Capitolo 4 - Will

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Non sono di buon umore quando vado via da casa di Skye e comincio a girovagare in auto come un'anima in pena. E impiego ben quaranta minuti per tornare a Malibù da Beverly Hills, ma non mi fermo a casa mia. Ho bisogno di distrarmi un po' e parlare con qualcuno delle strane reazioni che ha Skye nei miei confronti. Ma Chris non è disponibile, mio fratello mi dirà di scopare di più, mio padre mi dirà che sono un idiota che non capisce le donne e mia madre mi dirà di dover fare l'impossibile per riportare Skye di nuovo nella mia vita. Allora provo a chiamare Olivia, ma il suo cellulare risulta irraggiungibile. Mi chiedo se sia ancora con le sue amiche e per curiosità chiamo una di loro.
    «Ehi, Jessica. Olivia è con te?»
    «Ciao Will, è tornata a casa mezz'ora fa. Era molto stanca...»
    «Okay, okay, grazie», la liquido in fretta e giro l'auto per raggiungere casa di Olivia. Perché non mi ha detto di essere tornata a casa? Le avrei fatto compagnia e avrei potuto dormire con lei. Ma è evidente che ce l'ha con me per la questione di Skye e stasera non le andava di vedermi. Beh, non ha tutti i torti. Non sono mai riuscito a mettere da parte Skye in questi due anni, rendendola una presenza quasi costante pur non facendo più parte delle nostre vite. L'ho cercata ininterrottamente, ma solo perché Olivia non può comprendere il bene che ci siamo voluti io e Skye da tutta la vita, il lavoro che abbiamo fatto al Maisha, le volte che ci siamo supportati, che siamo caduti e rialzati senza mai lasciarci la mano. Contavamo l'uno sull'altra per ogni cosa, anche la più piccola sciocchezza, ed è difficile spiegare il vuoto che ha lasciato andandosene. E so bene il fastidio che prova, ma a Skye non riesco a rinunciare. Però... Olivia merita comunque delle scuse.
     Varco il cancello automatico di casa sua, ma dalle finestre non si intravede neanche una luce accesa. Il piccolo giardino è stato innaffiato e mi piace il modo in cui, tra un volo e l'altro, riesce a prendersene cura. So bene quanto ami questa casa, seppur piccola ed eretta solo su un unico livello, ma è molto moderna, color sabbia e con gli infissi bianchi.
     Recupero le chiavi di casa dal cruscotto dell'auto e non ci penso due volte ad entrare. Lo faccio in punta di piedi, immaginando che stia già dormendo. Accendo solamente una delle appliques in corridoio e vado dritto in camera sua. E infatti, è già nel suo letto con la sua mascherina da notte preferita e il pigiama di seta avorio che ultimamente predilige.
     «Will, sei tu?» borbotta mezza addormentata.
     «Sì, non volevo svegliarti». Non mi avvicino, e resto sulla soglia della porta della camera da letto.
     «Sono stanchissima», si lamenta.
     «Okay, allora vado via», azzardo, aspettando che mi chieda di rimanere con lei. Ma annuisce solamente e si volta dall'altro lato, dandomi le spalle.
      «Sì, vado via», mormoro tra me e me. «Ma scusami per oggi se ti ho infastidita», aggiungo prima di compiere un passo indietro.
     «Non fa nulla», mi risponde con svogliatezza e capisco che la sto già disturbando troppo.
     «Okay, ti lascio dormire». Non continuo più il discorso ed entro nella stanza solo per accostare meglio le tende spesse e rimango a guardarla per un po'.
      La sua schiena, illuminata dalla tenue luce proveniente dal corridoio, è leggermente abbronzata in seguito alla sfilata di bikini che si è tenuta all'aperto la settimana scorsa. Le gambe lunghe e magre sono aggrovigliate tra le lenzuola color tortora e so bene che sotto quel misero pantaloncino di seta non indossa alcun tipo di intimo. Dice che la notte deve dormire leggera, senza il peso degli elastici di qualche costoso completino intimo. 
    Scuoto la testa e avanzo di un passo verso l'uscita, anche se vorrei avvicinarmi e capire se c'è qualche problema e che forse ha vergogna di parlarne, o semplicemente ci sta ripensando sul matrimonio. Ma magari, perché non ne sono più convinto neanche io e non so come spiegarglielo, non so come spiegarlo ai miei e a tutte le persone che conosciamo. Il punto è che voglio un futuro al Maisha, non qui a Malibù, e lei non appoggerebbe mai la mia scelta, anzi, non mi seguirebbe.
    Sospiro e socchiudo la porta della camera per ripercorrere il corridoio a ritroso, spegnere la luce e ritornare in auto.
     Problemi o no, me ne frego. Non ho voglia di ammattirmi con tutti questi ripensamenti, non adesso che Skye ha già occupato la stragrande maggioranza dei miei pensieri. E infatti, il mattino seguente, ripercorro di nuovo tutti i chilometri che separano Malibù da Beverly Hills, solo per rivederla alle prime luci dell'alba.
     So che non rinuncia mai alla sua corsa mattutina e stavolta ho portato con me anche Darth, il suo punto debole.
     Mi infilo un paio di occhiali da sole, mi passo una mano nel ciuffo ormai troppo lungo, e l'aspetto fuori casa sua. «Andiamo, Darth». Scende dall'auto scodinzolando e guardo l'ora sull'orologio al polso. Conosco Skye come le mie tasche e so che tra meno di cinque minuti uscirà di casa.
    Ovviamente, esce già correndo esattamente tre minuti dopo, e Signore abbia non appena la vede, tirando forte il guinzaglio per saltarle letteralmente addosso.
    «Oh mio dio!» urla lei, prima per lo spavento, ma poi di gioia nel rivedere il suo cane preferito dopo due anni, cazzo. «Quanto sei bello!» commenta mentre lo accarezza e si lascia leccare.
   «Non immaginavo che sarebbe stato così contento», mi avvicino. «È evidente che gli sei mancata».
   «Cristo, Will. Sono le sei del mattino. Cosa ci fai qui?» dice divertita per le feste che le sta facendo Darth, ma non mi rivolge lo sguardo.
   «Vengo a correre con te».
    E ora finalmente alza gli occhi su di me, fissandomi spiazzata per giusto un secondo netto, perché Darth, con la sua stazza, la spinge per leccarle il viso e lei cade col sedere sull'asfalto.
    «Okay, se ci tieni», continua ridendo, prendendosi tutte le coccole che il mio cane le sta riservando.
     Le porgo una mano per aiutarla ad alzarsi e lei l'accetta senza troppe cerimonie, ma senza guardarmi in faccia e poi comincia a correre con Darth al seguito, ignorandomi del tutto. Fa come se non ci fossi.
     Sono a qualche metro dietro di lei, ma le vedo perfettamente il profilo. La guardo mentre ride e gioca, ma i miei occhi però vagano sul suo corpo. Si è allenata parecchio in questi due anni, perché i suoi fianchi sono molto più tonici e anche le gambe, più snelle e sode, fasciate perfettamente dal leggings chiaro che indossa. Non ha un filo di pancia, si intravedono anche degli addominali in quel poco di lembo di pelle scoperto sulla parte alta dello stomaco. E poi il seno, madre di Dio! Quella quarta soda strizzata perfettamente nel top, la rendono più sexy che mai. E non solo, perché quello che rende Skye desiderabile è senz'altro il culo. A forma di pesca, alto, sodo, sporgente, invidiabile e che ci sta divinamente dentro quei leggings maledetti.
    Ma distolgo lo sguardo e penso che Skye sia sempre stata sexy, anche con i chili in più che aveva due anni fa. Mi sono sempre piaciute le forme del suo corpo, anche se non gliel'ho mai detto. O forse sì, la sera della maledetta festa dove ho rovinato tutto.
    Accelero un po' il passo e mi metto al suo fianco. La luce tenue del sole mattutino illumina il suo viso lentigginoso e rende gli occhi chiari più limpidi e gioiosi. Ed ecco un altro suo pregio, i suoi occhi brillano sempre di gioia e i suoi sorrisi spruzzano continua vitalità.
     Skye è sempre stata così, piena di vita e con il sorriso pronto. Non si abbatte mai e trae sempre il meglio da tutto quello che fa. Come adesso che vive in un appartamento schifoso e lei non se ne fa un cruccio. Serve hamburger e si diverte.
    L'ho sempre ammirata per questo. Ma ripenso a Olivia che in questi due anni è diventata stoica, impassibile e anche altezzosa. Pensa più a sé stessa che agli altri. Pensa più al suo bene che... al mio. Il successo l'ha decisamente cambiata, sia caratterialmente che fisicamente. E non so perché ora la mia testa si mette a paragonarla alle forme di Skye, ma Olivia è molto più snella. Ha un culo più piccolo, le gambe più sottili e i fianchi più stretti. Pure il seno, molto ma molto più piccolo rispetto a quello di Skye.
    Olivia ha dei tratti più eleganti, dritti e delicati. A volte ho addirittura paura di farle male quando facciamo sesso o la abbraccio un po' più forte, mentre Skye riesce a risvegliare il lato primitivo di un uomo. Con i suoi capelli rossi, il corpo fantastico e il sorriso dispettoso, fa venire voglia di afferrarle la nuca, sbatterla al muro e scoparla selvaggiamente come se non ci fosse un domani.
     Ma perché ora penso a tutto questo? Devo cercare di riguadagnarmi la sua fiducia come amica e socia, non certamente pensare di portarmela a letto e rovinare tutto per la seconda volta.
     «A che ora hai il turno a lavoro?» provo a portare i miei pensieri su un terreno più neutro.
     «Tra due ore». Ancora non si volta a guardarmi e continua a dedicare le sue attenzioni alla corsa e a Darth.
     «Ti accompagno, se vuoi», azzardo.
     «Non è necessario».
     «Ma il fast food dista un bel po' da quella specie di appartamento in cui vivi».
     «Prendo l'autobus come ogni giorno».
     «Ma oggi posso accompagnarti io», insisto e percorriamo un lungo tratto di strada costeggiato da alte palme.
      «Non fa niente, Will. Sono tre mesi che prendo l'autobus e raggiungo il fast food», protesta e si ferma ad una fontanella. Ma io faccio in modo che non riesca a bere e tappo di poco il rubinetto per schizzarle addosso dell'acqua. Mossa sbagliata, perché alcune gocce generose le percorrono il centro del seno, fino ad intrufolarsi nel top.
     «Will!» urla incredula.
    «Perché sei così insistente? Voglio darti un passaggio. Accetta, cazzo».
     «Non lo voglio» continua, ma non sembra arrabbiata. Racchiude le mani sotto il getto dell'acqua e quando vedo che ne raccoglie un bel po' nei palmi, capisco che vuole gettarmela in faccia.
     Dovrei scostarmi, ma non lo faccio, perché voglio giocare con lei. E lascio che mi bagni e che rida a crepapelle, sentendo uno strano calore nel mio petto che il cuore che quasi mi scoppia di gioia.
     Dio, come posso spiegarle che mi piace un casino sentirla ridere? Ma ovviamente, non glielo spiego e cerco di spruzzarle addosso altra acqua.
     Darth comincia ad abbaiare giocoso e ad aggrapparsi continuamente addosso, desideroso di attenzioni e di far parte del gioco. Ma io e Skye abbiamo già cominciato a spruzzarci acqua a vicenda e ora non vedo altro che lei.
     «No, i capelli no» protesta quando le sfilo l'elastico e la sua chioma rossa casca ondulata sulle spalle.
     «Ma dai, è estate!» E mentre cerco di tappare ancora una volta la fontanella, la rompo e l'acqua comincia a spruzzare in verticale, cadendo a pioggia su di noi.
     «Oh, merda!» borbotto.
    «Shh, filiamo via», mormora tra le risate e fa per allontanarsi.
    «No, no, signorina. Non ti ho ancora bagnata abbastanza». Compio qualche falcata per raggiungerla e le afferro i fianchi. La sollevo e la trasporto dove il getto dell'acqua è più forte.
     «Oddio, Will. Mettimi giù!» prova ad ordinarmi, ma l'acqua poi le impedisce di parlare.
     Le mie braccia le hanno ormai circondato lo stomaco e la sua schiena è completamente schiacciata al mio petto, mentre il suo bel culetto preme proprio dove non dovrebbe premere.
     Si aggrappa alle mie braccia per provare a slacciare la presa, ma la tengo ben salda. «Dai, Will. Ti prego», mi implora per lasciarla andare mentre io imploro il mio amichetto nei pantaloncini di non svegliarsi. E allora allento la presa prima che senta qualcosa di inappropriato e comincio a correre per raffreddare un po' i miei bollenti spiriti.
     «Dove vai ora?» urla lei e mi segue con Signore che non fa altro che abbaiare. Ma quando mi raggiunge, fa qualcosa che non mi aspettavo minimamente. Salta in groppa alla mia schiena, allaccia le gambe al mio bacino e le braccia al mio collo, proprio come ha sempre fatto in passato quando era negata nella corsa e toccava a me riportarla indietro in questo modo. Afferro le sue gambe, posando le mani dietro le sue ginocchia e volto un po' la testa per vedere il suo profilo. E finalmente posso sorriderle non appena vedo che sta sorridendo anche lei.

SAVAGE LIES (storia incompleta) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora