Capitolo 3 - Skye

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Di solito corro di mattina, mai di sera. Ma stasera avevo bisogno di portarmi allo stremo e di ritornare a casa più stanca che mai.
    L'incontro con Will e la sua finta ingenuità mi hanno mandata fuori di testa e fatta infuriare più che mai, ma ora sono finalmente scarica e pronta per farmi una bella dormita.
     «Ho desiderato portarti a letto». Una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare, proprio mentre poso le mani sulle ginocchia per prendere fiato.
     Mi volto di scatto e ci trovo Will, che mi fissa serio.
     «Cristo, Will. Mi hai fatto prendere un colpo!» sbotto irritata, ma lui sembra non sentirmi affatto.
     Avanza verso di me. «La sera della festa, io ho desiderato portarti a letto...»
     «Ma che vuoi dire?» non capisco dove voglia andare a parare.
      «Forse è stato questo il motivo che ti ha fatto allontanare da me. Non avrei dovuto desiderare di baciarti e... scoparti, ma in qualche modo forse l'ho fatto. Ti ho toccata? Molestata? Ero ubriaco, Skye. Perdonami se ho fatto qualcosa di orribile nei tuoi confronti, ma non ne avevo l'intenzione, credimi. Siamo stati amici per più di vent'anni e sai come sono fatto. Non avrei mai avuto il coraggio di farti del male».
    Non credo di aver mai visto i suoi occhi blu così sinceri e dispiaciuti, ma a cosa serve adesso?
    «Davvero non ricordi nulla?» chiedo incredula e faccio un passo indietro non appena vedo che lui avanza ancora.
    Scuote leggermente la testa, senza staccare gli occhi dai miei, sentendosi profondamente in colpa.
    Tiro un sospiro e alzo gli occhi al cielo. «Will...» mormoro. «Non mi importa, okay? Voglio... solo essere lasciata in pace». Mi avvio all'interno del palazzo, ma lui inspira e mi afferra un polso.
    «Lo sai che ti tormenterò fino a quando non mi avrai detto cosa ti ho fatto di così orribile per meritarmi tutto questo?»
    Mi volto di scatto verso di lui. «Beh, risparmia il tempo, Will. Non voglio più parlare di quella sera e ti ho detto di lasciarmi in pace!» sbotto, strattonando il braccio per fargli mollare la presa, ma lui stringe ancora più forte.
    «Skye, ti prego. Mi sta scoppiando la testa! Sono due anni che penso e ripenso a cosa avrò mai fatto per perderti. Mi manchi, cazzo!» dice quasi arreso e mi lascia andare il polso. Ma io lo fisso con sdegno e affilo lo sguardo.
  «È troppo tardi, Will. Ormai hai scelto Olivia», dico tra i denti e cerco di sfuggirgli, salendo le scale a due a due per raggiungere in fretta il mio appartamento al secondo pino.
    «Ehi, aspetta», mi rincorre. «Che vuoi dire? Non ho mai anteposto Olivia alla nostra amicizia e ho cercato di spiegartelo in più modi».
    «No, infatti», sbotto e scosto lo zerbino per recuperare le chiavi di casa che ci ho nascosto sotto.
     «E allora? È Olivia il problema, sì o no?»
     «No!» urlo mentre mi volto ancora verso di lui. «Sei tu il problema, Will!» gli sbatto l'indice sul petto. «Sei tu con le tue scelte, la tua irresponsabilità e il tuo essere stronzo fin dentro l'anima che mi fa vomitare...»
     «Addirittura?» commenta incredulo.
     «Sì, e devi andare via. Adesso!» gli do uno spintone, ma non lo sposto neanche di un centimetro. Emetto un verso frustato e poi gli do le spalle per inserire la chiave nella toppa della porta.
     «Non sono uno stronzo. Mi conosci bene, Skye», dice con calma e posa una mano sulla mia mentre sto per spingerla sulla maniglia.
     Mi blocco all'istante, ma non mi giro verso di lui. È così vicino che riesco a sentire l'odore inconfondibile della sua pelle che sa di sole e d'estate. E ricordo che amavo crogiolarmi tra le sue braccia quando fuori pioveva. Era per me la mia isola tropicale personale, perché il suo corpo emanava anche un calore intenso e rilassante che mi faceva stare bene in quei giorni grigi e noiosi.
    Mi mordo l'interno delle guance ed emetto un flebile sospiro. «Con me lo sei stato», mormoro e faccio pressione sulla maniglia per poter finalmente rifugiarmi dentro casa.
    «Skye...» sussurra il mio nome e la sua mano scivola delicatamente sul mio fianco nudo, appena sopra l'elastico dei leggings. Ma mi scosto alla svelta e mi piazzo tra la porta e lo stipite.
     «Basta, Will».
     «Per favore», insiste e mi impedisce di sbattergli la porta in faccia. «Ritorniamo ad essere quelli di prima...»
    «No, ho detto che non voglio più vederti», dico ferma e decisa, puntandogli addosso uno sguardo inceneritore.
     E lui capisce che per stasera deve smetterla sul serio e fa un passo indietro. «Okay...» ma non gli do il tempo di aggiungere altro, che sbatto la porta con tutta la forza che ho.
    Prendo fiato e chiudo gli occhi per qualche secondo, restando ancorata alla maniglia. Non mi aspettavo tutta questa insistenza da parte sua e soprattutto non mi aspettavo il fatto che non si ricordasse nulla di quella sera. Tutto questo mi infastidisce, mi demoralizza e mi... delude. Sì, sono delusa, perché quella sera lui era davvero molto preso, mi guardava incantato, come se mi stesse vedendo per la prima volta e non vedesse l'ora di posare le sue labbra sulle mie. C'era passione, desiderio, complicità e dolcezza. E pensavo che difficilmente ci si dimentica di emozioni del genere, così forti e vere. Eppure, lui l'ha fatto. Vuole dare la colpa all'alcol? Vaffanculo, Will! La colpa è solo tua!
     Sbraito frustata e sorpasso a grandi falcate il piccolo salotto per raggiungere la mia camera. Mi libero in fretta dai leggings e il top, lanciandoli in un angolo della stanza, e mi fiondo sotto la doccia, sperando che l'acqua fredda non tolga via solo il sudore di una lunga corsa, ma anche la rabbia che mi fa provare Will.
     E resto sotto al getto per un bel po', o almeno fino a quando il mio stomaco comincia a brontolare ininterrottamente per la fame. Lascio i capelli ancora bagnati, eliminando solo l'acqua in eccesso con un asciugamano che poi mi lego intorno al corpo, ma quando ritorno in salotto, pregando che in frigo si sia materializzato magicamente qualcosa di buono da mangiare, sobbalzo nel vedere Will stravaccato, in tutta la sua possente muscolatura, sul mio scialbo divano.
     «Ma come cavolo sei entrato?» urlo con le guance che mi vanno a fuoco.
     «Beh, sbadata che non sei altro, avevi lasciato le chiavi infilate nel lato sbagliato della porta», mi fa notare con infinita calma e si alza per avvicinarsi a me. Ma io faccio qualche passo indietro.
     «Okay, ora puoi anche andare». Mi stringo forte all'asciugamano e lo fisso senza fiato.
     Lui chiude gli occhi per un secondo e lascia andare un sospiro. «Skye, ti comporti come se stessi per aggredirti da un momento all'altro, ma io non voglio farti del male. Non l'ho mai voluto! E ora... perdonami, non voglio infastidirti e riprendere il discorso della sera della festa. Ti ho solo portato la cena», mi indica un sacchetto di carta poggiato sul tavolo, col nome di un ristorante che prepara sushi.
    «Io... non ne ho bisogno», balbetto, continuando a restare sulle mie.
    Scuote la testa e si lascia sfuggire un piccolo sorriso. «E preferisci mangiare l'insalata moscia che hai in frigo o bere un bicchiere di quel latte che è scaduto due giorni fa?» mi fa notare e io stringo i pugni.
     «Ho lavorato di più questa settimana e non ho avuto tempo per fare la spesa. Ora, se te ne vai, vorrei vestirmi e andare al supermercato».
     «Ti ho portato il sushi», sottolinea.
     «Non lo voglio il tuo cazzo di sushi».
     «Skye, per favore» mi implora e prova ad avvicinarsi ancora.
     «Non ti avvicinare», lo ammonisco, puntandogli l'indice.
     «Okay, va bene» alza le mani a mezz'aria e ritorna a sedersi sul divano. E mentre sta per riaprire la bocca, qualcuno bussa alla porta.
      «Skye, lo so che sei in casa. Aprimi!»
    «Merda!» borbotto.
    «Chi è?» mi chiede Will.
    «Il proprietario di quest'appartamento», gli spiego.
    «E cosa vuole?»
    «L'affitto?» rispondo sarcastica. «Non muoverti da qui, vado a mettermi qualcosa addosso e vedrai che tra qualche minuto andrà via».
    «Skye!» insiste l'uomo fuori dalla porta. «Mi apri per favore?»
     «Non hai i soldi per pagarlo?» Will prova a seguirmi, ma io gli sbatto in faccia la porta della mia camera.
     «Non sono affari tuoi» sbotto e lancio via l'asciugamano, recuperando subito il mio pigiama e un paio di mutandine.
     Lascio i capelli ancora umidi e ritorno in salotto proprio mentre Will sta aprendo la cena e la sta distribuendo sul piccolo tavolo, ma intanto l'uomo fuori dalla porta sta ancora insistendo, come quasi tutte le sere d'altronde.
     «Skye, tanto ti ho vista rincasare. Aprimi, dai».
      «Domani mattina porto i soldi a tua madre». Da quel giorno che ha provato a palparmi con la scusa di aver visto un pelucco sulla mia maglietta non l'ho più fatto entrare in questa casa.
     «Okay, ma possiamo comunque farci una chiacchierata e divertirci un po' insieme».
    «No! Non ho voglia di una chiacchierata. Buonanotte Franck».
     «Dai, piccola. Ti faccio un po' di compagnia...» ma non riesco a sentire cosa dice dopo perché Will batte una mano sul tavolo e si fionda sulla porta.
     «Ti ha detto educatamente di andare a fare in culo, perché sei ancora qui?» urla a pochi centimetri dalla faccia paffuta di Franck che diventa paonazza.
     «Scusa, fratello. Ma Skye deve darmi seicento dollari».
     «Seicento dollari per questo schifo di appartamento? Eccoli, tieni!» prende delle banconote dalla tasca anteriore dei jeans. Le conta e gliele lancia addosso. «E non tornare più qui. Da oggi sarò io a pagarti l'affitto». E non gli lascia il tempo di rispondere che richiude la porta e si volta a guardarmi.
    Vorrei protestare e urlargli di farsi gli affari suoi, ma non ci riesco. Incrocio le braccio al petto e abbasso lo sguardo sulle mie gambe nude, scoperte da uno shorts di cotone decisamente troppo corto. «Grazie», mormoro piano e lo sento sospirare.
      «Non devi ringraziarmi, ma dimmi solo... perché? Come ci sei finita qui dentro?» dice quasi addolorato e io cado nello sconforto più totale.
     Odio stare qui e sono pentita di aver litigato con i miei e per essere scappata di casa, ma sono troppo orgogliosa ed egoista per chiedere scusa e ammettere di aver fatto una scelta sbagliata. «Ora che ci penso, sono andata via di casa per una stupidaggine», sospiro e mi lascio andare su una sedia.
     «Cos'è successo?» si siede anche lui e sento i suoi occhi su di me, anche se io mi concentro sui nigiri al centro del tavolo.
    «Ero super convinta che mio padre mi avrebbe dato l'incarico di inviata agli Oscar e di occuparmi delle interviste agli attori candidati. Invece no! Ha preferito mandarci la fidanzata di mio fratello, scaricando su di me il compito di scrivere delle misere recensioni dei film in candidatura. Insomma, Will, quest'anno ero prontissima. Ma lui non si è fidato di me e ha permesso che quella mi scavalcasse».
     «Dai, Skye. Judy è una grande giornalista e agli Oscar è stata un'inviata brillante. Ha più anni di te e di conseguenza anche più esperienza di te, e i suoi articoli sono i più letti del giornale. Non puoi prendertela per questo. Arriverà anche il tuo momento, perché tuo padre non è uno stupido che denigra sua figlia per mettere sua nuora su un piedistallo. Vedrai che l'anno prossimo sarà quello giusto».
  «Non ci sarà un prossimo anno, perché io ho chiuso col giornalismo e ho chiuso con la rivista di mio padre». Afferro le bacchette e mangio un pezzo di nigiri.
    «Andiamo, Skye. Hai detto tu stessa poco fa che sei andata via di casa per una stupidaggine. Perché non la fai finita e ci ritorni? Questo posto fa schifo».
     «Neanche per sogno! Mio padre sta aspettando proprio questo: di vedermi tornare a casa con la coda tra le gambe».
     «Invece no. Manchi molto alla tua famiglia e ti sapevano più sicura al Maisha tra i leoni che qui».
    Mando giù il pezzo di sushi a fatica non appena gli sento pronunciare quel nome. Il Maisha è un luogo sacro, nostro, che abbiamo creato noi e lui l'ha condiviso con Olivia!
     «So che sei stata lì...» aggiunge.
    Quando sono scappata di casa, ho fatto un biglietto aereo per lo Zimbabwe e mi sono trasferita al Maisha per due mesi, fino a quando non seppi che stava arrivando lui con Olivia. Così, sono fuggita e sono ritornata qui, ma non a casa mia, ma alla ricerca di un lavoro e di un appartamento. «Sì, sono andata via pochi giorni prima del tuo arrivo».
     «Lo so. Infatti, speravo di incontrarti».
    «Hai portato un'estranea nel nostro territorio, quello che abbiamo costruito con tanta dedizione, Will. Abbiamo sudato per guadagnarci la fiducia di Kimba, Khaleesi, Leo, di tutto il resto del branco e di tutti gli altri animali. Avevamo promesso di non far entrare nessuno oltre noi, e tu ci hai portato Olivia».
     «Non si è avvicinata agli animali. Non potevamo correre questo rischio. E perché me le dici solo ora tutte queste cose?».
     «Avresti dovuto capirlo da solo di aver violato la nostra prima regola!»
      «Skye, vuoi litigare?» chiede confuso e mi scruta per bene.
     «No, voglio che tu vada via adesso. Abbiamo già parlato abbastanza e più del dovuto. Ora vattene!» sbotto e distolgo lo sguardo da lui. «E voglio pure che tu non ti intrometta più nella mia vita. L'affitto me lo pago io e sempre io so quando è arrivata l'ora di ritornare a casa». Mi tuffo sul sashimi e lo ignoro.
    Lo sento sbuffare e si alza di scatto. «Sei peggio di una bambina capricciosa, lo sai vero?» cerca di farmi reagire, ma non cedo e fingo che in questa casa io sia completamente sola. «Ce l'hai con me, con Olivia, con tuo padre, con tua cognata, con chiunque ti è stato vicino in tutta la tua vita e non sei neanche capace di spiegarne il motivo o almeno di mettere le carte in tavola e parlare chiaro una volta per tutte. Preferisci scappare e rinchiuderti in una casa fatiscente solo per fuggire... da cosa? Perché sei diventata così stronza ed egoista? Se è per colpa mia, allora parla, urlami in faccia se vuoi, prendimi a schiaffi, ma dimmi quello che ti passa per la testa».
    Mi si contorce lo stomaco, ma non rispondo. Continuo a mangiare anche se ho voglia di vomitare, ma continuo ad ignorarlo.
     «Okay, fai come cazzo vuoi», borbotta ed esce sbattendo la porta.
     Allontano il sushi e sbuffo. Sì, ha ragione, sono diventata odiosa, stronza, scontrosa e chi più ne ha più ne metta, perché sono stata tradita dalle uniche persone a cui tenevo più della mia stessa vita. Cosa dovrei dirgli? "Ehi, Will! Ce l'ho con te perché hai dimenticato di aver scopato me e non con la mia migliore amica?" Neanche per sogno! Preferisco mordermi la lingua piuttosto che parlare di quella sera. E poi, per quanto riguarda mio padre: sì, ci sono rimasta male. Credevo in me e nel contributo che avevo dato alla rivista, ma vedermi scavalcare da mia cognata è stato il gesto più brutto che potessi ricevere da lui.
     Sbuffo e lascio tutto sul tavolo, senza prendermi la briga di mettere in ordine, e raggiungo la mia piccola stanza, con la muffa sul soffitto e la carta da parati ingiallita, per crogiolarmi tra le lenzuola di mille dollari che ho rubato a mia madre tre mesi fa, quando ho firmato il contratto di fitto per questo appartamento. Ci stonano terribilmente con tutto il contesto, e non solo le lenzuola costose, ma anche i miei vestiti, i miei accessori, le mie abitudini... io. Non c'entro nulla qui dentro, ma ormai il passo è stato fatto. Posso sopravvivere!
     Ma prima di addormentarmi, come routine, prendo il cellulare per collegarmi su Instagram con il mio profilo fake e spiare i profili di Will e Olivia. Sono entrambi super seguiti e super commentati, anche se ci sono pochi post che li ritraggono insieme nei rispettivi profili. Will è per lo più da solo, in posa per qualche marchio di intimo, mentre fa palestra, al Maisha con i leoni e Darth, il suo pastore belga completamente nero.
      Avevamo diciassette anni quando è entrato a far parte nella vita di Will. A quei tempi eravamo in fissa con Star Wars e per gioco gli demmo quel nome. Da allora, Will non se ne è mai separato. Lo porta ovunque, dorme nel suo letto e lo riempie di baci e attenzioni. Tutto questo lo trasmette anche nelle sue foto e nelle sue storie in evidenza dedicate al suo cane. Poi ci sono le storie dedicate allo sport, in cui si riprende mentre fa palestra e mette in mostra tutti i suoi muscoli e i suoi tatuaggi sparsi sulle gambe e sulle braccia. Ha un corpo fantastico, quasi surreale per quanto sia perfetto. Ma vado avanti e scorro le altre storie in cui ha raccolto i suoi lavori e le sue idee nel campo pubblicitario. Altre ai viaggi e poi al Maisha, insieme ai nostri leoni, agli animali che abbiamo allevato e curato, e alle due piccole scimmie cappuccino che hanno ormai costruito il loro habitat nella camera che condividevamo. E le storie che ha pubblicato oggi, invece, lo vedono sdraiato in piscina, a casa sua, nella sua statuaria bellezza, con addosso solo degli slip neri.
     Mi fa sempre uno strano effetto. In questi due anni, Will è diventato più bello. Più adulto, più uomo, più muscoloso e decisamente più sexy. Ma tanto è cambiata anche Olivia. A partire dai suoi capelli biondi, quando il suo colore naturale è sempre stato castano scuro. Il naso rifatto e i troppi chili che ha perso per seguire chissà quali strani standard consoni alle modelle.
     L'ultima foto pubblicata con Will risale a due mesi fa, per un famoso marchio di jeans. Lei è di fronte alla fotocamera, che guarda dritto l'obiettivo, con addosso solo un paio di shorts, e ci pensa Will a coprirle il seno con le sue mani, mentre le sue labbra sono posate sul collo di lei.
     Digrigno i denti e passo alle storie pubblicate oggi. Finalmente è tornata dalla sua ultima sfilata di bikini e ha passato già la serata con le sue inseparabili amiche. È molto costante sui social e pubblica una marea di storie per informare i fan su tutto quello che fa durante il giorno. Ma stasera è stata una serata speciale per lei e le sue amiche. Il matrimonio si avvicina e gli abiti sono quasi pronti. Ma vaffanculo!
     Poso il cellulare e provo ad addormentarmi, ma col frastuono che c'è in strada e con l'irrequietezza che ho dentro, fatico a trovare una posizione comoda e sbuffo più e più volte mentre mi giro e rigiro tra le morbide lenzuola.
    Stasera più che mai, mi manca casa mia, mi mancano i miei, mi manca la redazione, mi manca casa di Will... mi manca Will.

SAVAGE LIES (storia incompleta) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora