Capitolo 4: il purgatorio

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Archie aveva appena messo in moto la macchina quando il cellulare di Betty squillò. "Pronto?" rispose al telefono, una voce femminile parlava ma il volume non era abbastanza alto per poter ascoltare cosa stesse dicendo, eppure non doveva essere qualcosa di tanto bello perché la bionda diventava sempre più scioccata e pallida, sgranando gli occhi sempre di più mentre la voce parlava. La telefonata durò circa 1 minuto. "Betty cosa succede? Tutto apposto?" chiede Veronica visibilmente agitata per la sua migliore amica. "No. Decisamente no. Era mia madre, mi ha detto che mio padre è stato ricoverato in ospedale perché si è sentito male".

Arrivati in ospedale corremmo dentro e trovammo la madre di Betty, Alice Cooper sconvolta e in lacrime, la figlia le andò in contro e la strinse forte. Nemmeno il tempo di cercare di capire bene cosa fosse successo che uscì un dottore con un sorriso e visibilmente contento. "Strano ma vero, il signor Cooper è in perfetta forma." "Come scusi?" chiese Alice "Esattamente. Ha avuto un intossicazione alimentare anche molto lieve, ciò che ha causato addirittura lo svenimento è la temperatura troppo alta, che ha fatto notevolmente abbassare la pressione. È brutto dirlo così ma vi siete preoccupate per niente, il signore verrà dimesso oggi stesso e potrà tornare a casa tranquillamente". Tirammo tutti un sospiro di sollievo e aspettammo un altro po li.

Alla fine Betty decise di rimanere in ospedale con la mamma finché il padre non sarebbe stato dimesso, quella sera, insistemmo per rimanere anche noi ma ci disse che non era necessario, eppure jug decise di restare lì comunque, così ci salutammo.

Archie accompagno Veronica a casa, che doveva prepararsi per andare a cena con i suoi genitori e pensavo che avrebbe riportato a casa anche me, e invece "se vuoi ti posso fare io da accompagnatore turistico... non che ce ne siano molti altri" scherzò accennando ai sedili posteriori ormai vuoti. Era passato un po' di tempo ma non era ancora tardi e il coprifuoco da me non c'è di certo, perciò accettai con piacere.

Mi fece vedere la piazza, la scuola (da fuori perché era chiusa), lo Sweetwater River e il bosco li vicino e qualche altro posto lì intorno. Memorizzai le strade facilmente e pensando il giro fosse concluso, anche se stava ancora guidando, provai a ringraziarlo ma non mi fece nemmeno finire "c'è ancora un ultimo posto, l'ho lasciato alla fine perché per me è il più speciale" mi sorrise, ricambiai e mi godei il vento che mi scompigliava un po' i capelli aranciati finché non arrivammo in pochi minuti davanti un boschetto che non era però lo stesso di prima. Archie parcheggiò e gentilmente mi aprì la portiera. Camminammo dentro e nonostante fosse alla fine un ammasso di alberi, era veramente veramente bello. Continuammo per un po' finché non trovammo una piazza vuota con un salice piangente che faceva ombra al poco sole che illuminava quel piccolo pezzo di terra. "Questo è il mio posto preferito in tutta Riverdale, praticamente nessuno lo conosce, perciò posso sempre godermelo a pieno senza dovermi preoccupare che ci sia qualcuno intorno. È perfetto per pensare, studiare, allenarsi, rilassarsi, fare un pic-nic e praticamente di tutto" disse ridendo "dovresti scrivere un libro su tutto ciò che hai fatto qui" risposi io "hai pienamente ragione, da domani mi metterò al lavoro, verrò proprio qui per farmi venire l'ispirazione" disse sempre sorridendo, poi divento più serio, mi guardò e disse "sai che letteralmente nessuno sa di questo posto a parte noi? Nemmeno io l'ho mai detto a nessuno. Neanche a Veronica, a Betty, a Jug o a mio padre che sono le persone a cui tengo di più da sempre. Poi conosco te da poche ore e non vedevo l'ora di farti vedere il vero paradiso... sembrava giusto e l'ho fatto" "ne sono contenta, è veramente stupendo, e posso garantirti che manterrò il segreto e non lo rivelerò nemmeno sotto tortura" lo rassicurai incrociando due dita formando una x sulla bocca e poi il segno della cerniera addirittura arrugginita. Rimanemmo un po' li a guardare il tramonto che si faceva ogni secondo più bello, e non posso negare il fatto che il mio piccolo cuoricino, per un millesimo di secondo, fece giusto due battiti irregolari, solo per farmene accorgere. Due piccoli battiti, due piccoli ragazzi. Era un momento perfetto finché non sobbalzai, risvegliandomi dal torpore che quell'atmosfera mi aveva iniettato, da un forte squillo, il cellulare di Archie suonò. "Pronto?" rispose "ei, ci siamo salutati piuttosto in fretta prima, così ora che ho una tregua dai noiosissimi discorsi dei coetanei dei miei genitori ho pensato di vedere cosa stessi facendo" ero vicina a lui, perciò capii perfettamente cosa ronnie disse al telefono. "Alla fine ho portato Cheryl a fare il famoso tour della città o domani si sarebbe persa" disse girandosi verso di me e sorridendomi, ricambiai mentre sentivo una risatina nel telefono "bene, bene. comunque, se dopo cena il giretto è finito potresti fare un ultima tappa a casa mia, i miei faranno molto tardi e comunque il ristorante in cui siamo è così lontano da Riverdale che hanno deciso di andare a dormire nell'altra casa qui vicino e hanno invitato anche i loro amici, mentre io ho già chiamato Smithers che mi viene a prendere e mi porta a casa. Ho detto ai miei che avrei invitato Betty e lei regge il gioco a me mentre io lo reggo a lei con sua madre quando invece è con jug, diciamo anche noi una piccola bugia, che dici?" disse la corvina ammiccando telefonicamente, nella prima parte del discorso l'ho sentita anche un po' nervosa ma sarà stata solo una mia impressione. Intanto Archie sembrava cercasse consenso nel mio sguardo mentre rispondeva alla sua fidanzata "perché no, una casa libera, soprattutto di notte, non si spreca mai" "fantastico! allora ti aspetto tra una mezz'ora a casa mia, ti faccio preparare qualcosa da Indja" disse tutta emozionata. Archie attaccò e insieme tornammo alla macchina, chiacchierammo del più e del meno durante il breve viaggio da quel bosco incantato a casa mia, finché non arrivammo, e li affrontammo un problema, Archie era con la mia macchina, pensai un po' e poi chiesi ad Arthur, l'autista, di accompagnarlo a casa di Veronica, tanto ormai era l'ora del loro appuntamento, così mi salutò con un abbraccio, "a domani" disse, facendomi l'occhiolino e sgommando via in una limousine nera.

Entrai in casa e salutai miei zii, "come è andata la giornata?" Mi chiese zia Penelope, "molto intensa ma è stata anche molto piacevole" le sorrisi, "sono contenta tesoro. la cena sarà pronta tra poco, se senti i tuoi genitori digli che li salutiamo" disse mentre andava verso la cucina per vedere a che punto era la cena "senz'altro" e salii su fino in camera mia. Indossai qualcosa di più comodo e mi sdraiai sul letto, abbastanza stanca ma felice, misi in carica il cellulare e chiamai mia mamma ma non rispose e stessa cosa mio padre, mi sembrava un po' strano che a quell'ora avessero qualcosa da fare, ma comunque l'avrebbero richiamata molto presto.

La cena era pronta, così scese e mentre cenavano raccontò la sua giornata ai suoi zii. Una volta finito loro guardarono la tv mentre lei tornò in camera. Era stata una bella giornata alla fine, eppure aveva questa brutta, bruttissima sensazione che proprio non riusciva a spiegarsi e che la faceva stare in ansia ma non solo non capiva il perché di quell'emozione, ma nemmeno a cosa fosse riferito, e quello la faceva preoccupare ancora di più. Mise il suo pigiama di seta rosso preferito per sentirsi più al sicuro e si mise nel letto con il cagnolino di peluche bianco a chiazze mattoni che i suoi genitori le avevano regalato da piccola da usare come portafortuna, per sentirsi protetta, per ricordarsi di loro, per giocarci o qualunque altra cosa lei avesse voluto, si stese bene e poggiò la testa sul cuscino, si coprì con il morbidissimo e caldo piumone e proprio mentre stava cercando di chiudere gli occhi completamente per quella notte, sua zia spalancò la porta della camera di Cheryl con gli occhi sgranati e le lacrime che le scorrevano in tante e velocemente sulle guance con Clifford dietro di lei, si avvicinarono alla ragazza che ancora per poco avrebbe avuto la sua innocenza e il totale controllo della sua vita e delle sue emozioni, Penelope sedette sul bordo del letto, il marito in piedi, dietro di lei, con uno sguardo triste in volto, parlarono piano, con voce pacata, cercando di far arrivare il colpo alla povera C nel modo più dolce e delicato possibile ma proprio non si poteva, non con una cosa simile. La telefonata era stata fatta. Una telefonata di circa due minuti cambio completamente la vita della rossa. La sconvolse talmente tanto che cambiò totalmente persona. Non se l'aspettava, non se lo sarebbe aspettato nessuno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 03, 2020 ⏰

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