La Città Fantasma

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"Chi è il Creatore?" chiese Elio.
"Adesso non posso dirtelo, ma lo scoprirai, non ti preoccupare. Adesso seguimi, dobbiamo raggiungere la Città Fantasma."
Elio seguì Sfullo. Approcciarono alcune scale all'interno della struttura che portavano alla cima della barriera, la quale dava l'impressione di essere molto più alta di quanto in realtà fosse.
"Ma è troppo alta... Non c'è un ascensore?" disse Elio, molto svogliato.
"Beh, sì, ma devi fare un po' di esercizio no? Dovrai abituarti a fare tanti sforzi per la tua futura missione" rispose Sfullo ridendo. Dopo aver pronunciato quelle parole, si sollevò delicatamente in aria, pronto a salire le scale senza fare il minimo sforzo.
"Comunque, benvenuto sulla Barriera! È qui da quando il Creatore ci ha ospitati. Prima divideva la parte degli abitanti maschili, come dite voi, da quelli femminili, ma con la Rivoluzione Internazionale dell'Unione questa barriera si è trasformata solamente in una ferrovia che ci permette di raggiungere tutte le città di Aridan. Ah! Mi sono dimenticato di spiegarti cosa sia effettivamente Aridan. Semplicemente, è il nome del pianeta sul quale sei stato teletrasportato" spiegò Sfullo.
"Sono stato teletrasportato? Da chi?" chiese Elio con il respiro affannato.
"Dal Creatore, ovviamente, ma non è tempo per le domande. Adesso prenderemo la cabina numero centocinquantasei per arrivare alla Città Fantasma, dove abita il Re di questa regione: Asfat, la regione dello spirito e del benessere. Sei stato fortunato" disse Sfullo, aggiungendo una piccola risata.
Dopo le scale infinite che costarono ad Elio almeno venti minuti del suo tempo e mezzo polmone, i due avevano raggiunto i binari, identici a quelli per un normalissimo treno terrestre.
"Oh, adoro le ferrovie! È affascinante, inoltre, questa cupola di vetro che le protegge. Immagino sia per la temperatura, vero?" disse Elio, incredibilmente felice di aver raggiunto la vetta della montagna che stava scalando.
"Ovvio, non c'è nemmeno bisogno che te lo spieghi ormai. Sei gia un esperto."
Bastò un secondo affinché una cabina di piccole dimensioni arrivasse, come se avesse automaticamente percepito la loro presenza. Appena si fermò alla stazione, si aprì una sorta di foro nel terreno vicino ad essa e ne fuoriuscì un pannello di controllo. Esso aveva un touchscreen e, dopo che Sfullo lo regolò per raggiungere la sua altezza, apparvero su di esso delle diciture: "Inserire nome città".
"Quindi anche le parole che vedo si adattano alla lingua che parlo?" chiese Elio.
"Esatto, non ti starai sorprendendo, vero?" rispose l'essere mostruoso, nell'atto di comporre le parole: "città fantasma"  sul touchscreen.
Non dovette premere nient'altro e ulteriori iscrizioni apparvero sullo schermo: "Premere il tasto Conferma, entrare nella cabina e seguire le istruzioni sul touchscreen al suo interno."
Sfullo ed Elio entrarono nel piccolo mezzo di trasporto dopo l'apertura automatica delle sue piccole porte e Sfullo lo attivò tramite un altro schermo identico a quello precedente, che trovarono al centro della parete di fronte all'entrata.
Elio fece a malapena in tempo a contare fino a tre nella sua testa che, senza nemmeno percepirne la velocità, la cabina era già giunta a destinazione.
"Siamo già arrivati? Se la città è così vicina, potevamo anche venire a piedi" constatò Elio.
"Abbiamo viaggiato per una notevole quantità di chilometri terrestri, a dir la verità" disse Sfullo fuoriuscendo dalla cabina.
"Non ci credo. Stai scherzando? Dovrebbero esistere anche sulla terra queste ferrovie."
All'esterno della cabina, in quella che appariva essere la stazione della Città Fantasma, si trovavano delle tute fornite di casco, somiglianti a tute spaziali. Sfullo invitò Elio ad indossarne una e gli spiegò anche come lui non ne avesse bisogno: "La mia pelle resiste a temperature che non puoi nemmeno immaginare. Per quanto riguarda il ronzio, invece, non mi farà nulla."
Appena scesi dalla Barriera tramite un'ascensore futuristico, Elio non riusciva ad intravedere nulla di interessante, o almeno, non scorse nessun tipo di "città", ma Sfullo continuava a camminare con sicurezza.
"Ehm... Sfullo... io non vedo niente qui."
"Ah, Mi sono dimenticato! Che sbadato. Prima di tutto, puoi toglierti la tuta, siamo in una zona sicura adesso. Inoltre, indossa questi." Sfullo porse ad Elio degli occhiali e dopo essersi sbarazzato della particolare tuta, li indossò. Un'enorme città apparve di fronte ai suoi occhi.
La tecnologia era così all'avanguardia a un primo sguardo: lo spazio urbano straboccava di aree verdi, l'aria era purificata, ogni tipo di infrastruttura era completamente pulito e funzionante. Persino gli animali sembravano sprizzare gioia da tutti i pori, anche se apparivano molto differenti da quelli che Elio conosceva.
Nel frattempo, gli occhiali si erano adattati alla sua conformazione facciale, permettendo ad Elio di non avere una sensazione fastidiosa sulla testa. Probabilmente anche questa era una di quelle tecnologie definite "ormai datate" di questo paese all'avanguardia.
A bocca aperta, Elio esclamò: "Wow! Credo di sognare!"
Dei piccoli palazzi si innalzavano ai lati di un gigantesco viale a pochi metri da Elio e Sfullo e, man mano che procedevano per quella che appariva come la via principale della città, diventavano sempre più alti.
Ogni palazzo aveva almeno una decina di balconi colmi di piante e alla base di ognuno di essi si trovava un giardino fiorito.
La città era popolata da esseri molto differenti da Sfullo ed effettivamente simili agli umani.
L'unica differenza che possedevano nella loro conformazione corporea era la mancanza della bocca.
"Gli abitanti di Asfat, i Quiescenti, non hanno la possibilità di parlare; non lo senti tutto questo silenzio? Esso è appunto la loro fonte di nutrizione, possono sentire e capire, ma il silenzio dà loro energia per continuare a vivere. Proprio come un bel piatto di pasta per voi umani, vi fornisce energia, ma avete anche la possibilità di non mangiarlo. La calma e il benessere sono così tanto importanti per loro, che non hanno bisogno di comunicare per trasmettere le loro emozioni. La loro mente è così potente che potrebbero risolvere problemi matematici ancora sconosciuti sulla Terra, sin dall'età di cinque anni. Però, la loro eccezionalità è che, sì, possiedono così tanta intelligenza, ma non hanno la necessità di usarla, se non per vivere una vita tranquilla e colma di felicità: è questo il loro unico obiettivo" spiegò Sfullo.
In effetti, quelli che vedeva Elio erano dei simil-umani che compivano quelle piccole attività della vita che lui considerava inutili, ma con tantissima passione. Poteva vederne uno che andava a passeggio accompagnato da un animale con tre teste, mentre annusava i fiorellini che trovava nelle vicinanze; un altro che rientrava a casa con le buste della spesa in mano; un altro ancora che faceva volare un aquilone nel suo piccolo giardino.
Si trovava di fronte agli esseri più intelligenti che avesse mai visto, ma che non utilizzavano questa sapienza a loro favore. L'unico loro obiettivo era quello di vivere una vita sana e felice. È questo ciò che accade quando la ricerca scientifica giunge a un termine?
Dopo averci riflettuto un attimo, Elio continuò ad osservare la città: al culmine del viale si poteva intravedere un castello di notevoli dimensioni: era probabilmente la sede del Re precedentemente menzionato da Sfullo. Esso aveva un dettaglio molto particolare, si intravedevano dei fori nella struttura principale che si chiudevano a intermittenza.
"Cosa sono quelle aperture nel castello?" chiese Elio.
"Si tratta di un sistema, anch'esso ormai datato, per la diffusione di aria raffreddata all'interno della città. Questo castello si trova al confine settentrionale della città e ne controlla le entrate e uscite principali, non solo degli individui come noi, ma anche di oggetti o elementi in generale.
L'aria va raffreddata perché all'esterno si trova a temperature troppo elevate per il progresso ottimale della vita."
"E perché allora noi non siamo entrati nella città passando per il castello? Poi, mi sembra comunque troppo caldo, siamo sicuri che quel sistema funzioni?"
"Osserva meglio dove ti trovi, i tuoi piedi toccano ancora la sabbia, non abbiamo ancora raggiunto effettivamente il confine della città."
"Beh, mi basta fare due passi avanti e sono dentro." Elio si incamminò e, dopo due passi, sbatté la faccia in una specie di vetro invisibile.
"Ehi! Potevi dirmelo prima!" esclamò Elio, coprendosi il naso dolorante.
"Avrei potuto, ma non mi sarei divertito, e non ti avrei insegnato nulla. Vieni, utilizziamo il teletrasporto" rispose Sfullo, in preda alle risate.
Elio si avvicinò al suo nuovo amico e l'unica sensazione che provò durante il teletrasporto fu la stessa di quando fu teletrasportato su Aridan, ma più rapida. Grigio, tutto intorno a sé e poi era arrivato.
"Eccoci. Che ne dici, siamo abbastanza vicini?"
Il castello, da dietro sembrava ancora più maestoso ed Elio poteva osservarne tutti i dettagli.
Era costruito con quello che sembrava marmo bianco, pieno di finestre variopinte che fornivano luce al suo interno.
Ai suoi angoli si innalzavano quattro torri bianche che ricordavano ad Elio quelle di una moschea, ma molto più grandi e con l'aggiunta di finestre anche su di esse.
Ai piedi della struttura si ergeva un'enorme insegna che recitava: "Benvenuti nella Città Fantasma! Il Varco è attualmente aperto."
I due si incamminarono verso l'apertura e quando giunsero all'entrata della città, due piccole creature adorabili li accolsero. Somigliavano a dei giocattoli per bambini, erano alti poco più di cinquanta centimetri ed erano ricoperti di pelo colorato: uno di loro lo aveva rosa mentre l'altro verde acqua. Attraverso la loro paffuta peluria si intravedevano dei dolcissimi occhietti e delle piccole zampe, simili a quelle di un gattino appena nato.
"Benvenuti! Per favore, retrocedete di un passo, dobbiamo fare un piccolo controllo" disse uno di loro, quello rosa.
"Che carini!" esclamò Elio innamorato alla vista di questi simil-pupazzetti.
"Sì sono adorabili. Vengono chiamati Furfetti e al primo compleanno vengono regalati ai bambini che hanno la loro stessa età con i quali passeranno tutta la loro vita, né un giorno di più né un giorno di meno. Sono stati donati dal Creatore al popolo di Aridan come segno di riconoscimento per l'aiuto che gli fornimmo nei secoli passati. Sono esseri viventi creati da un'intelligenza artificiale, programmati come robot, ma con componenti vitali, li troverai in tutto il pianeta" spiegò Sfullo.
"Il controllo è terminato. Buona permanenza nella Città Fantasma!" disse l'altro dei due Furfetti.
"Oh, ti prego, potrei averne uno anch'io?" chiese Elio.
"Certo che sì, ma non adesso" rispose Sfullo incamminandosi verso la città.
"Bisogna girare proprio qua a destra, l'entrata del castello dovrebbe essere a pochi metri. Ah, eccola là!" continuò Sfullo, seguito da Elio.
La porta era tutt'altro che maestosa ed Elio pensò che fosse solamente un'entrata secondaria.
Ne ebbe la conferma quando si aprì automaticamente (un'altra tecnologia ormai datata). I due si ritrovarono in una stanza piena di decorazioni assai inusuali: le pareti erano ricoperte di oggetti elettronici terrestri, appesi a delle corde di plastica. Al Re piacevano gli oggetti terrestri? Ne era incuriosito? Si poteva constatare, sicuramente, che i telefoni cellulari erano i suoi preferiti, perché ce n'erano in quantità inimmaginabili.
Un altro Furfetto era lì ad aspettarli e dopo aver chiesto loro di seguirli, Elio e Sfullo furono condotti attraverso stanze di ogni genere: da salotti con le pareti dipinte da evidenziatori a camere da letto ricoperte di schiuma di carnevale.
Capirono di essere finalmente giunti a destinazione, quando il Furfetto si addormentò sul pavimento, in preda ad un attacco di sonno.
La stanza nella quale si trovavano in quel momento era in stile medievale.
C'erano degli scaffali sui quali erano appoggiati dei PC, c'era un tavolo molto grande con una decina di sedie e un bel tappeto d'antiquariato. Le sedie e il tavolo erano piene di polvere, ma proprio dietro ad essi si trovava un grandissimo trono pulito e luccicante dove sedeva un individuo. Era colui i cui gusti avevano suscitato curiosità in Elio, la cui presenza trasmetteva sicurezza immediata, la cui apparenza era estremamente imponente e maestosa: il Re di Asfat.

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