Piccole imperfezioni.

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Quando Alessia aprì gli occhi il giorno successivo le ci volle qualche istante prima che riuscisse a ricordare e connettere il suo cervello.
Il suo viso era comodamente premuto contro il petto del ragazzo sotto di lei, il suo profumo le bastò per ricordare tutto quello che avevano vissuto la sera precedente, dal bacio in piscina alla dolcissima notte trascorsa insieme. Le braccia la stringevano forte, anche se sentiva il respiro regolare segno che dormiva ancora profondamente. Si voltò verso l'orologio sul comodino, segnava appena le due e mezza del pomeriggio. Posò nuovamente il viso sul petto del ragazzo e sospirò, sentendo il bisogno di recarsi in bagno e mettere qualcosa nello stomaco, ma non avendo alcuna forza di spostarsi dalla sua comodissima posizione. Rimase immobile a godersi quella calma apparente, preparandosi al possibile discorso che avrebbero intrapreso una volta svegli.

«Bonjour..» la voce di Charles la riprese dai suoi pensieri, facendola voltare verso di lui. Inaspettatamente, le labbra del ragazzo si posarono sulle sue. «Che ore sono?» chiese poi, allungando le braccia sul cuscino per poter risvegliare i muscoli leggermente intorpiditi. Alessia si spostò, così da lasciargli lo spazio per potersi muovere liberamente.

«Le due del pomeriggio..» rispose, tenendo il viso poggiato sul cuscino. Charles annuì e si tirò su con non poca fatica, poi si guardò intorno.

«Ordino subito qualcosa da mangiare.» la informò, alzandosi in cerca dei suoi jeans. Alessia sentì il sangue fluirle alle guance mentre guardava la schiena nuda del ragazzo davanti a lei, dovendosi mordere più volte le labbra per non portare lo sguardo verso il basso. Charles intanto recuperò un pantalone dalla sedia della scrivania per coprirsi, poi si abbassò verso i suoi jeans per prendere il cellulare. Chiamò il solito ristorante ordinò quasi tutto ciò che gli veniva proposto, poi controllo se ci fossero nuovi messaggi prima di lanciarlo sulla scrivania. «Doccia?»

«Mh.. posso andare nell'altro bagno.» rispose con voce estremamente bassa, con il lenzuolo che le copriva gran parte del viso. Charles si girò verso di lei e sorrise a vederla rossa sulle guance, così camminò nuovamente verso il letto e tornò su di lei. A dividerli c'erano le coperte, eppure riuscirono a risvegliare i ricordi della notte precedente.

«Ti imbarazzi a fare la doccia con me?» domandò ironico, dovendo portare una mano sotto il suo mento per poterle voltare il viso verso di lui, dato che cercava di sfuggire al suo sguardo. «Ho già visto tutto, ti ricordo..»

«Si, ma-» si interruppe senza terminare la frase, mordendosi il labbro inferiore mentre tirava su le lenzuola per coprirsi meglio. È vero, aveva visto tutto, ma nel buio della stanza sicuramente non aveva fatto caso a quelle piccole imperfezioni che la imbarazzavano terribilmente. Charles sembrò capire cosa intendeva e cercò di nuovo il suo sguardo.

«Sei bellissima.» disse allora lui, baciandole il naso, poi posò di nuovo le labbra contro le sue e dolcemente iniziarono una battaglia silenziosa. Dopo pochi minuti riuscì a portare verso il basso il lenzuolo che la copriva, portando le mani sulla pelle liscia che aveva stretto gelosamente durante tutta la notte. Si allontanò di poco dalle sue labbra, percorrendo una scia di baci verso il petto. La sera precedente non era riuscito a guardare chiaramente, ma ricordava bene che alcuni nei che aveva notato già in precedenza quando l'aveva vista in costume. Con lo sguardo fisso nei suoi occhi, si dedicò al suo seno con calma. Anche se non l'aveva ancora vista alla luce del sole, era bellissima. Quando la sentì sussurrare il suo nome decise di lasciar andare il seno e continuò a scendere verso il ventre, tirando via le lenzuola che la coprivano, anche se lei le trattenne per un pò sulle cosce.
Gli standard che vengono imposti dai nuovi social erano ridicoli. Lo sapevano entrambi. Ridicoli e dettati solo dalla bravura del Photoshop, dal gioco con le luci e le ombre e dalle posizioni. Ci sono forme rappresentate dalle modelle sui social che non esistono, a meno che non si abbia l'asportazione delle costole e qualche soldo da spendere da un bravo chirurgo. Dovrebbe essere cosa risaputa che avere qualche imperfezione - che imperfezione non è - è normale.
Alessia aveva le smagliature sui fianchi e non era mai riuscite ad accettarle. Ricordava bene quando all'età di soli undici anni le uscirono quelle maledette righe rosse, aveva trascorso l'intera estate chiusa in casa con i pantaloni lunghi, cercando di coprire ciò che l'avrebbe accompagnata per tutta la vita. Ormai le smagliature erano bianche ma riusciva ancora a vederle e sentirle sotto la pelle, quelle lunghe linee le solcavano la pelle rendendola per la prima volta insicura.
Eppure in quel momento, completamente nuda davanti a Charles, si sentì bella. Quella dolcezza che utilizzava per accarezzarle la pelle come se toccasse un diamante, le smuoveva dentro un uragano. Quegli occhi di un azzurro indefinito la guardavano come mai prima. «Tu es très belle, ma Chérie.» ripetette lui, portando la fronte contro la sua. Alessia sorrise, incantata dal tono di voce roco mischiato al suo accento francese che le faceva girare la testa. «E se pensi il contrario..» aggiunse, scuotendo poi il capo.

«A volte si..» ammise con un poco di timore, alzando poi le spalle. Charles scosse nuovamente il capo, portando uno sguardo veloce su di lei, poi tornò ai suoi occhi. Una bellissima distesa di miele fuso che la rendeva ancora più dolce di quello che era, con i capelli arruffati e le guance rosse.

«Tu es stupide..» sussurrò prima di lasciarle un altro bacio.

«Mi stai dando della stupida?!» chiese lei e Charles annuì. «E tu sei uno stronzo!» sbottò colpendolo sul braccio, poi scoppiarono a ridere insieme.

«Andiamo a farci una doccia o no?» domandò lui, afferrandola senza aspettare una risposta, tanto sapeva di averla convinta. Alessia si lasciò trasportare all'interno della doccia del bagno personale, che sembrava grande quanto camera sua. Aprì subito l'acqua calda mentre Charles si liberava dei pantaloni, poi tornò da lei stringendola tra le sue braccia. L'acqua bollente li colpì subito come benzina sul fuoco che già bruciava dentro di loro.

«E se arriva il cibo?» interruppe lei, ma Charles non le diede nessuna risposta. Afferrò il bagnoschiuma alle sue spalle e ne versò un pò sulle sue mani, poi la fece voltare ed iniziò dalla sua schiena. Con molta più forza ispezionò il corpo della ragazza, l'ammirava con attenzione mentre si compiaceva di averla avuta tutta sua per una notte, cosa che sicuramente non gli sarebbe bastato.

Infatti, quando la ragazza si poggiò contro il suo petto si rese conto di essere eccitato già come un ragazzino di quindici anni. Portò le labbra contro il suo orecchio e sussurrò. «Allora dobbiamo essere très veloci.» Ed Alessia non se lo fece ripetere due volte, si voltò verso di lui e lo attirò a se. In breve tempo si ritrovò con la schiena contro le mattonelle della doccia e le gambe incrociate al bacino di Charles. Mentre facevano nuovamente l'amore riuscì a provare sensazioni diverse dalle precedenti, che non avrebbe mai dimenticato. Quando arrivarono entrambi al limite del piacere, rimbombarono i loro nomi nella stanza, poi il silenzio accompagnato dall'acqua che continuava a scendere sui loro corpi ed il loro affanni.

«Ti sei reso conto che non hai messo il preservativo?» la domanda di Alessia fu spontanea. Charles lasciò subito la presa dalle sua gambe portandola con i piedi per terra e si allontanò con gli occhi spalancati.

«Cazzo! Merde!» imprecò portandosi le mani tra i capelli, mentre Alessia cercava di trattenersi dal ridere. «E ora? Non sono mica pronto per fare il padre!»

«Avresti dovuto ricordartelo prima di farlo con me, per ben due volte!» aggiunse lei, dandogli le spalle dato che non riusciva più a trattenere un sorriso. La divertiva vederlo nel panico. Quando però non ebbe alcuna risposta del ragazzo si voltò per controllare se fosse svenuto: era poggiato contro il muro mentre guardava il vuoto. «Charles?»

«Ho fatto una stronzata, non mi è mai capitato lo giuro!» cercò di giustificarsi. «Ti immagini me come padre? Non sono capace di niente, quando mangio il gelato devo prendere una coppetta altrimenti mi sporco! E per cucinare poi? Chiamo solo ristoranti, non so nemmeno se funziona la cucina! E poi tu avresti dovuto ricordarmelo, di solito funziona così no?»

«Prendo la pillola, Charles.» ammise lei, scoppiando a ridere. Charles la guardò con estremo odio, poi afferrò la spugna e gliela lanciò contro urlando varie imprecazioni in francese.

Per uno come me, c'è un'altra come te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora