Lunedì tra diritto privato e Just Cavalli.

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Lunedì mattina.
Due parole che racchiudono tutto.
Se poi alle due parole si aggiunge anche esame di diritto privato, le cose non potevano che peggiorare.
Eppure quella era la realtà della vita di Alessia.
Erano appena le otto del mattino della prima settimana di settembre, il dipartimento di giurisprudenza aveva da poco aperto il cancello eppure lei già si trovava nell'aula al terzo piano per dare l'esame.
L'ultimo esame della prima sessione. Il terrore le scorreva nelle vene, aveva già dato quell'esame due volte ed aveva trascorso l'intero mese di agosto per ripassare e studiare al meglio ogni insignificante virgola del manuale, non sarebbe riuscita a sopportare di nuovo quel finto sorriso del professore e la sua solita frase ironica 'lei è molto brava ma.. venga al prossimo appello'.
Il professore si presentò in ritardo come al suo solito, abbronzato ed il viso rilassato di chi sa che vuole bocciare il maggior numero dei ragazzi che si presentavano - anche senza alcun valido motivo - per poi tornare con la coscienza leggera nella sua villa al mare. Due assistenti donne lo accompagnano, sedute al suo fianco sembravano due cani da guardia, avevano fatto colazione con pane ed acidità. La rossa, alla sua sinistra, iniziò l'appello ed erano veramente in pochi ad essersi presentati. Quando arrivò il turno di Alessia quasi le servì una spinta dal ragazzo al suo fianco per raggiungere il banco del professore.
Le domande della rossa furono solo due, poi passò all'altra assistente ed infine al professore.

«Questa è la quarta volta che ripete l'esame?» chiese con un tono ironico mentre scriveva qualcosa sul suo quadernino marrone.

«Terza..» la sua voce uscì in un sussurro e lo sguardo del professore la fece tremare.

«Questa è la Bocconi di Milano, signorina. Non importa quanti soldi lei abbia, qui si studia seriamente.» iniziò il suo solito discorso con l'aria saccente di chi ne ha viste molte. Alessia avrebbe voluto interromperlo, voleva spiegare che lei aveva vinto la borsa di studio, che lavorava ogni weekend in un bar del centro per mantenersi l'appartamento che divideva con la sua migliore amica, ma rimase in silenzio ed annuì ascoltando la filippica del professore. «Più di venticinque non posso darle. Accetta?» domandò poi, anche se aveva già segnato il voto sul libretto, firmandolo. La ragazza annuì sollevata e recuperò le sue cose, sperando di non vederlo mai più nella sua vita. Quando uscì dall'aula si lasciò andare un sospiro di sollievo e recuperò il cellulare per avvisare Marta.

«Venticinque? Ale è ottimo come voto con quel pazzo! Io per prendere diciannove ho dato l'esame cinque volte!» le disse l'amica al cellulare e sorrise mentre camminava spedita verso la metropolitana. «Ad ogni modo, fino a novembre non voglio sentir parlare di esami e dato che sei rimasta chiusa in casa per due mesi, sta sera concedimi l'onore di vederti in una discoteca. Ci porta Riccardo, fidati di me!»

«Ci saranno i suoi amici?» domandò sicura della risposta affermativa da parte della sua amica. Infatti, Marta rimase in silenzio per qualche secondo poi sbuffò. «Quante volte te lo devo dire che non voglio uscire con nessuno? Hai già cercato di mettermi vicino ad un suo amico e come sono finita?»

«Ci sarà un suo amico ma non è per quel motivo! Te lo giuro! Non lo vede da un po'.. dai, sarà uno dei locali più belli di Milano! Ti prego!» disse lei ed Alessia riuscì ad immaginarsela mentre la pregava con il suo viso da cane bastonato e le mani unite. «Hai deciso?» la riprese poi, ironica.

«Va bene ma-»

«Oh, bene! Ti ho preparato sul letto un mio vestito, ti starà benissimo. Ti verremo a prendere verso le dieci, baci!» interruppe chiudendo poi la chiamata senza aggiungere altro. Alessia scosse la testa e prese posto nella metropolitana quasi vuota di Milano. Non era la prima volta che la sua migliore amica cercava di farle conoscere un amico del suo ragazzo, ma aveva ottenuto sempre scarsi risultati. Riccardo era un figlio di papà, con la bella macchina e tanti soldi da spendere. Era molto gentile e disponibile, ma non i suoi amici. Tipici ricchi viziati, che ritengono la macchina come prima cosa importante, poi il resto. Alessia non era mai stata abituata al lusso, aveva sempre vissuto una vita normale. Inizialmente le era piaciuto andare in barca, in Sardegna, nei migliori ristoranti.. poi si era annoiata. La bella vita non faceva per lei, dopo solo due mesi con il suo ex Emanuele lo aveva capito.
Appena aprì la porta di casa si rese conto di essere da sola. La sua idea fu concretizzata da un semplice post-it rosa sul frigorifero.
'Alle dieci. Fatti trovare pronta! XX Marta.'

Per uno come me, c'è un'altra come te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora