10. Umbria

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Alquanto è l'ora tarda e sono stanco,

debbo tornare a Cura di Vetralla,

prima d'andare dimmi tu pertanto

qual'è la terra delle tue castella


De la provincia son di Macerata

del circondario son di Camerino

lo mio Comune è quel di Fiuminata

poco distante è sito Laverino


Giovanotto, sorprende la risposta

c'arreca a me cotanta maraviglia

però se alcun disdoro a te non costa

parlami allora della tua famiglia


Sovrasta lo paese una gran rocca

vivono felici pur non senza crucci,

nella casetta a forma di bicocca

Veneranda e Settimio dei Fanucci


Pioli Veneranda è mia sorella!

tu sei nepote mio tanto sapiente

oltre lo tuo valor cotal novella

m'invita ad abbracciarti immantinente

(segue un abbraccio fra i due poeti)

Nepote ripettoso e reverente

grato ti son per li forti abbracci

bon sangue è proprio vero che non mente


Vincenzo sono, stirpe dei Fanucci

Spinnoli mi sovviene in fondo al piano

de la ristretta Valle del Potenzale torri di Vallibbia e di Sarracchiano

de li Varano son la rimembranza

Or la Madonna è sola in Sarracchiano,

dall'altra parte al sol c'è la Castagna.

A valle c'è Castello non lontano

che del torto di Massa ancor si lagna


[Strofe riportate da Camillo Fanucci]

|| Questa poesia riguarda l'incontro-scontro tra due poeti a braccio avvenuto nel lontano 1888 a Viterbo.Il nonno di Camillo, il giovane Vincenzo Fanucci, al termine di una tenzone canora a cui pare assistesse addirittura Trilussa diciassettenne, scoprì con stupore di aver duellato con un suo zio, il sessantanovenne Pioli Giuseppe, fratello della madre, che non conosceva. ||

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