16- Ma so anche che da qualche parte la mia Sara c'è ancora.

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"E tu che fai qua?" Era passato un mese dall'ultima volta che avevo visto il biondo, eppure ora me lo trovavo li, in ospedale.

"Ma come che ci faccio? Abbiamo un paio di bambini in arrivo dall'Africa, te ne sei dimenticata?" Io alzai gli occhi al cielo battendomi poi una mano sulla fronte, dato che avevo completamente dimenticato del progetto con l'Unicef, che in quel momento stava diventando sempre più reale.

"Me ne sono completamente dimenticata" risposi poi stropicciandomi gli occhi.

"Da quanto non dormi, Sà?" notai nello sguardo di Marco un velo di preoccupazione, il che non mi meravigliava più di tanto. Erano passati due giorni dalla cena con i ragazzi, due giorni che non sentivo nemmeno Niccolò, dopo che era andato a casa con Chiara. Inizialmente era stata tentata di chiedere a Gaia se sapesse qualcosa, ma poi mi resi conto che preferivo non saperne nulla. A Niccolò non importava di me ed io avrei almeno cercato di far finta che fosse così anche per me.

"Sto dormendo, è solo che..ho qualche difficoltà ultimamente" mi aprì a cuore aperto con Marco, sapevo che nonostante le cose tra di noi non fossero andate bene, potevo sempre trovare una spalla e un appoggio in lui.

"Che ne dici di andare a prendere un caffè? Cosi ci organizziamo per il progetto e se ti va mi racconti anche" io annuì seguendo il biondo verso la caffetteria del bar. Sapevo benissimo che Marco stava facendo tutto ciò in buona fede e senza doppi fini. Eravamo abbastanza maturi da sapere che l'amore tra di noi era finito da un po', ma che il bene che ci legava, quello no, quello non sarebbe svanito.

"Solito caffè normale?" Io annuì affermando un debole "certo" mentre lui ordinó i due caffè al cameriere. Probabilmente qualcosa in me stava cambiando ma le abitudini, quelle no, quelle restavano le stesse. Marco mi passó la cartella clinica dei due bambini che sarebbero arrivati in giornata e io la guardai quasi sconvolta.

"Credi che ce la faremo?" Guardai Marco negli occhi speranzosa. Avevo massima fiducia in Marco, sapevo che sotto il punto di vista lavorativo era il migliore nel suo campo.

"Ce l'abbiamo sempre fatta, Sà"  io lo guardai mentre lui mi riservó un timido sorriso. Sapevamo entrambi che quel progetto non era semplice per niente, e che probabilmente noi avremmo sempre potuto dare il meglio di noi ma non potevamo fare miracoli.

"Si ma Marco, guarda qua. Avranno bisogno di interventi su interventi e una lunga riabilitazione. Non sono così certa di esserne in grado" mostrai la cartella a Marco per poi abbassare lo sguardo quando lui mi prese le mani tra le mie.

"Sara, tu sei la migliore nel tuo campo e lo sei sempre stata. Non è facile e ne sono a conoscenza anche io, ma siamo la loro unica speranza, non possiamo tirarci indietro ora" io lo guardai ascoltando le sue parole. Marco sapeva bene quali parole usare in determinati momenti. Annuì lentamente per poi spostare le mani, permettendo al cameriere, che era arrivato con le ordinazioni, di posare i caffè sul tavolo.

"Mi vuoi dire che ti succede?" Io sbuffai alzando gli occhi al cielo mentre mischiavo lo zucchero nel caffè, non perché non volessi parlargliene ma semplicemente perché non sapevo quali fossero le parole giuste da utilizzare.

"Tornare a Roma è stata una delle cose più difficili che avessi fatto negli ultimi anni. Ritrovare me stessa significa anche riaprire vecchie ferite ed è difficilissimo, non immagini nemmeno quanto faccia male" risposi sussurrando quelle parole mentre sorseggiavo il mio caffè, gesto copiato poi anche dal biondo. Tornare a Roma non era stato facile, così come non lo era stato incontrare di nuovo Niccolò, ogni singola cosa mi ricordava un momento che avevamo vissuto insieme e ciò implicava anche Camilla.

"Non posso dirti che lo immagino perché non è così, però posso dirti che per qualsiasi cosa puoi sempre contare su di me" io abbracciai il biondo mentre ci dirigevamo all'uscita del bar. Non sapevo il perché di quel gesto, sapevo soltanto che era un gesto che mi era uscito spontaneo, che però non diede fastidio al ragazzo che ricambió stringendomi tra le braccia.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora