30- Sono ancora incazzata, ma in questo momento ho bisogno di te.

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"Priscilla è in travaglio" Niccolò se ne era uscito soltanto con questa frase nel momento in cui aveva chiuso la chiamata con Adriano. Questo era esattamente uno di quei momenti imprevedibili in cui sarei dovuta andare in ospedale, anche se fortunatamente prima dell'inizio del mio turno, sarebbero passate un po' di ore, giusto il tempo di poter fare una flebo di soluzione salina per far passare la sbronza, dato che non ci misi molto a capire che quella notte non avrei dormito per niente. Niccolò era parecchio agitato, come lo era stato quando a partorire era stata Gaia. Ricordo ancora quel giorno, le cose tra di noi vacillavano da un po' ma nonostante tutto eravamo lì per i nostri migliori amici, Niccolò continuava a fare avanti ed indietro nel corridoio, il suo migliore amico stava per diventare padre e forse era più in ansia ed emozionato lui che Adriano stesso, avevo provato a calmarlo ma in quel momento la mia voce era l'ultima cosa che voleva sentire, dato che erano ormai tre giorni che continuavamo a litigare incessantemente ogni qual volta ci rivolgessimo la parola. E quel giorno le cose non erano tante diverse, ad eccezione che quel giorno lui continuava a fare avanti e indietro nel salotto di casa mia cercando di capire esattamente cosa fare, e quella litigata si sarebbe sicuramente risolta in qualche ora, al massimo qualche giorno.

"Sà io nun te posso portà in ospedale in queste condizioni. Sei ubriaca" Niccolò era davanti a me mentre mi osservava muovermi tra la sala e la cucina prendendo le ultime cose per poter recarmi in ospedale. Fortunatamente, dato il mio lavoro, l'appartamento non era molto lontano dall'ospedale e in poco tempo sarei stata lì. In quel momento non importavano le condizioni o il fatto che fino a pochi minuti stessi litigando con Niccolò, non avrei mai lasciato la mia migliore amica da solo in un momento così importante per lei e Gabriele.

"E infatti nun me ce porti. Ce vado da sola se trovo le chiavi della macchina" Niccolò scoppió a ridere beccandosi un occhiataccia da parte mia, conoscevo troppo bene il moro da sapere che non mi avrebbe mai permesso di prendere la macchina in quelle condizioni, ma lui conosceva bene anche me tanto da sapere che, in quel momento, piuttosto che salire in macchina con lui me la sarei fatta a piedi, anche se era notte fonda e la zona non era del tutto tranquilla.

"La macchina? Te piacerebbe! Muoviti e andiamo, vieni in macchina con me" quello era uno di quei atteggiamenti di Niccolò che mi urtavano, aveva sempre il bisogno di proteggermi tanto da diventare autoritario, anche se sapeva che la cosa mi infastidiva parecchio sapevo che non lo faceva apposta, ma aveva sempre messo il mio bene sopra ad ogni altra cosa e non riusciva a non farlo in quelle situazioni. Mi voltai verso il moro alzando un sopracciglio mentre lui, con fierezza sventoló in aria le chiavi della mia macchina mettendole poi nella sua tasca dei jeans. Conoscevo bene la sua testardaggine e mettermi a discutere in quel momento con lui pregandolo di ridarmi le chiavi delle macchina non sarebbe servito a nulla, se non a perdere tempo, un tempo che però non avevamo.

"Si, col cazzo" Afferrai la borsa per poi dirigermi verso l'esterno di quell'appartamento, seguita poi da lui. Ero ben decisa a precorrere quella strada in solitaria e se non potevo farlo con la macchina lo avrei fatto a piedi. Io ero anche questa, ogni volta che mi capitava di litigare con Niccolò avevo bisogno di un po' di tempo per me, per pensare a dove avessi sbagliato io e per metabolizzare il tutto, eppure in quella circostanza il tempo per me non era contemplato.

"Anche quando la tua migliore amica sta partorendo devi fare la stronza?" Niccolò mi trattenne per un braccio appena uscimmo dal palazzo facendo affondare i miei occhi nei suoi, i nostri visi erano a pochi centimetri e io non riuscì a non far cadere il mio sguardo sulle sue labbra. Ero sempre stata dell'opinione che è impossibile amare ventiquattrore su ventiquattro una persona, ma ero anche dell'opinione che anche quando si litiga e la voglia di prendere a sberle il proprio compagno è superiore di ogni cosa, l'amore c'è sempre, anche se in quel momento passa un po' in secondo piano. Io ritrassi la mano, allontanandomi da lui e dirigendomi verso la sua macchina. In poco tempo sembrava che stessi riacquistando tutta la lucidità, ma sapevo bene che era un meccanismo complesso del mio cervello, dove l'adrenalina agendo sull'asse ipotalamo-ipofisi-surrene mi faceva riprendere completamente il controllo del mio corpo e allo stesso tempo rimetteva in moto quei neuroni che mi permettevano di agire con lucidità.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora