2.Ricordi

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"Dicono che quelli come lui non hanno il cuore". Era questo che Pensavano gli elfi dei bambini nati di notte; Juno era uno di quelli, addirittura era nato durante il plenilunio, ma quando si è bambini le dicerie del popolo non interessano e si pensa solo al gioco. Lui aveva pochi amici ma era il leader del suo "gruppetto", tutti elfi tranne qualche umano, tre maschi e due femmine.
" Allora oggi che ne dite di costruire una bella capanna!" I bambini annuirono contenti, soprattutto Jodie. Era umana con degli antenati elfi, si era presa una cotta per Juno era affascinata dalla sua storia e al contrario degli altri bimbi ascoltava i discorsi degli adulti, ma non lo considerava un mostro( come dicevano in paese, ansi provava una certa attrazione per quel ragazzo.
Juno portava un fazzoletto legato alla nuca. Si vergognava di mostrare il colore dei suoi capelli.
"Ehi mocciosa, tu va a prendere della legna" Mocciosa, era quello il soprannome di Jodie, sia perché era la più piccola, sia per i suoi tratti così infantili: i capelli biondi lunghissimi, e degli occhioni azzurri.
Ogni giorno Juno, finite le ore di gioco accompagnava la bimba. Viveva vicino casa sua.
"A domani gnomo" gnomo era il soprannome di Juno data la sua altezza minuta che non è normale per un elfo. Si salutavano coscienti che l'indomani si sarebbero rivisti.

Juno aveva appena compiuto otto anni, accadde tutto in quel maledettissimo anno.
" Juno sei un ometto ormai!" La madre del ragazzo era giovane, troppo giovane, era una contadina, che viveva in pace con tutti e il suo più prezioso avere era il figlio.
Si chiamava Huma ed era bellissima.
I capelli verde opaco che le scivolavano nella schiena, e gli occhi ambrati, la rendevano di una bellezza utopica.
Quel giorno stava preparando la zuppa uno dei piatti più ricchi che poteva permettersi.
(Del padre di Juno non ne parlerò al momento).
Con i suoi modi fini e delicati iniziò a versare la zuppa calda nelle due ciotole di legno.
Juno si leccava le labbra pregustando già il pasto.
Poi la madre abbassò la testa e congiunse le mani: pregava.
Il figlio la imitò, poi inghiottì la zuppa, che era troppo calda e con gesti davvero ridicoli agitava la mano davanti la bocca, per cercare di raffreddare il pasto che conteneva. La donna sorrise divertita "Attent.."
Non terminò la frase.
Si sentirono lamenti. Urla.
Huma si affacciò e velocemente iniziò a preparare le valige.
Tutto attorno al bimbo si colorò di rosso.
I sospiri. I pianti. Il fumo che penetrava nei polmoni. Juno aveva ricevuto l'ordine di non uscire di casa, ma i rumori provenivano dalla casa dei vicini.
Aprì leggermente la porta dell'umile capanna e sbirciò fuori.
La casa di Jodie era in fiamme.
Il tempo si fermò, ci fu un grande frastuono e il bambino non sentì altro che un fischio acutissimo..
Non vide la bambina, solamente due corpi esanime che bruciavano come la carne dei signori nelle cucine aristocratiche.
Il suo respiro si faceva sempre più pesante. Un rumore diverso.
Zoccoli Juno si nascose ancora di più.
"Juno!" La voce di Jodie lo fece ritornare al presente.
Adesso udiva le risate, il pianto e il fuoco sempre e costante. Uscì di casa.
Vide un soldato. Umano.
Stava portando via la bambina, erano in un cavallo tutto nero. "JODIEE!!".
Era quelle la guerra lo sapeva anche se aveva solo otto anni ed anche se nessuno gli aveva spiegato chi era stato quello che l'aveva inventata ma sapeva che portava morte.
Cadde in ginocchio in mezzo al fango e il calore del fuoco e il puzzo di bruciato. Pianse.
Quando le fiamme si spensero, il bambino portò delle viole nei resti. Erano i suoi fiori preferiti, i fiori preferiti da Jodie.
Tra il nero della morte intravide un luccichio. La collanina di Jodie.
Quei bastardi l'avevano strappata dal suo soffice collo è sbattuta in quel cimitero di cenere. Una mezza luna con due piccole stelline ai vertici..

"Juno vieni. Sono cresciuti i pomodori"
I dieci anni non si vedevano nel volto di Juno eppure aveva già una certa maturità interiore che lo faceva apparire come un grande piccolo ometto. Aveva superato la questione di Jodie anche se la sua collana la portava sempre al collo, ma la guerra no.
Il fatto che c'era ancora qualcuno che faceva la guerra lo infastidiva. Suo padre non era ancora tornato a casa dall'accampamento e lui e sua madre non sapevano se fosse mai tornato. "Ju qui puoi anche toglierlo quello" disse Huma indicando il fazzoletto che portava alla testa. "No..preferisco tenerlo.."
Da quando si erano trasferiti non aveva legato con nessuno per lui esisteva solo la madre.
Naturalmente i nemici arrivarono anche nelle terre dei funghi.
Appiccarono il fuoco la notte. Juno non capì nulla, solo che la mattina si trovava in un altro villaggio e la collanina era sparita portando con se i più bei ricordi della sua infanzia.

Juno si riscosse, non poteva permettersi di annegare nel passato aveva deciso di ricominciare, lasciando i ricordi in una camera senza porta e lì restavano. Ma non gettò la gioia, bensì la mise al collo, anche se erano passati anni e oramai il suo destino da demone, il senza cuore si stava avverando, lo tenne con se.
Aveva scelto lui quella strada senza rimpianti o paure ed adesso quella era la sua vita.
La vita di un assassino.
La notte non sognò nulla.

"Juno..buona fortuna torna con il bottino amico mi raccomando" Disse Tobias entusiasta schiacciando l'occhio. Juno sotto il mantello si permise un sorriso (molto raro) e sussurrò "finalmente andremo via da queste terre maledette"
E così iniziò un lungo viaggio, in terre oscure e cariche di misteri e leggende.

THE ELFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora