Capitolo 11

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La mattina dopo mi svegliai, andai verso lavoro a piedi come sempre rassegnato al beccarmi chissà quale ramanzina, e sinceramente non mi importava né di quella né della possibilità di essere licenziato per un giorno di assenza senza preavviso, l'altro lo avevo di riposo comunque.
Mi sono vestito di nero semplicemente come tutti gli altri camerieri facevano, i miei capelli fanno sempre più schifo ma non avevo voglia di dargli ne una spuntatina né di farci la tinta; poi c'è la mia immancabile matita nera sopra e sotto gli occhi.
Alcuni mi guardano, ma non ridono di me, ed il che mi stupisce, motivo per il quale mi dò una controllata per il riflesso delle vetrine dei negozi ma non trovo nulla di insolito.

Una volta arrivato a lavoro da come previsto mi trovo a sentirmi la famosa ramanzina.
Per fortuna però avevano deciso di darmi l'ennesima chance, solo perché hanno detto che alcuni clienti fedeli hanno chiesto del cameriere carino, a quanto pare piacciono i miei modi perciò gli è stato bene, come al solito, "solo questa volta".

Finito il turno, oggi era giorno di paga, perciò mi danno la mia somma in una busta e torno a casa, a breve sarebbe arrivato il proprietario dell'appartamento a chiedermi l'affitto, poi mi devo preparare per la lezione con gli altri e andarci, mi sento già stanco al pensiero.
Vado in cucina appunto a prendere un paio di compresse di vitamine e a bere del tè già fatto riscaldato nel microonde, altrimenti davvero non avrei retto oggi...

Mi butto sul divano e noto che lo schermo del cellulare si era illuminato da solo, era un messaggio da parte dell'accademia, che mi ricordai di dover pagare anche quella, comunque : il messaggio diceva che la prossima settimana, precisamente mercoledì sera tardi ci sarebbe stata una festa a cui erano invitati tutti gli studenti della nostra accademia e delle varie filiali che aveva nella città.
È una festa che organizzano ogni anno a più o meno metà corso, non ci sono mai andato, so solo che nonostante all'allenamento successivo mancassero poco meno di quarantotto ore, perciò non poco, molti studenti mancavano, perché troppo stanchi o ancora coi postumi della serata.
Non credo che ci andrò, prendo la danza troppo seriamente, a meno che non siano casi estremi io non voglio saltare quel piccolo attimo di paradiso che riesco a toccare quando ballo.

Arrivo davanti all'ingresso dell'accademia, trovo lui lì davanti, non so se stesse aspettando me o quant'altro.
<< Visto che alla fine ci sei venuto? >> mi sorride con quel suo bellissimo sorriso, non riesco a fare a meno di farne uno anche io, piccolo ma lo ammetto, ho sorriso: << Sì, lo so, aspetti qualcuno? >> << Sì, aspettavo te. >>, rimango qualche secondo in silenzio sorpreso dalla risposta.
<< Sono felice di rivederti Tae, la classe senza di te non è così un granché. >> risponde lui, e io allora gli domando << Come mai tutto questo entusiasmo nei miei confronti? >>, << Beh, perché mi piace l'idea che ci sia qualcuno con cui poter competere seriamente, è molto più divertente così. >>.

È così fastidioso a volte, vorrei sapere da dove tira fuori tutta questa sicurezza e spavalderia.
Non gli risposi ancora, in realtà ero ancora stanco, perciò preferisco non farlo piuttosto che annoiare. Siccome l'avevo interrotta si avvia verso l'entrata, girandosi ogni tanto come a controllare che lo stessi seguendo, e così è.

La lezione è stata una lezione ordinaria, allenamento, preparazione al test, preparazione al balletto di fine corso. Eppure a me queste cose così semplici piacevano come nessun'altra, non che avessi molte opzioni per sentirmi meglio, come ho detto, certe cose non fanno per me; Mentre mi cambio le scarpe e indosso quelle per uscire vedo Ten salutarmi da lontano e aspettare sotto l'uscio della porta.
Abbandono il mio angolo e raggiungo il ragazzo poco più basso di me, con quel borsone non troppo grande in spalla e l'altra mano nella tasca dei jeans: << Aspetti me? >> gli chiedo, << Sì, volevo accompagnarti a casa, non sei stato bene nei giorni scorsi, per sicurezza >>, << Ten, guarda che io sto bene, non ho bisogno dell'accompagnatore. >> << Allora mettiamola così Taeyong, te lo chiedo, posso accompagnarti a casa tanto per farti compagnia? >> ride leggermente come suo solito e mi guarda negli occhi, abbasso lo sguardo e sospiro: << Okay. >> mi limito a dire. Ci avviamo verso l'uscita quando la nostra insegnate ci ferma con un sorriso stampato sulla faccia, ci dice che era contenta di vederci chiacchierare e fare conoscenza, che andare d'accordo aiuta anche nel coordinamento e quant'altro. Non ci stavo facendo amicizia, non è un mio amico, non ho amici io, è solo una persona che conosco con cui scambio due parole ogni tanto, gli amici sono persone di cui puoi fidarti, a cui puoi raccontare tutto, che ti stanno vicini nel momento del bisogno, che ti mandano il buongiorno la mattina e ti portano a casa una torta di riso preparata da loro o dalle loro mamme, come da tradizione. Perciò io e Ten non eravamo amici, nemmeno per un po', nemmeno per sbaglio, e non lo saremmo mai stati; continuo a pensare che nessuno voglia veramente avere a che fare con un giocattolo rotto, distrutto, quando quello nuovo non costa niente e lo puoi trovare anche più bello appena girato l'angolo.

Mentre camminavamo verso il mio appartamento inizia a parlarmi: << Sei stato bravo oggi, come sempre d'altronde. >> dice lui, stavolta senza guardarmi però, << Lo credi davvero? >> chiedo distaccato, non perché non lo stessi ascoltando, ma perché non amo i complimenti, ne tanto meno so gestire chi si prende troppa confidenza nei miei confronti; << Smettila di fingere di non esserne consapevole, ma se proprio ci tieni a sentirtelo dire da me allora sì, ti dirò che credo davvero che tu sia molto bravo. >> << Ma prima hai detto che ero solo bravo, ora dici molto bravo. >> dissi io, con un tono di ironia, lui tenne il gioco << Non volevo farti montare troppo la testa e mi sono trattenuto, chiedo venia signor Lee. >> questo suo tono mi fece scappare una piccola risata.
Non so per quale motivo ma smise di parlare per un po' ma rimase con il sorriso sulle labbra, a guardare verso il pavimento, anche questo è strano, lui non tiene mai la testa bassa. A volte mi chiedo davvero cosa gli passi per la testa.

Arriviamo al palazzo, mi fermo e per un attimo rivolgo lo sguardo nel suo, ma poi torno a guardare le mie scarpe, sempre più consumate, dovrei comprarne un nuovo paio ma non sarebbero mai comode come queste.
<< Sei arrivato Taeyong, perché non sali? >> mi chiede, allora io rispondo: << Sì, ora vado, ci vediamo domani allora >> e lui dice prima di andare via un semplice " Questo dipende solo da te".
Penso volesse dire che il vederci o meno dipendesse dal fatto che per renderlo possibile dovevo presentarmi a lezione. Ma lo avrei fatto, che mi stessi illudendo o meno che ci sia anche una minima possibilità che non perda la sua compagnia, parlare con lui non mi dispiace. Ci rimarrei male? Sì, ma sono abituato a perdere le persone e rimanere solo.

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