambo le parti. Il colpo decisivo però arrivò quando Gandia, ebbe la pessima idea di dire, "Sai, peccato che non sia qui anche quella stronza di tua sorella... Mi sarei divertito un sacco a tagliarle la gola con il mio coltello", Shangai a queste parole non ci vide più, sgombrò la mente da ogni pensiero, e in un secondo il mondo non esistette più, c'era solo Gandia, e il desiderio di vendetta.

Fu così che il giovane riuscì in pochi colpi rapidi e precisi, a stendere l'uomo; dopo che fu a terra, il ragazzo si prese un attimo per guardare il suo corpo inerme, nessuno poteva offendere sua sorella e passarla liscia.

Dopo di che, si girò un attimo a guardare Azzurra, come un silenzioso saluto d'addio, ed infine corse anche lui verso il tetto.

La banda era già pronta, tutti con uno zaino o un sacco in spalla; il Professore aveva chiamato la polizia, dicendo che il soldato aveva fatto il suo lavoro, e che a breve sarebbero stati rilasciati gli ostaggi. Quando Marsiglia fu sul tetto, Rio aprì le porte con il comando a distanza, e gli ostaggi uscirono tutti di corsa, come da ordini dei rapinatori.

La polizia poi provò ad entrare, ma il tempo di accorgersi che la squadra di sicurezza era ancora legata, che i rapinatori erano già decollati e lontani. Il Professore aveva vinto ancora.

Volarono per almeno due ore, durante le quali ognuno si rilassò a proprio modo. Denver e Stoccolma pensavano a Cincinnati, a quanto gli mancasse, Shangai aveva guardato tutto il tempo fuori dal finestrino, pensando ad Azzurra, gli mancava e l'avrebbe voluta lì con lui; alla fine il giovane se ne era uscito solo con un occhio nero e un labbro spaccato, dallo scontro con Gandia. Palermo e Firenze invece, appena si erano ricongiunti si erano abbracciati, ed ora che avevano un po' di pace, si stavano baciando, da perfetti innamorati.

La stessa cosa stavano facendo anche Bogotà e Nairobi.

Arrivati al Monastero, la banda si riunì al Professore, il quale li portò tutti nell'aula un'ultima volta, "Bene, intanto vorrei fare a tutti i complimenti, per come è andato il piano" a queste parole partirono fischi e applausi, "Ed ora vi vorrei dire... Siete tutti liberi di andare dove volete, con chi volete... Ma se volete potete anche restare qui al Monastero con me e Lisbona, ovviamente come amici stavolta. Chiunque se ne andasse, conosce le regole".

Due mesi dopo

Erano passati due mesi al Monastero.

Ad essere rimasti erano stati Palermo con Firenze, Nairobi con Bogotà, Marsiglia; oltre al Professore con Lisbona.

Le altre coppie se ne erano andate a giro per il mondo, ed Helsinki ce l'aveva ancora con la coppia d'italiani, così decise di andare a fare "BOOM BOOM CIAO" dovunque capitasse. Shangai era rimasto un mese, ma poi aveva salutato la sorella, ed era partito, dicendo che "aveva una promessa da mantenere". Firenze non indagò molto, si fidava di suo fratello.

E poi aveva un matrimonio da organizzare. Eh sì, quel pazzo di Palermo gli aveva chiesto la mano, dopo due settimane che erano arrivati a Firenze, in modo teatrale e appariscente, come piaceva alla sua amata, e lei ovviamente aveva accettato subito; anche se la festa che ne derivò quella sera, fece ubriacare tutta la banda.

Madrid

"Un caffè perfavore" "Subito" rispose la cameriera.

Mentre attendeva, Azzurra spostò il suo sguardo verso la strada: erano passati quasi due mesi, dall'uscita dalla Banca di Spagna, e non aveva avuto alcun tipo di notizia da parte di Shangai. Gli mancava ed il problema principale era che anche lei gli doveva dire una cosa, una cosa molto importante.

Come un segno del destino, una mano proveniente da dietro di lei appoggiò una maschera di Dalì sul tavolo, "E' libero qui?" quella voce, la ragazza si girò, e...

Era lui. Shangai. Era lì in piedi vicino a lei.

Per un attimo il tempo si fermò, ma solo un attimo, perché appena riuscì a collegare, la ragazza saltò addosso al suo amato, baciandolo con passione. Gli era mancato troppo, non riusciva più a stare senza di lui.

"Ascolta..." "No, tu ascolta" lo interruppe la ragazza con un sorriso. Attese un attimo, e "Diventerai padre, Victor".

Tre parole bastarono per far scoppiare il ragazzo in lacrime, un sogno si realizzava, e una nuova vita stava per iniziare.

Lacrime di Fuoco  (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora