flashback 5|| casa nostra, la fine.

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mi ero promesso che in questo tema avrei racchiuso tutte le sfaccettature dell'amore e proseguo così..

"l'amore è tanto meraviglioso quando insidioso: può tramutarsi in una carezza delicata, come può sbatterti ferocemente in faccia una verità con cui non ti vuoi confrontare"

flashback
sono seduto sul divano:
sguardo basso, braccia intrecciate...
nessuno dei due osa proferire parola. 
il silenzio che domina la stanza in questo momento è assordante, molto più di tutte le urla che ci siamo scambiati in questi giorni, a mio parere, surreali.

non riesco ad indirizzare il mio viso in nessun altro posto che non sia il pavimento: tutto ciò che mi circonda urla ancora "marti e nico" e non credo di essere pronto a confrontarmi con una realtà dove esistono solo marti e solo nico.

"martino!" la sua voce irritata mi desta dai brutti pensieri in cui stavo affogando...
non mi chiama mai per nome: si, è solo un dettaglio, ma che mi da ancora una volta la tremenda conferma che qualcosa tra noi è cambiato per sempre.

"smettila di fare il bambino e aiutami ad inscatolare le cose!"
sbotto in piedi di scatto, la rabbia mi sta accecando:
"bambino io? mi prendi per il cul-"
il nodo che si crea nella mia gola mi blocca a metà frase, sono sfinito: non ho più la forza di reggermi in piedi, figuriamoci di litigare.

così deglutisco, prendo un respiro profondo per impedire alle lacrime che si stavano creando di rigarmi il volto, e mi alzo dinanzi a lui.

siamo faccia a faccia,
ancora una volta
probabilmente l'ultima.

dentro il mio cuore è in corso da giorni una continua lotta tra il rancore e l'amore e,
in questo esatto momento, la percepisco ancora più vivida.
per un secondo sono tentato di sussurrargli "scusa" ma non cedo ai sentimenti,
non stavolta.

"vaffanculo!"
e dopo quell'affermazione così cruda e poco pensata corro in bagno sbattendo rabbiosamente la porta alle mie spalle.

"vaffanculo tu!"
risuona fino alle mie orecchie dall'altra stanza.
sento le guance andarmi a fuoco e gli occhi bruciare fastidiosamente: la mia esasperazione è a un punto tale che mi accascio sfinito in un pianto doloroso.

la verità è che vorrei solo sistemare le cose, correre tra le sue braccia e constatare tra un singhiozzo e l'altro che non siamo gli ultimi uomini sulla terra ma solamente i due più stupidi e testardi che esistano.

lo sento avvicinarsi a passi silenziosi fino all'entrata del bagno dove mi sono irrascibilmente barricato dentro.
si siede piano e poggia sfinito la schiena alla porta, così io faccio lo stesso.
probabilmente si è accorto della mia presenza speculare alla sua e sospira più forte quasi a volersi far sentire da me.

"così è finita?" azzardo con voce rotta

tra noi c'è solo una porta,
in questo momento siamo così vicini,
ma ancora così lontani.

"si marti, è finita"

il mio cuore rallenta, sbatto la testa contro la porta in segno di rassegnazione e, nonostante fossi già consapevole che quella conversazione non avrebbe preso una piega diversa, mi sento morire ancora un po' di più.. quasi non mi aspettassi che una domanda così importante venisse liquidata in quattro semplici parole.

infondo, fino all'ultimo,
ci ho sempre sperato un po'.
ho costudito stupidamente la piccola e utopica convinzione che arrivare a questo punto non sarebbe servito.
ed invece eccoci qui:

seduti a terra in balia di un trasloco che nessuno dei due ha realmente pensato con cura.
ci siamo lasciati trasportare dal rancore e dall'orgoglio...

questo è il risultato.
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"hai preso tu le chiavi?" mi chiede freddo.

nel suo tono di voce non si avverte alcun tipo di sbalzo, non lascia trasparire emozioni e, spero con tutto me stesso, che sia solo apparenza e dentro sè stia attraversando la stessa lotta emotiva che affligge me da giorni.

siamo entrambi in piedi esattamente all'entrata della nostra casa ormai completamente svuotata.
è l'ultima occasione che abbiamo per salutarla e, senza comunicare in alcun modo, ci siamo ritrovati uno di fianco all'altro persi a fissare il vuoto.

il vuoto più carico di ricordi in cui mi sia mai perso.

tremo.
tremo e penso che non mi capiterà mai più di stare affianco a lui in quel luogo,
quel luogo che entrambi ora odiamo un po',
ma non riusciamo comunque ad abbandonare.

credo che le urla che hanno colpito i muri di questa casa nell'ultimo mese avrebbero messo ogni coppia in fuga dopo la prima settimana.

invece noi siamo ancora lì,
e, nonostante tutto, non riusciamo in alcun modo a serrare quella porta per sempre.

una lacrima cade a terra...
forse mia, forse sua,
forse di entrambi.

"vabbè io vado" mi comunica apaticamente e, come fossimo due sconosciuti, mi abbandona in quella stanza vuota ma colma di ricordi.
vorrei voltarmi, abbracciarlo un'ultima volta, ma il suono dei suoi passi che scendono le scale mi lascia intendere che ho perso quell'occasione:
è troppo tardi ormai.

dopo quell'esatto momento non l'ho mai più rivisto.

alzo lo sguardo per l'ultima volta verso quei muri forse un po' crepati ma che urlano il nostro nome.
in ogni angolo di quella casa completamente vuota vedo noi due, la nostra versione migliore:

ridiamo davanti ai fornelli,
dormiamo abbracciati sul divano in compagnia di un noiosissimo film,
ci laviamo i denti a vicenda...

si, penso sia così che ci voglio ricordare.

non reggo più la malinconia che mi sta soffocando..

respiro,
chiudo gli occhi,
spengo la luce.

fine flashback

oltre a questo ricordo poco di quel giorno: la mia mente deve avermi protetto da una realtà troppo dolorosa per essere affrontata da solo.

ricordo solo che nell'esatto momento in cui niccolò ha lasciato il mio fianco per dirigersi alle scale
ho smesso di credere nell'amore.

eii, eccoci qui con questo capitolo stra angst ahaha. scusate per l'orario ma ho voluto dare tutta me stessa descrivere quello ha provato quel giorno, spero davvero di esserci riuscita❤️

flashback|| rames Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora