La voce di Amber attraverso il telefono ebbe uno strano effetto su Edith. Lo stesso strano effetto provocato dal profumo di casa, o dall'abbraccio di una persona cara. Edith venne quasi svegliata da quella voce, come se l'atmosfera di Lacock, così lontana dalla sua realtà, fosse soltanto un frutto della sua immaginazione. I pensieri di Edith, lenti, intorpiditi, strisciavano nella sua mente, cercando di capire cosa appartenesse alla realtà e cosa no, anche se, come capirlo esattamente, ancora non lo sapevano. Quel totale disorientamento era forse dovuto al fatto che Edith era a Lacock da pochi giorni, oppure, più probabilmente, perché stava dormendo fino a pochi istanti prima.
Dopo essere stata svegliata dalla suoneria del telefono, aveva schiacciato il tasto verde e attivato il vivavoce, per poi affondare la testa nel cuscino sperando di essersi solo sognata quella chiamata.
«Pronto? Edith? Ci sei?»
Purtroppo non era un sogno, e la giornalista fu costretta a rispondere all'amica, anche se solamente con un grugnito sommesso.
«Ma stai ancora dormendo?? Eddie!»
«E non urlare» disse Edith, o almeno pensò di dire così, ma Amber, attraverso il telefono, sentì solo un borbottio incomprensibile, che ovviamente sembrava solo un invito a parlare più forte.
«EDDIE!»
«Eh» Edith non era mai stata una tipa socievole al mattino, quindi quella telefonata stava probabilmente per causare una calamità tale da annientare l'intero genere umano.
«Sei sveglia?»
«Non abbastanza da terminare la chiamata per venirti ad uccidere personalmente, quindi parla.» Nonostante più di metà del viso di Edith fosse ancora affondato nel cuscino, Amber capì.
«Allora, è una bella giornata qui e...»
«Shhhhh però abbassa la voce... se parli così rischi di svegliare mezza Inghilterra» la interruppe Edith, biascicando. L'amica, più per disperazione che per gentilezza, abbassò la voce.
«Giusto perché tu lo sappia, metà Inghilterra, e forse anche di più, è già sveglia a quest'ora.»
«Quindi? Tu che diritto hai di svegliare anche l'altra metà?» Amber si lasciò scappare una risatina, ma Edith non la sentì a causa di un sonoro sbadiglio da cui si lasciò travolgere appena finita la frase.
«Facciamo che ora ti svegli come si deve e poi ti impegni a portare avanti una conversazione degna di nome? Grazie. Ti richiamo fra mezz'ora.»
Edith era troppo impegnata a ringraziare tutti i santi esistenti per rispondere all'amica, che terminò la chiamata . Ovviamente la giornalista si arrotolò tra le coperte e riprese a sonnecchiare, ignorando bellamente le richieste dell'amica.
Mezz'ora passò in fretta, e il telefono ricominciò a squillare.
«Buongiorno, di nuovo.»
Non si può dire che a quel punto Edith fosse totalmente sveglia, ma almeno si impegnò per far sembrare la sua voce un po' meno assonnata.
«Buongiorno. Immagino che tu abbia qualcosa da raccontarmi, visto che mi hai chiamata così presto...» a quel punto Edith si era messa seduta, accomodandosi sui cuscini del suo grande letto.
«Immagini bene, ma tu non devi raccontarmi niente?» Edith ne aveva di cose da raccontare all'amica, di questo ne era sicura, ma voleva aspettare di essere del tutto sveglia per non scordarsi niente.
«Mmh, comincia tu.»
«Okay. Adoro il mio cottage. È la seconda casa di uno degli abitanti qui in paese, me l'ha affittata ed è semplicemente deliziosa. È piccola, con il tetto a punta e un caminetto in mattoni molto rustico. Dentro è spaziosa e accogliente; il proprietario non ci tiene oggetti personali o soprammobili di alcun genere, quindi l'ho personalizzata.»
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Wanglenook
RandomUn piccolo paesino inglese e una storia divisa tra passato e presente, due protagoniste intente nel risolvere lo stesso enigma a cinquant'anni di distanza. Un intricato mistero, al limite tra pazzia e assoluta razionalità.