1. La missione

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Il vento era insopportabile.
E quel sole che graffiava il volto, come a ricordare i segreti più oscuri.
Juno non sopportava quell'enorme sfera di luce splendente, gli portava alla mente ricordi che voleva letteralmente cancellare, e se mai fossero riusciti a riempirgli la mente, la sete di vendetta l'avrebbe trasformato in una bestia.

Juno era un elfo, ancora troppo giovane per radersi, ma troppo maturo per inseguire sciocche illusioni.
Era avvolto in un lungo mantello, seduto in una panca mezza mangiata dalle termiti, in una taverna semi vuota. Al mattino solamente i vecchi e i pirati frequentavano quei posti.
Quel giorno, in quella taverna ancora piena delle emozioni della sera prima, si intravedevano quattro figure: juno, seduto ad un tavolaccio tutto sgangherato, e nella parte opposta tre anziano ridevano mostrando delle volte i tre denti che si ritrovavano o alzando il braccio mozzato, in onore ai tempi della vecchia guerra e magari ci scappava pure qualche bestemmia.
Nel bancone il proprietario e due mezzelfe erano intenti a pulire i piatti, e i boccali sporchi.
Una delle due ragazze si avvicinò a Juno.
"Come posso servirla" disse lei con vocina annoiata e di chi sa di avere davanti una lunga giornata di lavoro. Il ragazzo non rispose, anzi spazientito iniziò ad agitare il piede destro sotto il tavolo e stringere il volto all'interno del cappuccio. Non si intravedeva nulla del suo volto neppure una ciocca di capelli.
Dopo qualche minuto sussurrò "Un boccale di mirtillo" la voce era infantile e cupa che dava l'aria di uno che non parla molto ma si limita ad annuire o evitare dialoghi troppo lunghi.
La ragazza vestita solamente con una mezza gonna e un corpetto stretto si diresse al bancone e dopo pochi minuti portò quello che doveva a Juno.
Il ragazzo non bevve.
Evidentemente stava aspettando qualcuno. Infatti una dozzina di minuti dopo un uomo; non molto alto e sicuramente un uomo di buona forchetta, data la sua stazza, fece il suo ingresso.
Camminava in modo impacciato e zoppicava leggermente con la gamba sinistra. Osservò il locale, si avvicinò al tavolo di Juno e si sedette. I segni dell'età si notavano dai profondi solchi nella fronte, la barba incolta faceva intendere che il tempo lo sottometteva in modo ossessivo. Stava per parlare, quando il ragazzo con gesto della mano lo zittì "Basta mi sono stufato di aspettare il danaro del tuo conte! Ho ucciso" quest'ultima affermazione la disse abbassando la voce "E questo padrone mi aveva promesso così tanto oro da viverci..dov'è ! Tu lo vedi..beh io NO!" Gesticolava molto il ragazzo, e sotto quel mantello sembrava muoversi un fantasma. Era spazientito non voleva saperne più di quello stupido conte e dei suoi lavoretti l'uomo lo prese per un braccio. "Pessimo inizio. vecchio. pessimo inizio" Juno prese il vecchio uomo da dietro la camicia, non sembrava ma il ragazzo era forte. Lasció due monete d'argento nel tavolo e si diresse fuori con il vecchio sottobraccio.
La luce del sole filtrava fin sotto il mantello "maledettissimo astro" disse a denti stretti. Sbatté l'uomo il un angolo ed estrasse un coltello. Stava per tagliarli la gola. "Aspetta! Aspetta! Gli obbiettivi sono cambiati.." Il ragazzo sbuffò "sempre la stessa cosa".
"Aspetta..ti prego il padrone si..si è sbagliato non è l'uomo che hai ucciso..il suo obbiettivo..ma i rapitori di sua figlia hanno mandato un riscatto adesso sappiamo dove si trovano.."
Juno sfregò l'indice e il medio con il pollice, come si fa per indicare a quale prezzo avrebbe svolto la missione.
"Molto, moltissimo danaro. Avrai così tanto oro da costruirti un castello..devi solamente riportare la contessina a casa" il vecchio abbassò lo sguardo.
"Interessante. Dove sarebbe il luogo dove ella è nascosta?" Il vecchio ingoiò la saliva come fosse veleno "nella foresta di Salhim.."
La foresta di Salhim nota per tutte quelle storie che si narravano sulle creature che abitavano quello strano ambiente surreale, sulle fate e i satiri che incantavano e poi massacravano corpi delle creature che vi passavano.
il giovane sospirò "Bene vecchio, per oggi sei salvo..mi metterò in viaggio domattina..sparisci".
"Aspettate" il vecchio sospirò "Aspettate se passerete in villaggi vicini e avrete bisogno di informazioni chiedete di Elise..la chiamano così adesso" poi sparì con la solita camminata da verme, pensò Juno.

Juno si diresse nel suo nascondiglio. Viveva con un altro ragazzo Tobias; un ragazzino rimasto orfano a causa della guerra. Juno l'aveva trovato in mezzo alle fiamme che piangeva, raggomitolato dietro un mobile.
Da allora aveva sempre vissuto con lui.
"Juno? Sei tu?" Il ragazzino era mingherlino e aveva i capelli arruffati castani come la terra. Indossava una casacca troppo grande per la sua stazza e delle brache tenute su da due bretelle. Era un umano.
Juno non rispose, ma Tobias sentì che stava preparando i viveri "Finalmente un viaggio!" Un sorriso infantile gli si stampò in viso, si stiracchiò "vado a prepararmi"
"No Tobias. stavolta no è una cosa difficile si tratta della foresta di Salhim.." il piccolo non sembrava spaventato "Che fa? Finalmente avventura !"
"No. partirò domani" Juno continuò a fare ciò che doveva. Tobias non insistette più di tanto, oramai lo conosceva e quando diceva: No, era meglio non discuterne.
"Juno, oggi nella prateria ho trovato questo.." Tobias porse al ragazzo una collana con una mezzaluna scheggiata in vari punti.
Juno la strinse, con il pugno serrato finché le due estremità fecero due piccoli graffi nel palmo della mano.
I ricordi fecero ritorno.
Ancora una volta il buio l'assalì.

THE ELFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora