La Lunga Notte

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Non fu facile, il giorno dopo. Dato che non potevamo passare per le strade principali, ci toccò percorrere sentieri poco utilizzati e molto scomodi anche per i cavalli. La stanchezza data dalla notte in bianco, unita al caldo infernale delle ore attorno a mezzogiorno, rendevano la mia avanzata davvero ardua.

La profezia del vecchio mi aveva lasciato con più domande che risposte riguardo all'inaspettato incontro e all'altrettanto inatteso ritrovamento della piccola effige. Ero dunque io colui che lui chiamava "il Portatore", ma cosa significava? Possibile che il semplice ritrovamento di una statuetta mi avesse reso idoneo ad un appellativo così mistico e misterioso? Che cosa significavano quelle parole sconnesse e vagamente profetiche?

Decisi che la matassa era troppo complessa per poterla districare da solo: dovevo parlarne con qualcuno. Fortunatamente Antipatro mi diede l'occasione che cercavo e fui mandato in avanscoperta per il secondo turno. Vedendomi turbato, Leandro chiese di poter venire con me prima che il comandante scegliesse un gregario, così andammo, insieme, distanziandoci dalla gruppo di un paio di leghe.

Le alte colline che ci circondavano formavano una conca enorme, sopra la quale l'implacabile sole anatolico picchiava incessante sulle nostre teste. Leandro, una volta distanti abbastanza, si avvicinò a me:

- Coraggio, fratello, sputa il rospo: cosa ti turba così tanto?

- Non è facile parlarne, Leandro. Ho vissuto un'esperienza al limite dell'incredibile giù, al porto di Efeso.

- Se l'hai veramente vissuta non deve essere tanto incredibile, a meno che non fosse un'allucinazione data da qualche erba orientale.

- No. Ti posso garantire che ero lucidissimo, tant'è che non sono per niente confuso circa gli avvenimenti, quanto piuttosto per il loro significato. Il fatto è questo, stammi bene a sentire:

passeggiavo per le vie del porto di Efeso, ammirandone i costumi e il grande mercato, assaporando quell'aria carica di odori e profumi, ascoltando le mille lingue che si parlavano, quando un ragazzino, di sì e no otto anni, mi rubò questa dalla borsa... - estrassi la statuetta dalla bisaccia e la mostrai al mio compagno. Notai fugacemente che, alla vista della piccola opera di pietra, Leandro mostrò una reazione di stupore, quasi sapesse di cosa si trattasse, ma fu soltanto un attimo, dunque non ci feci caso.

- ... lo rincorsi, correndo, per qualche minuto, finendo in un vicoletto deserto dove, congedato l'orfanello con poche monete, incontrai un vecchio. Credo fosse talmente vecchio che stesse in piedi grazie al favore di qualche dio sconosciuto, dato che ai nostri non interessano queste questioni. Egli mi annebbiò la mente di parole confuse e profetiche, chiamandomi "Portatore", dopodiché scomparve davanti ai miei occhi e io caddi, privo di sensi. Al mio risveglio, non trovai più né il vecchio, né la stanza in cui era avvenuto l'incontro.

Leandro stette in silenzio per un po', come se stesse elaborando la mia incredibile storia, ma qualcosa nei suoi occhi mi sapeva di strano: qualcosa mi diceva che Leandro aveva un punto di vista decisamente diverso dal mio. Si girò verso di me e mi fissò per qualche istante:

- Tu saresti il "Portatore"?- disse scherzando con un lieve sorriso sulla faccia – non vali molto come tale, visto che te l'hanno rubata.

Detto ciò, andò avanti qualche passo, distanziandosi da me. Notai che non mi ero mai riferito alla statuetta come oggetto del mio epiteto, ma nemmeno io ne ero sicuro, giacché il vecchio non era stato esplicito, dunque non diedi troppo peso a questo appunto.

L'arsura era talmente intensa che il mio fiero cavallo, Andreios, cominciava a risentirne, soffiando sempre più spesso. Mi spinsi su un'altura vicina, cercando di avvistare il nostro gruppo e, non vedendoli alla distanza, conclusi che anche loro dovevano aver ceduto e si erano fermati. In fondo, mi dissi, era quasi mezzogiorno e il sole era troppo alto nel cielo per permettere un'avanzata agevole. Cavalcai, allora, avanti per cercare Leandro e proporgli una pausa, ma non lo vidi. Mi spinsi un po' più lontano, aguzzando la vista per trovare il mio compagno disperso.

L'Egida di AlessandroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora