Audrey

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10 Agosto 1967

Ancora non conosco molte persone qui a Lacock. O meglio, non le conosco come vorrei. Per dire di conoscere una persona, devo sapere molto di più di un nome e qualche basica informazione sulla sua vita. Devo conoscere i pensieri, le opinioni, le aspettative. Per questo mi trovo meglio con le persone la cui mente ha molto da offrire. Quelle persone che non si fermano alla superficie, che non prendono la vita come arriva, ma pensano, si arrovellano sui significati delle piccole cose  e non si danno per vinti senza una valida spiegazione. 

Ho sempre cercato persone come Nathaniel, che riesce ad immedesimarsi in chiunque grazie alla sua mente aperta e la sua voglia di conoscere il prossimo. Oppure come Nancy, che spesso se ne sta zitta, anche per un'ora, per poi uscirsene con un'acuta osservazione su qualcosa di cui magari aveva parlato giorni prima con qualcuno che, in quel momento, nemmeno è con lei.

Spesso Ophelia mi invita ad andare a prendere il tè da qualche sua amica, per farmi integrare. Io non rifiuto mai, Ophelia si impegna così tanto per farmi sentire a mio agio... Ogni volta quindi mi ritrovo in un salottino ad ascoltare i pettegolezzi tipici delle donne di paese, che spesso riguardano Nancy. Molte la considerano una buona a nulla, che passa il tempo a gozzovigliare a spese altrui.

Mary, una delle tante amiche di Ophelia, continua a dire che oltre ad essere una buona a nulla è anche poco femminile. L'ultima volta che ho accompagnato Ophelia da Mary, ho passato almeno due ore ad ascoltare le sue chiacchiere. «Nancy è una sprovveduta, non si cura minimamente del suo futuro. Una di quelle che rimarranno zitelle a vita, te l'assicuro io!»

Non ero assolutamente in vena, ma se lo fossi stata le avrei fatto notare che Nancy ha una vita di gran lunga più interessante della sua, e ne ho avuto la conferma quando, per terminare la sua lunga lista di critiche, se n'è uscita con «Io lo so bene come andrà a finire, ho superato i quaranta e ho due figli, quindi ormai sono un'esperta!» Il tono convinto con cui lo ha detto è stato la ciliegina sulla torta, e quasi mi è andato di traverso il tè, tanto mi veniva da ridere. Ovviamente ho cercato di nascondere la mia risata, e a quel punto il tè mi è andato di traverso sul serio. Ophelia non la contraddisce mai, ma solo per cortesia. Lei conosce Nancy e sa che ha molto da offrire.

Quando ho raccontato a Nancy ciò che era successo da Mary, lei ha riso dall'inizio alla fine: le critiche delle spocchiose donne del paese non la sfiorano nemmeno.

Nancy è il tipo di ragazza a cui ti abitui se hai una mente aperta, e il signor Henning lo sapeva bene, quando me l'ha presentata. Lui in qualche modo aveva previsto che io sarei stata in grado di capirla. Aveva previsto che saremmo state ore a parlare del niente, e che avremmo anche combinato qualcosa di buono, insieme. Ed è ciò che abbiamo fatto. 

Durante una di quelle varie ore passate a parlare, ho scoperto che se Nancy Martin non è persa tra i meandri della sua mente, allora è probabilmente persa tra le pagine di un libro. Ero a dir poco entusiasta della mia scoperta, per me i libri sono sempre stati un'ancora di salvezza, pronti a portarmi lontano quando la realtà si faceva troppo dura, quindi soprattutto nell'ultimo periodo. Mostrai a Nancy l'enorme biblioteca di Wanglenook, lasciatami da mio zio insieme al resto della grande casa. 

Abbiamo passato gli ultimi tre giorni in quella biblioteca, a vagare per gli scaffali e leggerci a vicenda le frasi più belle dei nostri libri preferiti. Sono stata travolta da quell'atmosfera magica, e quando Nancy mi ha confidato un suo pensiero, stamattina, non ci ho badato. Tuttavia, durante il pranzo con Ophelia, ci ho ripensato e ho avuto una piccola illuminazione. 

«Se mai dovessi trovarmi un lavoro, Audrey, sarei una bibliotecaria. Non riesco a vedermi da nessun altra parte. Non mi interesserebbe nemmeno essere pagata, la mia famiglia è più che benestante, non mi interessa avere un profitto, ho sempre considerato un buon libro una ricchezza incomparabile.» aveva detto.

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