Capitolo 11. La Morte cammina al suo fianco

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«È stata l'esperienza più terrificante di tutta la mia vita!»

Charlotte si era buttata sul letto e aveva affondato il volto nel cuscino; uno sbuffo di polvere si era alzato dalle lenzuola e l'aveva circondata come un'invisibile presenza maligna.

Michela la ignorò e si accostò alla grossa finestra che si affacciava sul retro di villa Doria: il parco circostante era immerso nel buio della notte e soltanto la prima linea di statue arcaiche che delimitava un piccolo viottolo in ghiaia era illuminato dalle luci provenienti dall'interno della casa. L'atmosfera era, se possibile, ancora più lugubre e spettrale di prima.

In ogni caso, la vampira non aveva tutti i torti: avevano assistito a uno spettacolo da brividi. Nessuna storia che aveva sentito sulla famiglia Doria avrebbe mai potuta prepararla a dovere a quello. Era comunque stato affascinante osservare cosa la magia fosse in grado di compiere; grazie a essa, i Doria potevano mantenere il contatto con i defunti, generando così un curioso rapporto simbiotico tra i vivi e i morti. Era qualcosa di incredibilmente affascinante, se si riusciva a ignorare tutti gli aspetti più macabri della questione.

«Allora, Michi!» fece Charlotte, mettendosi a gambe incrociate sul letto che pareva non vedere anima viva da molti anni. «Ti posso chiamare Michi, vero? Condivideremo una camera, adesso siamo amiche per la pelle!»

La maga si voltò lentamente verso l'interno della stanza e fermò i suoi occhi sul volto della francese. Avrebbe volentieri affrontato altre cento sedute spiritiche con Ferdinando Doria piuttosto che doversi sottoporre a quello strazio, ma non voleva mostrarsi maleducata con i loro gentili ospiti e, quando Cassandra aveva loro proposto di dividere una delle camere da letto, Michela non aveva avuto cuore di rifiutare e di chiederne una tutta per sé.

«Ma voi non dormite nelle bare?» le chiese, gelida.

Charlotte esplose in una risatina stridula e Michela serrò le labbra, sentendo un fastidioso pizzicore sull'avambraccio. Quella risata, ormai, aveva un effetto urticante su di lei e, ogni volta che la sentiva, aveva il bisogno di allontanarsi e di grattarsi via la pelle di dosso.

«Certo, ma non devi temere!» rispose la vampira. «Andrà tutto bene finché avrai un crocifisso sul corpo e dell'aglio a portata di mano!»

Michela socchiuse gli occhi per un istante ed esalò un respiro; non doveva cedere alle sue provocazioni, doveva essere migliore. Non doveva piegarsi ai sentimenti che provava, o avrebbe perso il controllo sulla situazione. Mentre sentiva il battito accelerare e una strana ondata di calore pervaderle il volto, si mosse verso il suo letto e iniziò ad armeggiare con il suo borsone.

«Non ce la fai a prendere qualcosa sul serio, vero?» chiese, aggressiva.

Charlotte si lasciò cadere sul materasso e, fissando il soffitto, rispose:

«La vita è troppo difficile. Devi trovare il coraggio di ridere in qualsiasi situazione, o non ne uscirai sana di cervello.»

I pensieri della ragazza tornarono immediatamente al capofamiglia Doria. Erano stati con lui per tutto il pomeriggio a parlare del più e del meno in modo amabile e lui aveva sempre sorriso, senza nascondere gli evidenti segni di una grave malattia che avanzava a grandi falcate. Non aveva ancora molto tempo da vivere e ne sembrava consapevole, eppure non si rattristava della cosa, ma rideva e si godeva gli ultimi mesi che aveva dinanzi, beandosi nella vicinanza di sua figlia e del resto dei suoi parenti. Per la prima volta da quando la conosceva, Michela si chiese se la vampira non avesse ragione, almeno su quell'argomento.

«Sono stati gentili a ospitarci per la notte.» Charlotte continuò a chiacchierare come se nulla fosse. «Sarebbe stato scomodo tornare fino a Milano per poi, domani, muoverci verso Como. Da qui siamo molto più vicini, arriveremo a casa di Leonardo in un baleno!»

L'Attesa della SignoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora