Capitolo 7

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Pov's Harry

La mia storia con Louis stava andando alla grande, certo dovevamo stare molto attenti alle altre SS che c'erano, ma per il resto ero felice.
Louis era molto dolce con me e dovevo ammetterlo, non me lo sarei mai aspettato. Quasi ogni sera mi portava una pagnotta di pane, mentre alla pausa pranzo mi portava i biscotti.
Ormai ero innamorato di lui.

Stavo trasportando insieme ad altri ebrei, dei materiali molto pesanti. Purtroppo durante il tragitto, inciampai facendo cadere tutta la roba. Un kapó mi vide e corse verso di me.
-Che cazzo combini?-
-M mi dispiace-
-ZITTO-  e mi buttò a terra, prendendo il suo bastone che usava per picchiare i prigionieri.
-No la prego, non l lo farò più-
Non mi ascoltó e cominciò a picchiarmi. Faceva malissimo, in quel momento desideravo che il mio Louis fosse qui a proteggermi.

Pov's Louis

Mi stavo dirigendo nella baracca dove si trovava Harry, per portargli i suoi adorati biscotti. Quando sentii delle urla, che mi fecero gelare il sangue, perchè appartenevano al mio piccolino.
Girai l'angolo e vidi una scena raccapricciante. Harry a terra e il kapò che lo picchiava brutalmente.
-Che stai facendo?-
-Signore ha fatto cadere del materiale e...-
-E nulla, guai a te se ti becco un'altra volta a fare una cosa del genere. Sai che ci sono molte punizioni qui, vero?-
-Sì signore, mi scusi-
Quando se ne andò, andai da Harry, prendendolo in braccio e andando nella mia cabina.

-Lou?-
-Sì piccolo sono io, ora fermo che ti disinfetto le ferite-
Aveva il labbro spaccato e una ferita alla testa, ma quando gli tolsi la casacca, vidi che era pieno di lividi.
-Perdonami-
-Shh Louis non è colpa tua, l'importante è che sei qui con me- gli annuii e lo baciai piano, per non fargli male al labbro.
Una volta medicato le ferite, osservai il suo petto, era molto magro e questo mi fece sentire ancora di più in colpa.
-Cercherò di portarti più roba da mangiare-
-No Lou, se scoprono che ingrasso gli verrano dei dubbi e potrebbero risalire a te e ucciderti. Mi va bene quello che mi porti, dico davvero-
Prese il mio volto tra le mani e diede vita ad un bacio stupendo. Le nostre lingue stavano danzando in modo perfetto. Ci ritrovammo sdraiati sul mio letto, io sopra e lui sotto.
-Louis io...non voglio fare niente-
-Tranquillo, vorrà dire che ti farò molte coccole- e mi fece un sorriso stupendo, con due dolci fossette.
Gli baciai il viso e anche il petto, nonostante fosse molto magro, per me era perfetto con la sua pelle liscia e morbida. Restammo abbracciati ancora per un po', dimenticandoci di trovarci in quella fabbrica della morte.







Cessate di uccidere i morti
non gridate più, non gridate
se li volete ancora udire,
se sperate di non perire.

Hanno l'impercettibile sussurro,
non fanno più rumore
del crescere dell'erba,
lieta dove non passa l'uomo.

Non gridate più, Giuseppe Ungaretti.



Il poeta la scrisse dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Si rivolge agli uomini sopravvissuti a quell’immane tragedia, che continuano a funestare il mondo con l’odio di parte e le divisioni politiche. Queste grida piene di rabbia e di rancore coprono le flebili voci dei morti che invocano pace, rendendo inutile il loro sacrificio: in questo modo, è come se venissero uccisi di nuovo. Gli uomini calpestano la memoria con la stessa non curanza con cui calpestano l’erba, ma solo l’impercettibile sussurro di chi non c’è più, può indicare a chi è rimasto la via della salvezza.

L'amore proibito di Auschwitz (larry stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora