5. Il bosco di Salhim

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Juno era immobile. Il mantello che oscillava velocemente a causa del vento. Il volto alzato e lo sguardo perso nel nulla.
Davanti a lui si estendeva per varie leghe il luogo più misterioso dell'intero mondo, eppure lui non ci era mai stato, non aveva mai calpestato quel suolo e respirato qell'aria o semplicemente visto di quali strani esseri era popolato quel luogo.
Il cielo era limpido, non molto normale per la stagione invernale.

Il ragazzo scrutava il bosco così fitto, cercava di trovare qualcosa di noto. Di familiare però c'era pen poco.
La foresta si estendeva per leghe e leghe, dall'interno non traspariva alcun segno vita.
Juno solcò quel suolo, senza nemmeno domandarsi "e se.." oppure "forse dovrei tornare.."
No lui ora non aveva il tempo di ripensare nelle cose, altrimenti avrebbe scelto sempre l'alternativa sbagliata come era accaduto nel suo passato ogni singolo giorno.
Aumentò il passo. Dopo qualche minuto voltandosi dietro non c'era ombra del villaggio di poco prima, il luogo che Juno si trovava davanti era qualcosa di pazzesco; fino a poco prima il bosco era poco fitto e la luce penetrava dalle fronde affondando al suolo. Adesso gli alberi secolari erano così vicini che i raggi del sole non riuscivano ad illuminare quel luogo. Juno sentiva il respiro più affannato, quel luogo era troppo opprimente, e lui odiava gli spazi chiusi. Si diede dello stupido per il suo comportamento, adesso era il momento di far emergere il suo lato oscuro, la parte del demone. Era alquanto difficile però, infatti ogni singolo fruscio faceva aumentare il battito a Juno.

Juno l'aveva scoperto la sera quando era entrato in quella caverna: qualcuno lo stava seguendo.
Forse erano dei sicari mandati dai loschi rapitori della contessina, o forse solamente dei banditi in cerca di denaro, ma era da folli seguirlo anche lì, in quel luogo selvaggio e pullulante di oscure leggende.
" Credi a ciò che seii " delle voci assurde gli penetravano nella mente, parlavano di fede, di verità. Erano talmente fastidiose che Juno inciampò più di una volta in una radice o in un sasso. Attorno a lui però non c'erano creature magiche o semplicemente esseri viventi, se non che..gli alberi. Impossibile c'erano molte leggende ma nessuna parlava di strane voci. Dopo qualche ora Juno sudava una forte emicrania continuava a penetrarsi nelle viscere e la sua testa era piena di voci.
"L'angelo trova l'angelo caduto"
"Elimina l'eretico, oh figlio di Nubhe.."
"Basta!" Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, con sguardo furioso estrasse il coltellaccio, ed iniziò a sferrare fendenti senza un soggetto specifico.
No, quelle erano stupidissime voci, quei ricordi ancora reduci e pulsanti nella sua testa. No, avrebbe vinto, avrebbe riportato a casa la contessina e si sarebbe fatto pagare il doppio da quel bastardo. Non si sarebbe fatto sconfiggere dal passato.
Aveva chiuso con quello.
Si fece forza e con quei pensieri riuscì ad avanzare più tranquillamente.
Cerco di concentrarsi su qualcosa, qualcosa che gli avrebbe fatto distogliere i pensieri da quelle voci. Era difficile.
Lui con la solitudine erano fratelli, ma come in ogni famiglia, anche nella più perfetta, c'è sempre qualche incomprensione, la solitudine gli aveva menato un brutto schiaffo, ma Juno era stato forte, e come sempre davanti alle sberle ci si vendica.
Il ragazzo si concentrò sul luogo; scrutò tutto attorno a se. Le voci adesso erano lontani sussurri.
Gli alberi erano enormi così vasti che uno di essi avrebbe potuto ospitare un'intera città al suo interno,ma erano per la maggior parte spogli, o almeno per quanto Juno riusciva a scorgere, già erano talmente alti che un occhio elfico non riusciva a vederne le fronde.
Sorrise quando si accorse di essere a bocca aperta. Stava guardando in alto e spontaneamente aveva aperto la bocca in segno di stupore.
Può sembrare assurdo, ma Juno no si stupiva da quando la sua mamma per il suo compleanno gli faceva trovare una sorpresa, diversa ogni anno, bensì i loro pochi averi. Lei riusciva sempre a stupirlo..
Il sorriso di poco prima si incupì.
Le voci stavano per tornare, e sarebbero tornate, se l'attenzione di Juno non fosse stata colpita da uno stormo di strani draghi. Volavano alti ma non abbastanza da riuscire ad oltrepassare le enormi querce. Uno si abbassò quel tanto che bastava per mostrare a Juno tutta la sua bellezza. Era una creatura stupenda, non era grande come quelli che si vedevano nelle praterie di Anemos, ma nemmeno tanto piccoli come i draghi dell'acqua. Sicuramente erano in grado di trasportare due persone, ed erano bellissimi: le ali scure con sfumature verde scuro, così sottili che una tempesta le avrebbe potute distruggere, eppure così robuste che avrebbero potuto abbattere qualunque nemico gli si sarebbe posto davanti. Il volto feroce e aggressivo, color grigio fumo che si andava scurendo nelle corna e in tutto il corpo. Il drago che poco prima aveva intrattenuto Juno, adesso stava appeso ad un ramo con la testa china dalla parte destra, emettendo di tanto in tanto uno strano verso.
Juno lo osservò scettico con un sorriso divertito. Quell'essere a differenza dei suoi simili era più magro e i suoi occhi erano totalmente rossi ( al contrario degli altri che avevano la pupilla blu e l'iride verde)
"Vai via" Juno lo scacciò lanciandogli un sasso nella corazza di squame. La creatura con movimenti goffi raccolse il sasso e lo gettò nella spalla dell'elfo.
Il ragazzo per la prima volta sentiva di potersi fidare di quell'essere. Ma avrebbe portato alla tomba anche lui, così prese l'arco dalla spalla, estrasse una freccia e con movimenti eleganti, la scoccò. Un colpo preciso, gli graffiò una guancia, il drago si spavento e volò via.
Juno non sapeva che ora fosse, ma comprendeva che era tanto tempo che camminava ed era abbastanza stanco. il pensiero di passare la notte (o qualunque parte del giorno fosse) in un luogo sconosciuto gli riportava in mente brutti ricordi. Scacciò quei pensieri.
Cercò un luogo sicuro. Dopo qualche minuto davanti a lui si trovava un'enorme quercia smembrata nel tronco. Stava per entrare ma si bloccò proprio ad un passo dall'entrata. C'era una trappola: un filo sottilissimo, forse ricavato dalla bava di drago, era agganciato a due tronchi che a loro volta erano collegati al suolo. Juno si trovava sopra una botola. Con movimenti leggeri varcò la trappola ed entrò.
L'interno era molto elegante, sebbene fosse trascurato. L'interno era illuminato da una sfera piena di lucciole, non era molto grande ma conteneva un letticciolo e una scrivania, tutto di legno naturalmente. Juno accese un fuoco e com'era solito fare, tolse il mantello, la casacca e osservò le cicatrici: ognuna di esse aveva una storia. Juno contrasse la mascella, incrociò le gambe, sempre vicino al fuoco e alzò lo sguardo chiudendo gli occhi. Riusciva a concentrarsi solo così, solamente sentendo la natura e l'oscurità unite in una miriade di scintille. Il demone che era delle volte lo aiutava a credere.
Si assopì dopo qualche minuto.

"AIUTO! AIUTATECI!"
Juno si svegliò a causa di quell'urlo. Era una voce femminile.
-Come diamine ha fatto una donna ad arrivare fin qui- il ragazzo intuiva che poteva trattarsi di quel bosco maledetto o di una nereide o ninfa che sia. Quelle bestie sembravano innocue ma agganciata la preda non se ne separavano più. Juno prese il mantello e ci si avvolse all'interno, poi uscì.
Le grida provenivano dalla trappola.
Si avvicinò. La botola era aperta, due enormi blocchi di pietra penzolavano nel nulla e a circa dieci metri di profondità si intravedevano due figure, incappucciate. Quelle due figure gli erano familiari: i due tizi della taverna. Dovevano essere proprio stupidi per averlo seguito fin lì.
"Ehi tu, ti prego aiutaci ad uscire" la voce della ragazza era molto sicura.
Com'era possibile che quei due dopo averlo seguito pretendevano di essere salvati. Juno fece un gesto di stizza con la mano.
"No." con voce atona Juno sussurrò "io non aiuto i traditori".
Il ragazzo si alzò e si incamminò verso il tragitto.
"Aspetta Juno !" L'elfo si fermò. Quella voce la conosceva fin troppo bene. Era stata l'altra figura a parlare "ti prego aiutaci".
Quella voce da ragazzino moccioso, quella era la voce di Tobias.
Juno ritornò sul luogo di poco prima. Gli altri due continuavano a gridare e a dire parole che per Juno non avevano senso perché lui adesso aveva molte domande senza nessuna risposta.
Tagliò la bava di drago e la lasciò ricadere all'interno della trappola, poi si alzò e nel silenzio più assoluto si arrampicò in un albero a circa dieci metri da terra dove nessuno avrebbe potuto vederlo.
"Perché..?" Juno era furioso con Tobias, eppure aveva visto come si muoveva nella taverna, aveva visto il suo mantello e la sua compagna. Perché lo stava seguendo. Miriadi di risposte e domande si susseguivano nella sua mente, passarono ore quando finalmente Tobias e la ragazza uscirono da quel buco.
"Dove sarà adesso" era stata la ragazza a parlare.
"Non lo so, ma se lo conosco ancora è arrabbiato con me..e starà scappando"
"Non possiamo permetterci di perderlo..siamo già in ritardo e il grande padre ha bisogno di lui.."
Tobias tolse il cappuccio e guardò la ragazza "Non preoccuparti Elise, lo troveremo".
Quando Tobias pronunciò quel nome, Juno non credeva più a nulla. La sua nuova vita stava decadendo. Tutto di lui era basato su una bugia.
Tobias conosceva Elise, perché non gli aveva detto nulla, perché lo stavano cercando.
Forse volevano ucciderlo, o magari torturarlo per ciò che era. Un demone.
Forse facevano parte di una gilda.
Juno comunque aveva una missione rapire Elise e riportarla a suo padre. Così con il cuore e la mente nuovamente fratturati iniziò a seguirli.
I due continuavano a parlare di eresie e del "gruppo dei beati" Juno non capiva nulla e non voleva capire, li guardava con sguardo affranto e nervoso allo stesso tempo. Quel ragazzino l'aveva tradito.
Arrivati in un punto i due si fermarono per la notte. L'elfo con movimenti felini saltò in un ramo più basso. Adesso era proprio sulle loro teste, avrebbe potuto rapire la ragazza e uccidere Tobias..no cosa stava pensando, è vero lui l'aveva tradito ma comunque sia aveva lasciato un solco nella sua vita e sicuramente non meritava la morte.
Accesero un fuoco e il calore arrivò persino alle membra di Juno, in quel momento il fuoco gli pareva il suo unico punto fermo della sua vita, e forse aveva ragione.
Stava per assopirsi nel ramo, quando la ragazza d'un tratto si tolse il mantello.
Una massa di capelli biondi le caddero lungo la schiena, li legò lasciandone alcuni fuori posto.
Con movimenti sicuri slegò il mantello che era attaccato al collo e lasciò cadere al suolo. Il corpo snello è allenato, anche se sembrava molto esile.
Juno, per sbaglio, mise il piede in una foglia secca, la ragazza si voltò nella sua direzione.
L'elfo restò di sasso. Anche a dieci braccia di distanza i suoi occhi blu elettrico illuminavano la notte. Erano aggressivi, chiedevano una solo e inconfondibile cosa.
La vendetta.
Juno sperò che non lo notasse, restò immobile.
"Qualche problema Elise.."
"No.." la ragazza mise una mano dietro il collo "solo mi era sembrato di sentire qualcosa.." Abbassò lo sguardo.
Tobias dovette notare il suo disagio, poiché le si avvicinò, le accarezzò una guancia. Forse stava piangendo.
"Lo troveremo, non preoccuparti.."
A quel punto lei si staccò da lui e si accovacciò vicino il fuoco.
Si stese su un fianco, Tobias le mise il mantello addosso.
"Buonanotte.."
"Buonanotte"
Anche Juno si assopì.

Ragazzi mi dispiace nn sono arrivato a scrivere un altro capitolo, però ho aggiunto una parte a questo 5 capitolo spero vi piaccia.
Ma soprattutto spero di aggiornare presto. Scusatemi davvero tanto.
Al prossimo capitolo, se notare errori commentateeeee.
Alla prossima.
Grazie a tutti coloro che mi seguono.

THE ELFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora